Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 anzi, proporsi di mantenere in piedi un insieme di forze militari sufficiente a far passare qualunque voglia di aggressione agli stati dissidenti; e il peso degli armamenti necessari dovrebb'essere distribuito fra gli stati collegati 1n proporzione della potenza finanziaria di ciascuno. Bisognerebbe, insomma, che tutta la lega adottasse un programma di costruzioni navali e di spese terrestri analogo al programma di costruzioni navali, che ha seguito l'Inghilterra negli ultimi anni. Di fronte ad ogni aumento di forza militare della Germania, la lega aumenterebbe, per es., del doppio le forze militari proprie; ma questi aumenti andrebbero distribuiti fra un grande numero di stati collegati, e perciò riescirebbero relativamente leggeri per tutti. Contro questa catena di forze, la Germania si sentirebbe incapace di lottare. E venutale meno la speranza di una rivincita, che cosa le rimarrebbe se non associarsi alla maggioranza? Quando questa adesione della Germania agli Stati Uniti d'Europa fosse avvenuta, l'onere delle spese militari potrebbe alleggerirsi enormemente per tutti, e le forze arm~te non sarebbero mantenute che per la necessità dell'ordine interno di ciascun stato e della polizia coloniale. Immaginiamo un'isola, divisa fra pochi proprietari-piantatori, bravissima gente, che ha solo il vizio di spostare le pietre terminali, ora con una astuzia, ora con un pretesto immaginario. Tale mania, basata piu sull'ambizione che sull'interesse calcolato, è talmente invalsa, che ciascun proprietario deve mantenere al proprio servizio numerose guardie, unicamente allo scopo di sorvegliare i confini. Le guardie che hanno interesse a mantenere viva la gelosia, non di rado si azzuffano fra di loro. Col tempo la spesa complessiva si è talmente accresciuta, da aggravare il costo dei prodotti del suolo, che non reggono piu la concorrenza delle isole vicine, non soggette allo stesso inconveniente. (È noto in parentesi, che questo fatto si avvera fin d'ora fra l'Europa e gli Stati Uniti d'America, questi producendo a miglior costo.) I proprietari, semplicioni che siano, dovranno o prima o poi venire a questo ragionament-0: la spesa della sorveglianza dei confini non vale l'impresa, né singolarmente, né complessivamente, perché ciò che uno dei proprietari usurpa oggi dal vicino, gli verrà tolto domani dall'altro lato. I limiti delle piantagioni essendo ben stabiliti, non vi è niente di piu facile che di combinare un accordo generale, per smettere quel mal'abito. Siano pacifici ed intangibili i confini, qualsiasi cosa avvenga. Però è possibile, anzi è facile, che uno dei proprietari non voglia aderire al patto. Il dissenziente verrà avvertito che l'unione dei piantatori non tollererà piu, nell'avvenire, alcuna usurpazione di terreno, e che le guardie, che saranno mantenute in servizio in numero esuberante, faranno rispettare il patto, anche colla forza se occorresse, contro il singolo dissenziente . . Naturalmente, sarà neces,,sarioche nella lega ogni stato si trovi a suo agio, e non sia tentato di uscirne per aggregarsi alla minoranza dissidente. Perciò la lega dovrebbe avere un ufficio centrale permanente, il quale dovrebbe intervenire caso per caso per dirimere ogni questione doganale, coloniale, ferroviaria, portuaria, ecc. fra i paesi associati. E poiché le cause piu pericolose di attrito saranno, ancora per lungo tempo, in Europa, i conflitti nazionali nei 528 Biblioteca Gino Bianco

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