Italia e Austria ll. La questione di Trieste Caro professore, mi permetta di esporle molto succintamente le impressioni che mi ha suscitato la lettura del Suo articolo. Lei, in sostanza, vorrebbe che l'Italia rinunciasse al Trentino tedesco e questo, a me e a molti altri italiani pare giusto. Ma lei vorrebbe che rinunciasse anche a Trieste. Ora, sta il fatto che in Italia teniamo per sentimento piu a Trieste che al Trentino; e questo perché è Trieste la maggiore nostra città irredenta ed è essa che piu ha fatto parlare di sé la nostra stampa per l'opera poliziesca austriaca che qui ha avuto i suoi fasti maggiori per la protezione cosi partigiana sempre accordata dall'Austria all'demento slavo a danno dell'elemento italiano, venendo giu giu alla famosa questione dell'Università ostinatamente negata e alle non meno famose ordinanze dd governatore di recente memoria. Trieste è poi inscindibile, come aspirazione nazionale, da Trento. Mi rammento che fino da bambino vedevo stampato e scritto su tutti i muri: " Viva Trento e Trieste! "; i due termini, per essere sempre stati associati insieme, costituiscono ormai come una cosa sola. Le confesso poi che l'anno scorso in luglio, trovandomi a Levico, ho avuto occasione di conoscere molti Triestini e sono rimasto colpito dd loro ardente patriottismo, esacerbato dalle lotte quotidiane, senza quartiere, contro l'demento slavo, protetto e favorito in ogni occasione dalla polizia austriaca. Certo, sono io il primo a riconoscerlo, per Trieste vi sono ie due grandi difficoltà: essere l'demento slavo preponderante subito fuori della città; essere questo porto l'unico sbocco commerciale per l'Austria e per Ja Germania meridionale. Se però la prima difficoltà vale pd passaggio di Trieste all'Italia, essa sussiste tuttavia anche pel rimanere di Trieste sotto l'Austria. Siccome, anzi, la volontà collettiva delle città, esplicantesi piu perfettamente, piu continuamente e piu vivacemente di qudla delle circostanti campagne, ha avuto sempre il sopravvento su quest'ultima, cosi sarebbe piu conforme al giuoco naturale delle forze sociali che, anche in tal caso, la campagna si adagiasse alle aspirazioni e al volere della città. Resta la seconda difficoltà e questa è tale che temo non sarà superabile pacificamente. Ed è questo un male, perché ritengo assolutamente che una volta tolte di mezzo le questioni dell'irredentismo, non si potrebbero trovare due altri Stati i cui interessi da ora in poi venissero maggiormente a coincidere di quelli dell'Austria e dell'Italia. Perché anch'io temo la grande espansione slava, contro la quale Austria e Italia sarebbero le due alleate natl,1rali. Intendiamoci, non dico che l'Italia debba continuare, d'accordo coll'Austria, a ostacolare alla Serbia lo sbocco al mare. Ritengo, anzi, che la soddisfazione di questa cosi naturale e cosi giusta aspirazione di tale Stato, e magari anche la soddisfazione dell'altra sua aspirazione, pur ben naturale e legittima, di unire a sé la Bosnia ed Erzegovina sarebbero in avvenire un tale fattore di pace per l'Europa (e la rinuncia alla Bosnia ed Erzegovina sarebbe una tale fortuna per la quiete e l'evoluzione politica dell'Austria) che l'Italia dovrebbe aiutare diplomaticamente la Serbia a raggiungere questi suoi scopi. Ma, anche soddisfatte cosi che siano queste sue aspirazioni fondamentali e messasi la Serbia cosi finalmente in pace, il pericolo slavo sussisterà pur sempre, ed egualmente, per l'Austria e per l'Italia, le quali dovranno quindi per forza unirsi per difendersene. Questa perfetta consonanza di interessi futuri toglierebbe, a parer mio, non poca importanza alle ragioni che oggi spingono l'Austria a non voler cedere a nessun costo la costa occidentale dell'Istria, a elemento italiano prevalente, e il porto militare di Pola, che rappresenta per l'Italia la canna d'un revolver puntata alla gola. Quanto a Fiume, porto indispensabile all'Ungheria, e alla Dalmazia, ove l'elemento italiano è veramente in minoranza, gli italiani piu ragionevoli compttndono la necessità di doverci rinunziare; e sperano, anzi, che la rinuncia dell'Italia a queste terre, facendo scomparire i sospetti del!'Austria contro le mene irredentiste, potrà spingerla a pro503 BibliotecaGino Bianco
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