"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 minio su queste terre, ritornerebbe ad aizzarvi gli slavi contro gli italiani e tenterebbe di condurre a termine la distruzione degli italiani; non restano per noi discutibili che le prime due ipotesi. Nessuna delle quali, certamente, risponde ad un diritto assoluto degli italiani o degli slavi; e tanto l'una quanto l'altra presentano difficoltà non lievi. Ma per quel che riguarda la questione di diritto, noi non vediamo perché, trattandosi di terre miste, gl'italiani debbano cedere senz'altro il posto agli altri. Se la Venezia Giulia fosse aggregata alla grande Serbia o ad una CroaziaSlovenia è certo che questa situazione politica creerebbe agli slavi uno stato di superiorità di fronte agli italiani. Di grazia, perché dobbiamo accettare a priori che la superiorità debba toccare agli slavi? Combattiamo pure l'imperialismo nostro; ma combattiamo anche quello degli ... altri! Certe accettazioni passive di qualunque pretesa altrui per amor di pace, lungi dal preparar la pace, non preparano che guerre. Naturalmente, nelle terre miste aggregate all'Italia occorrerà che i partiti democratici italiani veglino attentamente ed accanitamente per difendere gli slavi dalle prepotenze dei gruppi italiani locali: la giustizia è il solo modo di assimilazione e di pace; e di giustizia le camorrette comunali italiane di quei paesi non vorranno sentir parlare tanto spesso. E appunto qui si rivela la necessità di interventi estranei. E dovrebbe essere questa una delle preoccupazioni piu acute della democrazia italiana. Sull'attitudine della nostra amministrazione statale a mantenere una equità, almeno relativa, fra i partiti locali in Istria e... altrove, non c'è da farsi grandi illusioni, purtroppo. Ma né la burocrazia austriaca, né la burocrazia serba ci darebbero affidamenti migliori qualora le terre miste fossero aggregate alla Serbia o all'Austria. E giacché è necessario scegliere fra il trovarsi dalla parte del manico ed il trovarsi dalla parte della scopa, noi non vediamo perché noi si debba senz'altro volere che gl'italiani si trovino, proprio essi e sempre essi, dalla parte della scopa. E per quanto la nostra burocrazia sia perversa e somara, per quanto i gruppi locali italiani della Venezia Giulia siano interessati a fare della nostra burocrazia uno strumento di oppressione e di rappresaglie contro gli slavi - oh! le elezioni che gli italianissimi di quei paesi faranno con l'aiuto degli italianissimi delegati di P.S. ! - pure noi abbiamo fede che un'opera di controllo degli italiani non interessati nelle questioni locali imporrà agli italianissimi di là certe limitazioni e certe norme di equità e di giustizia. Dovrebb'essere questo un impegno solenne, che i partiti democratici dovrebbero assumere fino da ora, di fronte agli sloveni ed ai croati della Venezia Giulia. Per quanto quest'impegno possa essere insufficientemente realizzato, noi pensiamo che le ingiustizie di cui gli slavi dovessero soffrire da parte degli italiani in caso di annessione all'Italia, sarebbero sempre assai minori di quelle che soffrirebbero gli italiani da parte degli slavi nel caso di annessione alla Serbia o ad uno stato sloveno-croato. Senza pretese di primati naziona498 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==