Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Posti!la l'inviato speciale germanico, I;)ernburg, ex-ministro delle Colonie, rispetto al Belgio; "promontorio naturale dell'impero, a cui la Germania non può rinunciare," salvo che tutti gli stati del mondo non aboliscano tutte le loro flotte, mentre la Germania continuerebbe a conservare tutti i suoi eserciti? E come può l'Hartmann prendere sul serio la promessa di rispettare il territorio serbo, fatta dalla Germania nel mome·nto stesso in cui la sua· alleata Austria esigeva - e l'Hartmann stesso non approva la forma dell'ultimatum - che la Serbia ponesse sotto il controllo austriaco l'esercito, le scuole, i tribunali, la polizia tutta l'amministrazione dello Stato, rinunziare insomma all'indipendenza nazionale? Ed è l'Europa ritornata ai bei tempi, in cui il ratto di Elena determinava una guerra di dieci anni, se il delitto di Serajevo - cioè la uccisione di due illustri personaggi - doveva essere vendica_tocol massacro di milioni di esseri umani, con le sofferenze di centinaia di milioni di altri esseri umani, con la distruzione di miliardi di ricchezza accumulati con secoli di fatica e di dolore? Che cosa ci stava, dunque, a fare nel mondo il tribunale dell' Aja, e non era questo proprio il caso di affidare a una commissione d'inchiesta i.µternazionale la ricerca e la punizione dei colpevoli? Sono queste, anche per un uomo come l'Hartmann, le pròve della " sobrietà nazionale " germanica? E si meraviglia l'Hartmann, perché gl'italiani, dinanzi a una "sobrietà" qual è quella, che si rivela finanche in scritti di uomini coltissimi come l'Hartmann~ non pensano né alla Corsica, né a Malta, né all'Egitto, né alle Indie, né a Costantinopoli : pensano solo a fare un fascio con tutti coloro, che sentono la necessità di prendere ogni possibile precauzione contro un pericolo · da cui tutti ci sentiamo minacciati? E l'intervento italiano contro il dilagare di siffatto pericolo sarebbe imperialismo; mentre le carezze austro-serbe e tedesco-belghe sarebbero segno di "sobrietà nazionale"? E occorre, dopo questo, discutere le altre affermazioni dell'Hartmann sul~ la moderazione germanica e sulle cause della guerra attuale? 'Il nostro illustre collaboratore insiste ad offrire all'Italia la Corsica; anzi aggiunge Tunisi, Biserta, Malta. · Per la Corsica ricorda la esperienza storica, secondo cui i territori nazionalmente chiusi, allorché si ridestano, - si sentono attratti da forza invincibile verso i loro connazionali. - Anche qui abbiamo un principio generale giusto, da cui si ricava una conseguenza particolare arbitraria. Finché gli abitanti della Corsica non si sentiranno attratti da nessuna forza invin- . cibile verso di noi, è evidente che il meglio che essi e noi si possa fare è rimanercene ognuno a casa sua: "due fratelli, due castelli, ognun per sé e Dio per tutti." Che sia anche questo imperialismo? Quanto alla Tunisia - il pomo della discordia, che il principe dì Bismarck, nella sua ben nota tenerezza per l'Italia, lanciò fra noi e la Francia trent'anni or sono - noi sappiano. benissimo che vi sono H dei problemi da risolvere nell'interesse della pace. Ma non essendo né colonialisti né imperialisti, non possiamo non riconoscere che la conquista francese ha creato in Tun~sia per gl'italiani condizioni di vita materiale, che l'Italia con la sua povertà di capitali e con le sue -scarse 517 Biblioteca Gioo Bianco

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