'' Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 il rimedio già accennato in queste chiare parole delllo stesso Bismarck: Nessuna grande nazione potrà mai decidersi ad immolare sé stessa sull'altare della fedeltà del trattato, se è obbligata a scegliere tra i due. Quest'ultimo ragionamento - forse il Foberti stesso non penerà molto a darci ragione - filerebbe dritto, se lo facessimo solamente noi senza che gli altri potessero attribuircelo, e se dovesse servire proprio per eventualità che né noi né altri possiamo prevedere. Ma questo non è purtroppo il caso: il dissidio anglo-tedesco è li, dinanzi ai nostri occhi, netto e risoluto, e non nella forma di ipotesi vaga con la quale non sia necessario fare i conti. In siffatte condizioni quale serietà e quale vantaggio avrebbe per noi, di fronte agli alleati e agli avversari, una Triplice, nella quale noi entrassimo - col sottinteso di uscirne qualora dovesse metterci in troppo grandi imbarazzi . coll'Inghilterra, e la Germania e l'Austria ci accogliessero col sottinteso che non c'è da fare su di noi nessun assegnamento? Sarebbe la forma peggiore, meno dignitosa, piu pericolosa di neutralità, la quale avrebbe tutti i danni di tutte le neutralità senza avere i vantaggi di nessuna: una neutralità equivoca e sleale, la quale ci isolerebbe tra gli alleati che si aspetterebbero continuamente di essere traditi, e gli avversari che non ci sarebbero grati di un tradimento suggeritoci all'ultimo momento dalla paura; neutralità, che alla resa dei conti farebbe probabilmente le spese dell'accordo fra i piu forti. L'esempio della campagna del 1866, in cui appunto ci alleammo con la Prussia, ma non facemmo la guerra sul serio per non dispiacere alla Francia, e non ricavammo dal nostro squisito machiavellismo che disfatte militari e discredito morale, dovrebbe esserci sempre presente a ricordarci il proverbio che " ai sottili cascano le brache." La diplomazia italiana gode di assai mala fama in fatto di lealtà: l'Italia è sempre per molti la putaine qui marche le trottoir. Ed è questa una grande debolezza, quando la presunta poca lealtà non è appoggiata da una forza brutale prevalente, com'era il caso di Bismarck. Se vogliamo che le nostré alleanze, quali che esse debbano essere, ci assicurino tutti i vantaggi di cui sono capaci, bisogna che ci decidiamo a contrattarle su basi ben chiare, senza secondi fini nostri e senza sottintesi altrui. Solo a questo patto potremo utilizzarle seriamente nelle condizioni da esse normalmente prevedute, e magari ... non mantenerle, dato che si presentasse davvero qualche caso - assolutamente imprevedibile tanto per noi quanto per gli altri - in cui fossimo ridotti ad optare fra la lealtà internazionale e le· ragioni della nostra esistenza. Quanto all'altra ipotesi che l'Italia possa anche nell'avvenire rappresentare il tratto d'unione fra Germania e Inghilterra - cioè possa contemporaneamente aderire al blocco austro-germanico e rimanere amica dell'Inghilterra - essa sembra a noi non essere altro che una sopravvivenza di idee che erano ragionevoli e pratiche nel periodo 1880-1890,ma non corrispondono piu alla realtà d'oggi. Si può essere il tratto di unione fra due individui, che pur non avendo motivo di associarsi ?irettamente, non hanno interessi opposti ed han234 BibliotecaGino Bianco
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