Ennio Quin"no Alamanni e i falsi documenti crispini Date queste continue traversie, avevo fj.nito per liberare le casse delle carte ingombranti, col bruciarle e, naturalmente, senza tener conto di quanto esse contenevano, giacché le ritenevo oramai inutili ai fini che si proponeva mio marito, il quale, d'altra parte, era occupato in altre missioni all'estero, e quindi ignorava completamente il mio divisamento. Avevo con me sei o sette grandi incartamenti, contenenti carte di Crispi, biglietti da visita, lettere e documenti del Camperio e del Rohlfs, di cui io non sapevo, né avevo mai intuito l'importanza morale. Sapevo però che mio marito aveva iniziato sin dal '98 col cap. Camperio, una specie di dossier, e quindi ritenevo che tutto il resto fosse inutile ed ingombrante, e abbruciai tutto, una per una, lettere, documenti, brogliazzi, carte, che il tempo, le pioggie,3 la umidità aveva ormai ridotto a condizioni deplorevoli. Capitato qui mio marito, gli venne l'idea di riprendere in esame l'incartamento, che, ripeto, in parte esisteva, benché ridotto in condizioni pessime: egli nulla sapeva della sparizione dei documenti, e venne scrivendo i pochi punti rimasti in sospeso dal '98 al '905. Quando cominciarono i primi dubbi [principio d'ottobre 19H], si rivolse a me e confessai l'errore. La desolazione del povero uomo fu immensa, ma soprattutto non volle mettere me in causa; ottenne di partire, fu a Bengasi... Quando sopravvenne l'uragano [la dimostrazione della falsità dei documenti, fatta sull'Unità del 16 e 23 dicembre 1911] egli era a Bengasi. Egli si presentò al comando e chiese di ritornare per scolparsi. Impossibile di ottenere un congedo; ebbe il rimpatrio, lasciando giudice il Ministero della Guerra di sistemarlo altrove o di farlo ritornare a Bengasi,. dopo un po' di tempo. Egli non ha colpa alcuna, nessuna, in nome della verità e dell'onore. Chi potrà accusare mio marito? Io giuro a Lei e a tutto il Paese sull'anima mia che egli ebbe tutto in mano e che se ci furono errori di data, ciò devesi a me, che inconsciamente ho tutto distrutto. Egli non ha voluto difendersi, perché doveva gettar la colpa su di me. La lettera, firmata dall' Alamanni in nome proprio, in data 21 febbraio, oltre ad una lunga enumerazione dei meriti patriottici della famiglia Alamanni 'e dei meriti coloniali dell'autore medesimo, non contiene d'interessante se non la dichiarazione che l'Alamanni, rimpatriato da Bengasi, si presentò a Roma al Ministero: E mi sento dire: Ma lei è pazzo! Perché è ritornato? Non ha ricevuto le lettere ddla Sua Signora? Ora, lei deve dire che non ci sarà in casa per alcuno. I Quanto ci sia di vero in questa ultima affermazione, che tenderebbe a far apparire qualche persona del ministero della Guerra cos1 vivamente interessata agli affari privati dell'Alamanni, da tenersi al corrente del contenuto delle lettere che la signora Alamanni aveva scritte al marito "dopo la tempesta" e da consigliare all'Alamanni tornato a Roma la tattica di rendersi irreperibile, noi non sappiamo. Come pure abbiamo seri motivi di du bitare della esattezza del raçconto che l'Alamanni fa fare alla sua signor.. del suo volontario rimpatrio da Bengasi a Roma: informazioni, assai atten-· dibili, raccolte da noi a Bengasi, tenderebbero piuttosto a farci credere che il rimpatrio sia avvenuto (il 16 gennaio,. col piroscafo Stura) per ordine del 3 Si vede che i documenti erano tenuti ... all'aria aperta. 203 • bliotecaGino Bianco ...
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