Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e ·altri scritti dal 1900 al 1915 manni, ufficiale iscritto nei quadri della milizia territoriale e "attualmente in servizio attivo presso 1'82°fanteria di Roma." Desiderando metterci in relazione con questo signore, pregammo un nostro amico, il dott. Giuseppe Turtur, dimorante a Roma, di fare ricerca all'anagrafe municipale dell'abitazione della famiglia Alamanni e di recarsi in persona dall' Alamanni a proporgli la vendita degli originali dei documenti famosi. Alcuni giorni dopo, in attesa dei risultati delle ricerche del dott. Turtur, in data 6 dicembre 1911, inviammo al detto Alamanni una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno presso 1'82°fanteria, chiedendogli se e a quali condizioni fosse disposto a vendere gli autografi del carteggio. Il giorno dopo l'invio di questa lettera, ricevemmo la risposta del nostro amico, in data 6 dicembre: Alamanni Ennio Mario Quirino ci scriveva - è morto nel dicembre 1910 al Policlinico Umberto I; e l'ultima sua dimora è segnata in via Frattina, 52. Mi son recato a questo indirizzo e ho potuto sapere che uno dei fratelli abitava in Roma in via dei Greci 6. Mi son recato ed ho trovato la famiglia di questo signore. Attualmente egli trovasi a Tripoli, dove si è recato due mesi or sono. Niente sa dirmi la Signora sulla esistenza dei documenti da te desiderati; ma ricorda però che il marito, cioè Alamanni Mario, voleva pubblicare una memoria su Crispi. Ha detto che scriverà al marito, domandando informazioni. Non ci passò per la testa nessun dubbio che la signora Alamanni potesse avere scambiato il cognato morto col marito vivo. È bens1 vero che il morto Ennio Mario Quirino aveva uno dei tre nomi, quello di Mario, identico a quello del vivo ma accade spesso nelle famiglie che un nome si ripeta da un fratello all'altro, combinandosi con nomi diversi. D'altra parte, in data 14 dicembre, l'Amministrazione delle Poste ci comunicava che l'Ennio Quirino Alamanni era sconosciuto all'82° fanteria: e questa comunicazione veniva a confer.mare spontaneamente la notizia della morte dataci da una persona di famiglia. E su queste basi pubblicammo sull'Unità del 23 dicembre, che nel settembre 1911, colui che la Ragione denunciava come presentatore dei documenti falsi, era morto da ben nove mesi. Se non che sulla Ragione del 29 dicembre 1911 fu pubblicata un'intervista con la signora Alamanni in persona, la quale buttava per aria ogni cosa. Evidentemente - essa dichiarava - il prof. Salvemini è stato tratto in inganno. Mio marito, fattosi richiamare col grado di capitano, è a Bengasi. Abitava con noi un fratello di mio marito, Ferruccio; ammalatosi, fu ricoverato al Policlinico, dove mod appunto verso la metà del dicembre dello scorso anno 1910. Dei documenti non so nulla. Posso dire soltanto che a Torino ho conosciuto anche io il Camperio, e alla famiglia Camperio durante la nostra dimora a Torino, noi tutti - anche il compianto mio cognato - eravamo legati da cordiale ed affettuosa amicizia. 2 2 Com'era naturale, i giornali tripolini approfittarono di quest'inganno - che, in fondo, costituiva una nuova prov~ della falsificazione - per distrarre• l'attenzione pubblica dal soggetto centrale della polemica, e per ridurre tutta la discussione a sapere 200 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==