Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Ultime discussioni trali, che hanno cagionato questa guerra, come stranamente molti in buona fede credono all'estero. Riguardo l'ultimatum alla Serbia si può pensare ciò che si vuole; che l'Austria non poteva tollerare che il delitto di Serajevo venga riconosciuto quale concesso dal diritto delle genti, è indiscutibile. Le cagioni della guerra furono molto piu profonde; giacevano nel panslavismo della Russia e nella tendenza al dominio sul mondo dell'Inghilterra, 2 delle due potenze imperialiste che formano la maggiore antitesi agli stati nazionali. La prova, che la Germania non aspira ad aumenti territoriali in Europa sarà data alla conclusione della pace. Nessuno dubita in Germania della vittoria finale, però tutte le persone ragionevoli, alle quali in questo caso appartiene anche il governo, non vogliono saperne di un'annessione del Belgio; si, io credo di poter ammettere, che ciò è noto tanto al governo francese che a quello inglese, che furono i primi a spargere nel mondo la favola delle brame egemoniche germaniche. A me sembra molto strano, che in Italia si taccia riguardo il procedere dell'Inghilterra in Egitto, riguardo ai tentativi evidenti di appropriarsi il territorio tra lo Egitto e le Indie, riguardo allo stabilirsi dell'Inghilterra avvenuto le settimane scorse sulle isole greche davanti ai Dardanelli, che si taccia riguardo le aspirazioni russe di prender possesso di Costanti·nopoli e dell'Asia Minore, di rendersi dipendenti tutti i piccoli stati slavi, di voler penetrare fino all'Adriatico, che si guardi con occhio benevolo e quasi si senta simpatia per questo selvaggio imperialismo, che violenta da una parte polacchi, ucraini e persiani, dall'altra egiziani, persiani ed abitanti dell'India e che ora aspira di fare del Mediterraneo un dominio russo-inglese mentre d'altro canto si fa apparire come uno spettro, l'insaziabilità della Germania, che colla ferrovia dell'Anatolia e quella di Bagdad ha creato al suo commercio ed alla sua industria occupazione ed utili e fondato in Asia un'opera di cultura, senza perseguire scopi di conquista. Mi fa piacere, che l'amico Rignano riconosca il pericolo slavo. Ma l'Unità mi sembra - me lo si perdonerà - camminare non su un terreno nazionale, ma su quello imperialista, difendendo l'intervento, anche per il caso, che Je legittime aspirazioni nazionali venissero soddisfatte. Poiché la politica intervenzionista, che vuol imporre agli altri stati la sua legge, quella politica intervenzionista, che fa credere ai francesi ed agli inglesi di essere chiamati ad immischiarsi nelle faccende della Germania, per liberarla "coll'aiuto della Russia! " dal " militarismo, " questa politica intervenzionista è in tutte le sue manifestazioni in ultima analisi figlia della reazione, è la politica di Metternich e dei suoi seguaci1 è ora ed allora nient'altro che un tentativo di intrç>mettersi violentemente nel libero arbitrio delle nazioni; ed essa non ha portato mai frutti salutari né agli intervenzionisti, né ai popoli di fronte ai quali l'intervento è avvenuto. O dovrebbe forse nelle deduzioni dell'Unità avere la parte del leone un altro motivo psicologico? Essa scrive: " A chi chiederemmo aiuto, dopo che, con la nostra solidarietà verso la Germania e l'Austria, ci fossimo resi odiosi o per lo meno indifferenti all'Inghilterra, alla Russia, aJla Francia? " Non c'è però alcun motivo di ammettere che se le aspirazioni nazionali veramente legittime dell'Italia sono soddisfatte, ne possa succedere un 'antitesi tra l'Austria e la Germania da una parte e l'Italia dall'altra; e ciò, credo io, riconosce anche Rignano. Delimitazioni politiche tra stati civili, fatte secondo i confini nazionali sono nei tempi nostri definitive. Anche dopo il 1866 l'Austria non ha mai seriamente pensato di intaccare l'unità d'Italia. Inconsciamente però in quella domanda si esprime il grave pericolo, che risulterebbe per l'Italia dall'unione delle potenti potenze marittime Francia ed Inghilterra coll'impetuoso colosso russo. Poiché questa coalizione imperialista potrebbe, ad ogni momento desiderato, imporre nel Mediterraneo in generale ed all'Italia in particolare la sua legge a suo beneplacito. Qui non si tratta di un'egemonia immaginaria, si tratta di essere o non essere dell'indipendenza italiana, la cui storia e forze interne veramente 2 Confronta il mio saggio nella " Scientia" di Rignano, XLI, 3. 515 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==