Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e mtri scritti dal 1900 al 1915 dal bisogno in cui si trovò di non rimanere isolata nella ostilità universale: fra la Francia che era andata a Tunisi, la Germania che minacciav_adi risuscitare la questione romana, e l'Austria che era considerata e si considerava tuttora come la nostra nemica ereditaria. L'adesione dell'Italia al blocco austrotedesco nacque dall'impossibilità, in cui ci trovavamo di essere contemporaneamente nemici tanto dei nostri vicini di est quanto di quelli di ovest, e dall'obbligo di propiziarci ad ogni costo la Germania e quindi anche l'Austria dal momento che dovevamo considerarci ostili alla Francia. A facilitare il gran passo, che fece l'Italia verso la Germania e l'Austria per reazione all'impresa di Tunisi, dopo un decennio di oscillazioni francofile e francofobe, di .minacce e di lusinghe bismarckiane, di volere e disvolere - - vecchia e sempre viva malattia di questo nostro paese incolto e perciò privo di idee chiare e incapace di persistenti volontà - contribuirono certamente nell'opinione pubblica italiana le preoccupazioni delle velleità temporaliste dei clerico-monarchici francesi non ancora definitivamente domate nella terza repubblica, e le simpatie anticlericali acquistate dalla Germania in Italia in occasione della recente lotta contro i cattolici. Contribui anche, e non poco ~ è questo un lato di quei fatti non ancora sufficientemente osservato - la tenace e fanatica propaganda fatta per lunghi anni dal Mazzini nelle file dei partiti democratici contro il "materialismo" della Francia in nome della "missione religiosa" dell'Italia. Ma questo genere di nuvolaglie sentimentali non mancano di accompagnare e facilitare il sorgere di qualunque sistema di alleanze: se le oscillazioni diplomatiche del decennio 1872-1882fossero finite in un'alleanza dell'Italia con la Francia, i nostri sentimentali francofobi e tedesc0fili sarebbero stati sopraffatti dai motivi e dai ricordi francofili e te• desco (austro)-fobi. L'opinione pubblica - la "gran bestia"! - s'immagina via via che questi isterismi sentimentali, eccitati quasi sempre con la droga di ricordi storici falsificati o mutilati, rispondano a interessi attuali; ma la realtà è sempre ben altra. Il valore dell'Italia nella Triplice Dove il sistema di idee del Foberti ci sembra inaccettabile, è nella svalutazione che il nostro amico fa dell'interesse che, dopo tutto, avevano Germania ed Austria di attirare e mantenere alleata l'Italia in quella che fu la Triplice storica. L'uscita dell'Italia dalla Triplice - dichiarava nel dicembre passato un'alta personalità politica berlinese al corrispondente della viennese Reichspost - significherebbe, in caso di conflitto, il mutamento delle condizioni a tutto danno nostro [ cioè della Germania] e dell'Austria. Finché l'Italia rimane nella Triplice, l'Austria, in caso di conflitto in Europa, ha le mani piu libere agli altri suoi confini, e la Franci.a è costretta a tener pronti nella Savoia almeno quattro corpi d'armata. In caso diverso, la Francia avrebbe tl!tto il suo esercito libero, e l'Austria dovrebbe adattarsi a concentrare almeno 222 BibliotecaGino Bianco

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