Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 tabilità. Perché, secondo il comunicato della Gazzetta del Popolo, l'Alamanni avrebbe dimostrato l'autenticità non dei documenti da lui dati alla Ragione, cioè del rapporto Rohlfs e della lettera Crispi, ma l'autenticità di altri documenti sui quali avrebbe basata la pubblicazione di quei documenti: come se documenti come il rapporto Rohlfs e la lettera Crispi, pieni zeppi di spropositi, anacronismi, assurdi, dati di fatto assolutamente fantastici, si potessero mai dimostrare autentici con l'aiuto di altri documenti salvo che anche questi non fossero... falsi. 2 Probabilmente l'autore o gli autori della suddetta formula di assoluzione hanno voluto mandare buona la versione, che intorno all'origine dei· documenti dava anche a noi e all'on. De Viti de Marco l'Alamanni nel colloquio, di cui rendemmo conto nel n. 33 dell'Unità. In quel colloquio l'Alamanni - _ come i nostri lettori ricorderanno - dovette confessare di non possedere gli originali dei documenti, e di avere ricostruiti a memoria, sulla base di appunti presi in anni precedenti, i documenti che un tempo egli aveva posseduti e che la sua signora aveva bruciati. Ma, come è stato osservato nel Secolo del 27 agosto, anche se si volesse essere cos1 ingenui da credere alla verità di questo racconto, ogni uomo di buona fede non potrebbe non continuare sempre a dichiarare falsario un uomo, che spaccia e affida ad un giornale, come documenti autentici, delle lettere da lui ricostruite a memoria su scarsi appunti, dopo parecchi anni, e che poi - aggiungiamo noi - è dato per morto da una persona di famiglia, e poi tenta farsi passare per assente giocando d'equivoco col proprio nome. Ma anche questa specie di scappatoia, architettata per confondere le idee della gente di facile contentatura e far credere che i documenti sono non precisamente "apocrifi," ma solo "manipolati" (Giornale d'Italia, 22 maggio 1912), anche questa scappatoia si manifesta ridicola, quando si pensi, per es., che la famosa lettera di Crispi consiste tutta in una serie di impressioni entusiastiche e deliranti scritte dopo la lettura di un opuscolo di politica estera del dott. Dillon, opuscolo che il dott. Dillon ha dichiarato di... non avere mai scritto. Non è necessario essere aquile, per capire come, passato l'opuscolo nel novero delle fantasie del falsario, tutta la lettera cada dalla prima all'ultima parola. E quanto al rapporto Rohlfs, esso è da cima a fondo un ammasso di tali scempiaggini, che è impossibile indicarvi un solo passo di cui non si possa dimostrare senza troppo fatica la impossibilità che sia stato scritto da Rohlfs e per conseguenza - dati gli anacronismi grossolani del documento - la falsità. E che i documenti sieno una falsificazione "e anche abbastanza puerile," come scrive il Graevenitz, è stato ammesso finanche dagli scrittori dell'Idea 2 Nel riprodurre la notizia della • Gazzetta del Popolo," l'" Avanti! " del 19 a~osto ha sostituito alla formula "l'Alamanni ba provato l'autenticità dei documenti sui quah basava le pubblicazioni " la formula "provò l'autenticità dei documenti pubblicati." In tutta questa faccenda l'" Avanti! "si è proposto di non capire nulla e ci è riuscito senza nessuno sforzo, a meraviglia. 226 Biblioteca Gino Bianco

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