Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

'' Come siamo andati tn Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 qualunque opinione, comunque lontana dalla nostra, specialmente se è sostenuta da uomini della coltura, dell'ingegno, dell'autorità dell'Hartmann. E siamo lieti che lo scritto dell'Hartmann ci obblighi ancora una volta a riesaminare il nostro pensiero e ci consenta di chiarir lo e riaffermarlo nel contrasto della discussione. I. Perché? Non si addice ad un forestiero l'ergersi a maestro di una nazione e men che meno di un popolo politicamente cosi evoluto, come il popolo italiano; ed un tedesco vorrà meno che mai oggi esporsi al rimprovero di voler far scuola. Tuttavia tra forestiero e forestiero c'è differenza e lo scrittore di queste linee sa che al suo cuore l'Italia non è straniera, e sente che al suo sentimento non parla soltanto quell'Italia di un tempo, la cui grandezza e la cui gloria si estrinseca in ogni colonna, in ogni blocco di marmo, ma anche quell'Italia nuova, piena di vita, che nasce dal terreno reso fertile da tanti grandi morti, che nasce dal genio dell'operaio e del pensatore, quell'Italia che ora distende le sue membra come un giovane gigante, che sente la voce del destino che lo chiama e per il quale le sette fatiche d'Ercole non appariscono che un lavoro desiderato. Ma appunto a colui che, occupatosi per molti anni della storia gloriosa e talvolta tanto dolorosa, a colui, che osservando lo svolgimento dei tempi recenti ha imparato ad amare questo bel paese, questo forte popolo, se anche come straniero non possa lusingarsi di essere penetrato fino negli intimi meandri dell'anima popolare, a colui sorge imperioso il bisogno di dire in questo momento decisivo e critico ciò che il cuore gli detta; lo si voglia o no ascoltare, egli pure sente il dovere, nella vertigine generale che scuote il mondo, non di mostrare di sapere piu degli altri, ma di voler fare il possibile per giudicare con oggettività i fenomeni che gli si presentano e di trarre le sue conclusioni senza prevenzione. Un buon tedesco, appunto perché non imperialista può far suo il sentimento nazionale italiano e non venir sospettato di appartenere a quella schiera di prezzolati ufficiosi, il cui compito è di trasformare bugia in verità, ingiustizia in giustizia e viceversa. Sine ira et studio, ma infiammati del piu passionale amore per la verità, che la grandezza d'Italia come quella di Germania ci hanno insegnato, dobbiamo farci guidare dalle nostre cognizioni storiche sociologiche, se vogliamo orizzontarci nel labirinto della politica, per giungere ad una mèta degna del secolo ventesimo e corrispondente ai destini dell'umanità e delle nazioni. Non si tratta qui di contratti conservati con cura negli archivi dei ministeri e sottratti agli occhi dei profani, contratti, su cui noi non possiamo discutere perché non li conosciamo. Troppe sventure hanno portato con sé questi irresponsabili secreti della diplomazia; certamente è da ascriversi ad essi buona parte della responsabilità all'immane sventura, in cui è caduta l'umanità; essi hanno detronizzato la maestà del parlamento inglese e fuso assieme barbari e popoli, che marciano in testa alla civiltà; essi hanno sostituito il controllo democratico, che ora si riesige, colla miopia degli uomini di stato pensanti, soltanto ai piccoli interessi del presente, mentre i popoli vogliono intervenire per i vitali interessi del futuro. Sparisca una volta la polvere che soffoca 1a voce dei viventi, dalle parrucche dei diplomatici. Evviva la vita! Chi, cui la lettura degli atti e delle memorie, dei libri bianchi, rossi ed azzurri non abbia offuscato la vista, può negare, che gli ultimi cento anni hanno dato ai popoli il diritto storico del libero arbitrio, a cui essi possono riferirsi nella lotta delle opinioni? Chi negherà le parole di Mancini, che la nazione altro non è che la esplicazione collettiva della libertà e però è santa e divina cosa, quanto la stessa libertà? Chi non vede, che ogni nazione ha il diritto ad un proprio e completo stato, fatto ad immagine sua? Chi si 500 BibliotecaGino Bianco

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