Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

La dissoluzione del sistema liberale sabilità di aver creato nell'ufficialità e nella truppa lo stato d'animo che doveva condurre fatalmente a questi atti di apparente indisciplina, mentre al ministero Orlando ed allo stesso ministero Nitti si deve attribuire la colpa assai piu grave di aver lasciato nelle mani dello stato maggiore le funzioni piu delicate di governo nel momento piu difficile della storia italiana. Firmato l'armistizio, due sole funzioni avrebbero dovuto essere lasciate al comando supremo: tenere in efficienza l'esercito mobilitato e guernire e vigilare la linea d'armistizio. Invecç non solo gli sono state mantenute tutte le attribuzioni civili, di cui a poco a poco esso si era impossessato in tempo di guerra; non solo si sono sottoposte per dieci mesi le popolazioni redente alle delizie della burocrazia e del regime militare; ma queste attribuzioni si sono allargate al di là della linea di armistizio, a Fiume, in Dalmazia, in Albania, a Vienna, a Budapest, àbbandonando pienamente nelle mani dello stato maggiore dell'esercito e della marina la direzione dalla nostra politica estera in tutti i luoghi dov'essa avrebbe richiesto la massima intelligenza ed il massimo tatto. Si è permesso cosf che il potere militare facesse una propria politica estera del tutto indipendente e spesso in aperta contraddizione con quella che facevano il governo di Roma e la delegazione di Parigi, si è permesso che si ordissero all'estero intrighi gravidi di conseguenze e di responsabilità, e che l'ormai famoso ufficio P. dello S.M. facesse fra ufficiali e truppe una propaganda forsennata contro alleati ed amici. Sono questi davvero fenomeni di mi.litarismo nella loro forma peggiore, per cui il potere militare, col suo spirito e coi suoi interessi di casta, si è andato abituando ad imporsi ed a sovrapporsi al potere civile in un paese che finora aveva il vanto di essere fra i meno inquinati di spirito militarista. Ma se l'on. Nitti ha ragione di lamentare il manifestarsi di tali fenomeni, egli deve anche convenire che il governo raccoglie oggi ciò che ha seminato dal novembre in poi, e che tali fenomeni si sarebbero facilmente evitati se a Roma si fosse avuto un maggior senso di responsabilità ed una visione piu chiara delle necessità politiche improrogabili. Ora è il momento di dare decisamente macchina indietro e l'incidente di Fiume dev'essere subito sfruttato per rimettere le cose a posto e ristabilire nettamente i limiti di attribuzione e di responsabilità fra il governo e l'autorità militare. I comandi dell'esercito e della marina devono capire una volta per sempre che essi non sono un potere, ma un semplice strumento dello Stato, che loro spetta non sovrapporsi, ma ubbidire all'autorità politica; ed il mezzo di farglielo intendere è quello di ricercare e punire inesorabilmente i veri colpevoli di questo pronunciamento militare. Il colpevole non è d'Annunzio, scelto semplicemente come simbolo: per lui sarà sufficiente convincerlo ben chiaramente che la riconoscenza ed il rispetto sinceramente dovutigli per gli esempi di sacrificio e di coraggio offerti durante la guerra non gli danno in alcun modo il diritto di trascinare a nuova guerra quei milioni di fanti, che per quattro anni sopportarono di472 BibliotecaGino Bianco

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