La questione albanese balcaniche senza disegno e senza figura: a complicare il quale sopraggiungevano a cominciare dal secolo XIV, i turchi. Prima di iniziare la presente guerra, gli stati della Quadruplice definirono nettamente i confini reciproci nella Macedonia- sottratta al dominio turco? Cioè, considerarono la ipotesi di una serie di vittorie cosi strepitose come quelle da cui sono stati condotti a Uskub, a Monastir, a Salonicco, alle porte di Costantinopoli, e si distribuirono senza equivoci i territori da conquistare? Oppure, non speravano neanch'essi un successo cosi completo, e lasciarono indeciso qualche punto, che sembrava allora inutile e pericoloso toccare; ed è oggi ad essi necessario intavolare nuove trattative per sistemare qualche interesse e qualche difficoltà, che una guerra inaspettatamente vittoriosa abbia posta in prima linea? E, in questo caso, troveranno essi nella buona fortuna quello spirito di conciliazione e di rinunzia, che era certo assai piu facile nella vigilia incerta dell'impresa comune? E anche se tutte le attuali fortune sono state in tempo previste, e i nuovi confini politici dei quattro stati sono oramai ben definiti e insuscettibili di contestazioni, le minoranze etniche e religiose, che dalla Macedonia passeranno nei confini politici dei singoli stati, troveranno presso le maggioranze di questi, nella vita di ogni giorno, il rispetto a cui hanno diritto? Oppure assisteremo, in ciascuno degli stati ingranditi, alla oppressione delle minoranze nazionali, cosi che a guerra finita le agitazioni inevitabili di queste minoranze irredente sieno causa continua di rancori e di attriti fra gli alleati di oggi? Sono quesiti, a cui evidentemente oggi non è possibile alcuna risposta per chi non sia addentro alle piu segrete cose. Essi, per altro, ci aiutano a intuire, sia pure confusamente, le grandi difficoltà del nuovo assetto balcanico: difficoltà, a superare le quali occorrerà agli stati della Quadruplice un insieme di virtu civili, forse assai piu difficili a possedere che le virtu militari. E ci conducono alla seguente proposizione, che in Italia oggi sembra universalmente trascurata nella simpatia - ben giustificata certo - per le vittorie balcaniche: Finché ci sarà, per qualsiasi motivo, pericolo di dissidio fra gli stati della penisola suddanubiana, nessuno potrà dire che l'Austria abbia perduta la partita balcanica e abbia perciò rinunciato definitivamente alle sue aspirazioni su Salonicco e su Valona. E da questa proposizione ne consegue un'altra: . Mentre interesse dell'Austria è suscitare e inasprire i dissidi dovunque e comunque sia possibile, la politica dell'Italia deve consistere nel cercare di pr_evenirlie nel calmarli con un'opera continua di mediazione e di conciliazione. Al lume di questi principi elementari di buon senso, non è difficile rendersi conto dei motivi che spingono l'Austria ad agire oggi nella questione serb<ralbanese,e dell'atteggiamento che si presenta piu opportuno per l'Italia . • 263 b ,oteca Gino Bianco
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