Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Postilla a "L'imperialismo della paura" Ecco, ora, che cosa ne dice il Giornal,e d'ltal,ia del 9 ottobre, in un articolo, che - pare impossibile! - non contiene bugie: Sono assai note le deficienze di Tobruk, sulla quale con eccessivo lirismo (sic) si è esagerato, paragonandola alla nostra Spezia. Tobruk è protetta in modo mirabile dalla. natura, ma è angusta. Le condizioni del suolo possono limitare la sua funzione ad una eccdllente base navale; ma non potranno mai crearne un porto commerciale della Mar• marica per la natura rocciosa e arida dell'altopiano. La costruzione di una banchina consentirà che i piroscafi attracchino per il carico e lo scarico. Soltanto che mancherà ... il carico; poiché la regione posta alle spalle del porto è brulla e improduttiva. Per ora vi si scarica mdlta acqua da bere, del Serino, proveniente con le navi-cisterne da Napoli. A Tohru7<. non e' è acqua. Le trivellazioni compiute nel suolo hanno dato un'acqua salmastra, che è poco gradita anche al bestiame destinato all'alimentazione delle truppe. È facile comprendere come mancando l'acqua non si possa sperare nella creazione di un fervido emporio commerciale e agricolo. Molti ufficiali di marina attribuiscono a Tobruk la funzione esclusiva di un porto di rifugio. Tobruk è facil. mente bombardabile dall'esterno, donde si scorgono le attrezzature delle navi rifugiate nella baia. E in questa spelonca, cosI poco importante dal punto di vista militare, e cosI poco promettente dal punto di vista economico, ci siamo subito affrettati a costruire serbatoi, fognature, officine, impianti frigoriferi, magazzini, bagni, lavanderia, tante belle cose che avrebbero fatto tanto comodo a tante città d'Italia. Bella prova senza dubbio, di energia, di rapidità, di intelligenza della nostra amministrazione militare. Ma ad quid -perditio haec? • I Postilla a "L'imperia/,ismo della paura" 1 La oplllione, espressa dal Vivante sulla fine di questo suo interessante articolo, è forse assai meno lontana, che a prima vista non appaia, dalla opinione antitriplicista, che noi siamo andati a piu nprese esponendo e dimostrando sul nostro giornale. 1 Angelo Vivante nel suo articolo L'imperialismo della paura, dopo aver sostenuto che l'imperialismo austriaco era dettato dalla paura dell'irredentismo serbo, si prospettava la fine dell'impero absburgico. In questo caso l'Adriatico sarebbe stato diviso fra Italia e Jugoslavia, che avrebbe preteso il dominio della costa giuliana e dalmata. Ora non essendo la Jugoslavia paralizzata, come l'Austria, dai contrasti interni, per l'Italia sarebbe stata piu pericolosa dell'Austria. In conseguenza con la scomparsa di quest'ultima l'Italia avrebbe perduto anziché guadagnato, e per lei il meno peggio era la continuazione dell'impero absburgico nei confini non magg10ri, ma nemmeno troppo minori degli attuali. All'articolo di Vivante, Salvemini fece seguire la sua postilla, pubblicata su "L'Unità," a. I, n° 52, 6 dicembre 1912, p. 207. [N.d.C.] 277 BibliotecaGino Bianco

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