Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Per l'amicizia italo-iugoslava: le due guerre quanto l'Italia può pret~ndere, abusando della posizione attuale. Passata quest'ora di necessarie transizioni, le ragioni perenni delle nazionalità riprenderebbero di là dal mare i loro diritti. Piu noi infieriremo contro i dalmati aggiogati contro voglia al nostro dominio, e piu ne esaspereremo la fierezza offesa. Ci esauriremo in spese militari enormi per la occupazione di questa nuova colonia e per la difesa del lungo confine terrestre contro i serbo-croati dell'hinterland. Ci disonoreremo al cospetto del mondo prendendo il posto dell'Austria nel vano tentativo di mutilare una nazione viva e palpitante. Semineremo l'odio dove avremmo potuto fare la migliore delle speculazioni politiche suscitando verso di noi un grande slancio di riconoscenza e di amore. Prepareremo con le nostre mani una alleanza fra tedeschi e slavi del Sud contro di noi, dove ci occorrerebbe stringere a noi gli slavi contro ogni ripresa di offensiva germanica. La marcia germanica verso l'Egeo non sarebbe paralizzata dalla sconfitta, ma acquisterebbe nuova incoercibile forza dalla nuova alleanza serbo-germanica: e questa alleanza l'avremmo resa necessaria noi, con la nostra brutale febbre di conquiste comunque perpetrate. Le ambizioni dalmate sono il frutto piu caratteristico della profonda intossicazione compiuta dall'imperialismo tedesco sullo spirito italiano. La conquista della Dalmazia sarebbe una allegra divina vendetta, che la Germania pangermanista si prenderebbe contro di noi nell'ora stessa i; cui ci vedesse partire in guerra contro di lei. Prima che le necessità della lotta facciano tacere qualunque discussione, noi vogliamo ancora una volta protestare contro il pericolo che la prossima guerra sia pervertita da impresa di libertà in avventura di inique conquiste. Vogliamo affermare ancora una volta il dovere che avranno, dopo la pace, i partiti democratici di non acquetarsi a soluzioni, che violando il diritto altrui trascinino l'Italia in nuove lotte senza idealità e senza onore. Vogliamo affermarç ancora una volta, contro la perversione imperialista, la tradizione mazziniana italiana, che vuole nell'Adriatico un mare pacifico italo-slavo, e quindi un civile ed economico spontaneo predominio italiano, e non un campo di ambizioni perverse, di reazioni astiose, di mutuo indebolimento italiano e slavo a vantaggio esclusivo dell'imperialismo germanico. .. 523 BibliotecaGino Bianco

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