Il problema libico e la democrazia esigenze politiche o militari della conquista, e che si devono fare anche se si prevede che saranno sempre improduttive; le spese, dalle quali si può aspettare un tornaconto economico per tutta la nazione e che perciò sarebbe bene fossero fatte dalla nazione; le spese, che frutterebbero una utilità solo a qualche gruppo di speculatori privati, ma rappresenterebbero una passività per la nazione? Caso per caso non vi sarà mai spesa, per quanto sollecitata da gruppi di interessi inconfessabili che gli interessati e i loro agenti giornalistici e politici non coloriranno come largamente redditizia e come, vitalmente indispensabile proprio alla nazione. E viceversa molte spese utili e necessarie incontreranno ostacoli nella opinione pubblica per il sospetto che esse mirino non all'interesse dello Stato che dovrà sostenerle, ma a quello di qualche gruppo di affaristi privati operanti ·nel retroscena della politica. Chi conosce che cosa è il mondo politico italiano, ha non uno ma mille motivi di tenere gli occhi bene spalancati piu contro il primo pericolo che contro il secondo. E di fronte a qualunque proposta di spesa sarà bene proprio assumere a pi;iori un atteggiamento di sospetto sistematico, anche se la preoccupazione della difesa del pubblico denaro è oggi passata un po' di moda dopo che le buffonate di Enrico Ferri hanno discreditato le campagne contro i cosi detti " succhioni. " C'è peraltro un metodo sicuro per evitare o ridurre al minimo indispensabile 1~ spese improduttive: e ci è indicato dalla teoria liberista. L'on. Pantaleoni - al quale nessuno vorrà attribuire preconcetti antitripolini o democratici vecchi o nuovi - dichiarava sul Giorna/,e d'Italia del 3Q settembre 1911: Il compito del Governo, ossia dello Stato, deve essere soltanto il mantenimento dell'ordine pubblico, la difesa della piu rigida e assoluta libertà di lavoro e di commercio, cioè del diritto privato, e la prestazione di quei servizi pubblici che l'esperienza coloniale ha insegnato agli inglesi doversi assumere dallo Stato, lasciando all'incontro all'industria e attività privata di tutti quanti, cioè di italiani e stranieri, l'esercizio di ogni altra impresa, da quella <!.ellacostruzione e dell'esercizio di ferrovie e tram e da quella del servizio postale e telegrafico, a quella della costruzione, dell'esercizio di canali di irrigazione, d'acqua potabile, di ·imprese agricole e internazionali di qualsiasi genere. I privati cureranno queste imprese, purché la burocrazia italiana, il vincolismo statale e le basse invidie socialiste non le rendano impossibili. Le spese della occupazione di Tripoli ascenderanno in tre anni a centocinquanta milioni. II resto sarà speso da chi avrà tornaconto di farlo. Purtroppo in dieci mesi abbiamo già speso il quadruplo dei centocinquanta milioni, che secondo l'on. Pantaleoni sarebbero bastati in tre anni. E la Libia presenta condizioni di produttività naturale assai lontane da quelle che l'on. Pantaleoni fantastica. Ma ricco o povero che sia il paese, questo è certo: che la via piu sicura per promuovere tutto il possibile sviluppo economico, per limitare proprio allo stretto necessario le spese dello Stato, e per evitare il pericolo di una non necessaria sottrazione improduttiva di 197 blioteca Gino Bianco
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