Il problema libico e la democrazia parabilmente superiore a quella delle oasi libiche, ma anche di molti e molti secoli di civiltà, cioè di accumulazione e di incorporazione nella terra e nell'industria di capitali, che in Libia sono ancora inesistenti quasi del tutto. Quanto alla possibilità di colonizzare, coltivare, fecondare la zona stepposa, intermedia fra le oasi e il deserto, è opportuno, ci sembra, riservare il nostro giudizio definitivo per il tempo in cui esplorazioni sistematiche abbiano accertato l'esistenza di quelle acque sotterranee utilizzabili, della cui abbondanza finora non abbiamo altri documenti se non le ignobili mistificazioni dei giornalisti tripolini. Intendiamoci bene: in' linea assoluta chi afferma che non solo la zona stepposa, ma anche il deserto è coltivabile, non dice uno sproposito: qualunque piu perfido e ingrato terreno è coltivabile: si possono far prosperare aranceti anche sulla cima del monte Bianco: si può teoricamente sviare il Nilo e condurlo a fecondare la Tripolitania: nulla è vietato all'ingegno umano; tutto sta a sapere se c~è tornaconto a far questi lavori, cioè se il capitale, che da questo lavoro è richiesto, troverebbe in essi un profitto non inferiore ai profitti che gli sono offerti da altri investimenti. L'agricoltura è l'arce di guadagnar quattrini coltivando la terra, non è l'arte di sciupare i milioni e i miliardi per passarci il capriccio di fecondare i deserti o le steppe. Intorno alle possibilità di colonizzazione e di popolamento italiano in Libia non si possono avere, ci sembra, speranze piu rosee di quelle - modestissime in verità - che Gaetano Mosca ha tracciate in quel suo aureo vo !umetto ltal,ia e Libia (Milano, Treves, 1912, pp. 33-34), che riassume in piccolo spazio con mirabile serietà e chiarezza quanto di piu sicuro può dirsi, allo stato attuale delle nostre cognizioni, sulla nuova colonia italiana: Nel primo decennio dopo la nostra occupazione, forse quindici, forse ventimila italiani potrebbero stabilirsi a preferenza nella Cirenaica, trovarvi lavoro remunerativo ed in parte diventarvi piccoli prDprietari; e col tempo forse potrebbe formarsi colà e prosperare un nucleo di popolazione italiana di duecento ed anche, nella migliore ipotesi, di trecentomila anime. Ma ci vorrebbe molto tempo. Anche le previsioni, che il Barbagallo fa sul commercio ferroviario e carovaniero fra la costa tripolina e i paesi centrali dell'Africa difficilmente ci sembra possano essere consolidate con prove sicure. Il Mosca - e continuiamo a ricordare la sua autorità, perché si tratta di un uomo di indiscutibile dottrina e probità, del quale non si può sospettare che sia sviato da alcun preconcetto di democrazia ... -vecchia o nuova che sia - riassumendo le informazioni, le ipotesi piu attendibili a questo riguardo, conchiude: Il Sudan orientale avrà sempre il suo sbocco piu I facile per la via del Nilo e quello occidentale per la via del Niger e del suo affluente il Binué. Quanto al Sudan centrale solo una parte del Darfur ed il Wadai possono e potranno trovar convenienza a ritirare e a spedire le loro merci per la via del Mediterraneo; ed il Wadai è la contrada meno ricca dell'interno dell'Africa. È poi quasi impossibile la costruzione di una ferrovia da' , 195 blloteca Gino Bianco
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