Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

I " Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 Se questa zona dovesse rimanere nelle condizioni attuali, una colonizzazione italiana sarebbe impossibile, anche se la proprietà dovesse passare a italiani: La rendita che si trae dalla terra è tanto piccola, che resta sempre inferiore a quella che può ricavarsi nelle piu disgraziate condizioni in cui possono trovarsi i poderi della penisola. Si aggiunga poi che in questi terreni manca ogni condizione necessaria alla vita degli uomini e degli animali, l'agricoltura dovrebbe esercitarsi a distanza, ed a grande distanza come la si pratica attualmente: in altri termini, dovrebbe esistere una agricoltura nomade, com'è l'attuale. D'altra parte la introduzione dell'agricoltura irrigua, come abbiamo visto, è per la massima parte di queste terre impossibile. Sarà il caso di metterle a bosco? Certo, dice la Commissione, "dove non sarà possibile impiantare altri sistemi piu progrediti," il bosco potrà, anzi dovrà adottarsi (p. 412). Ma a parte qualsiasi considerazione d'indole tecnica e finanziaria, quale ambiente sociale potrà trovare, laggiu nella Libia, un vero rimboschimento, se quest'opera restauratrice della montagna trova anche fra noi ostacoli non indifferenti, con popolazioni intellettualmente piu preparate e soprattutto meglio educate a quella disciplina delle leggi, che è base necessaria di ogni efficace ripopolamento forestale? Eppure, malgrado tali considerazioni, e tali incognite, che corrono tosto al pensiero, si parla in Italia di rimboschimenti nella Libia come di provvedimenti di pronta, di facile, di sicura attuazione (p. 435). Eliminata l'agricoltura irrigua, rinviato il rimboschimento a quel tempo felice in cui gl'indigeni della Libia saranno meglio "educati alla disciplina delle leggi," possiamo frattanto introdurre nella "terra promessa," il sistema pastorale? Nossignori! Il sistema pastorale non sarà possibile, poiché l'ambiente fisico si oppone àd un'intensa produzione naturale di foraggi (p. 412). Ne consegue, dunque, la impossibHità di ogni progresso agricolo? No davvero, spiega la Commissione. Anche senza il sussidio dell'acqua, sono possibili alcune coltivazioni arboree: tali l'olivo, il mandorlo, la vite, il carrubbo, il fico d'India. E queste produzioni possono divenire rimunerative, possono cioè pagare, ed in modo sufficientemente largo, gli anticipi e le cure (p. 413). Solo occorre tener presente che in una regione come la Tripolitania, l'agricoltura senz'acqua, se da un lato, rigorosamente parlando, è possibile, dall'altra parte si svolge attraverso difficoltà di gran lunga maggiori che la cultura irrigua, e la somma di capitale e di lavoro, che si rende necessaria, viene rimunerata in una misura molto inferiore. Vi è sempre, nell'applicazione di tale sistema, qualche cosa di aleatorio, che sfugge al controllo e ai mezzi tecnici che sono in nostro possesso, e che dipende essenzialmente dall'andamento della stagione, o per 296 BibliotecaGino Bianco

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