" Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 Ecco in che modo i nostri lavoratori hanno cominciato a sentire i benefizi dell'impresa libica, la quale doveva mettere fine precisamente all'emigrazione transoceanica! È un guaio provvisorio, si dirà. Finita la guerra (quando finirà?) e assestatesi le cose, l'emigrazione si dirigerà verso la ".terra promessa." E certo, se cosi fosse, i sacrifizi di oggi sarebbero compensati dai vantaggi di domani. Il guaio è che la " terra promessa " è una vera e propria mistificazione. Non una sola fra le infinite notizie strabilianti, messe in giro da due anni a questa parte sul valore economico della colonia, può essere suffragata dall'au- . torità di esploratori e di studiosi seri: ché anzi quelle notizie, criticate una per una, si dimostrano frutto di falsificazioni, di invenzionj, di esagerazioni, nella migliore delle ipotesi di autosuggestioni giornalistiche e di equivoci grossolani. Per quanto la cosa possa riescire penosa agl'ingenui, che si sono lasciati mistificare, è necessario abbandonare la illusione che la Libia possa attirare, né ora, né piu tardi, né mai, masse veramente notevoli di nostri emigranti. E bisogna ridurvi le spese al minimo indispensabile, provvedendo ai bisogni della colonia con le risorse dei bilanci locali, e liberando al piu presto da ogni onere la madre patria. È questa la sola via che abbiamo innanzi a noi per limitare per quanto è possibile i danni economici della "bella impresa," e per fare che grazie ad essa non sieno acuiti ed inaspriti i mali, da cui deriva la emigrazione come triste . ' necessita. A questo proposito, speriamo sia lecito considerare come buon sintomo di serietà la nota ufficiosa, che troviamo sulla Tribuna del 3 gennaio intorno al problema della colonizzazione libera: Dei problemi della colonizzazione e della messa in valore della colonia - scrive la Tribuna - una cosa sola si può dire sin d'ora; e cioè che (!Ssifanno necessariamente capo ad un problema fondamentale, che è quello dell'acqua. E a proposito di questo si può già osservare che, data fa scarsità delle pioggie, e quindi la poca probabilità che si possa aumentare di molto il quantitativo d'acqua di tale origine, sia con serbatoi, sia con pozzi; la speranza maggiore che si può avere è nella possibilità di utilizzare le acque degli strati profondi, mediante gli scavi artesiani. Ma il problema, posto entro questi termini, è grave e complesso; perché anche la sicurezza di trovare l'acqua non basterebbe, se essa non si trova ad un prezzo tale da riuscire conveniente. Cosicché anche per questa parte sarà necessario di procedere con lentezza e prudenza, e con criterii industriali. Certo questi criteri sono per uno Stato, diversi da quelli di una impresa privata, perché lo Stato può guardare piu all'avvenire; ma se lo Stato può imporsi sacrifici anche ingenti, in vista di grandi vantaggi futuri, non deve però farlo se non quando di questi vantaggi si sia per quanto possibile assicurato. Siamo ben lontani, come si vede, dalla turlupinatura dell'acqua che si trova dovunque a tre o dieci metri sotto terra, messa in giro da Giuseppe Piazza nella primavera del 1911 proprio dalle colonne della Tribuna! Se è questo il primo effetto del viaggio dell'on. Bertolini in Libia, sia 292 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==