"Come siamo andati in Libia" e altrf scritti dal 1900 al 1915 Trieste non venga unita politicamente all'Italia senza che sia dichiarata zona doganale franca e senza che sia garentita la internazionalizzazione commerciale delle ferrovie che uniscono Trieste al retroterra sloveno, germanico, boemo. In questo, come in tutto il resto, noi siamo agli antipodi cogli imperialisti italiani, e ci sentiamo nemici mortali di questi come degli imperialisti german1c1. Risoluto il problema doganale è ferroviario col rispetto piu ·scrupoloso dei bisogni e dei diritti della Germania, com'è risoluto per la Svizzera, resta da risolvere il problema nazionale italo-slavo. Del quale noi non diciamo, a somiglianza di certi irredentisti faciloni, che l'Austria l'abbia creato: riconosciamo, coll'Hartmann, che si tratta di un contrasto ineluttabile fra città e campagne, che si complica con una diversa composizione nazionale delle città e delle campagne. È un problema che non si può risolvere con nessun taglio netto: la funzione del potere politico, in questo campo, è di lubrificare gli attriti, impedire che i contrasti assumano forme barbariche, lasciare che il . tempo maturi le soluzioni spontanee e naturali. La burocrazia austro-ungarica, invece, non ha fatto da trent'anni a questa parte che arruffare ed esasperare le difficoltà in un cieco odio antitaliano. E mentre tormentava a Trieste e nell'Istria gl'italiani per propiziarsi i nazionalisti sloveni e croati, tormentava piu a nord gli sloveni per favorire i nazionalisti tedeschi, opprimeva piu a sud i croati per far piacere agli ungheresi, favoriva piu a sud i croati per pestare i serbi nella Bosnia e gl'italiani in Dalmazia. Oggi sembra venuta l'ora del redde rationem. Che meraviglia se gl'italiaru dell'Austria tentano di sottrarsi ad un'amministrazione della quale non possono avere che ricordi ingrati? e che meraviglia se gl'italiani d'Italia aiutano? In questo sforzo di liberazione l'Italia può seguire due vie: tentare un nuovo compromesso con gli slavi, oppure sostituire alla burocrazia austriaca la burocrazia propria per opprimere austriaco more non piu gli italiani ma gli slavi. È questo il maggior pericolo, che minacci la pace e l'amore d'Italia, in caso di vittoria. Se prevarranno, in Italia, per quanto riguarda la futura amministrazione della Venezia Giulia, i livori e i rancori locali degl'italiani di Trieste e dell'Istria contro gli slavi, tristi giorni si prepareranno al nostro paese, e i tedeschi avranno mille ragioni per rallegrarsi e approfittare dei nostri errori: ereditando la mentalità austriaca, ci prepareremmo una sorte analoga a quella che attende, o prima o poi, l'Austria. Se sapremo guardare il problema dei r_apporti italo-slavi da un punto di vista superiore a quello delle lotte comunali e personali locali, la sostituzione della bandiera italiana alla bandiera austriaca. in_~r~este e a Pola rappresenterà in Europa una solida garenzia di pace e d1 av1lta. Questo, ad ogni modo, è certo: la prova fatta finora dalla burocrazia austriaca è stata cos1 scellerata, che vale la pena di aprir la via alla prova italiana. 520 BibliotecaGino Bianco
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