Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Archeologia tripolina La ragione della meraviglia dei raccolti successivi sta appunto nel fatto della estensione relativamente piccola del territorio. Nulla di strano ci sarebbe se le raccolte avvenissero a qualche centinaio di chilometri l'una dall'altra. La singolarità consiste appunto nel fatto che le diverse raccolte si succedono in piccolo spazio. Quanto poi, alla magnifica alterazione del passo di Plinio,, che è apparsa nel Corriere della Sera, e che l'Unità ha rivelata e documentata, sarà opportuno ricordare ciò che Plinio, al 1. V, c. 4 della Nat. Hist., dice della Tripolitania vera e non di quella dell'on. Andrea Torre: Tertius sinus (precedentemente aveva parlato di due altri golfi, cioè dell'lpponense e dell'Uticense) dividitur in geminos, duarum Syrtium vadoso ac reciproco mare diros. Ad proximam [ Syrtim]; quae minor est ... terra ... per deserta harena perque serpentes iter est. E:x:cipiuot saltus repleti ferarum multitudine, et introrsus elephantorum solitudines mox deserta vasta. Dunque deserte arene, serpenti, bestie feroci, solitudini, vasti deserti: questa era la Tripolitania al tempo di Plinio. Altro che le spighe di 400 chicchi, e i cespi di 400 spighe, trasportati in Cirenaica e in Tripolitania da Bizacio grazie alla buona volontà, per cosi dire, dell'on. Andrea Torre! La illusione archeologica I Queste gonfiature archeologiche dovrebbero avere non un semplice interesse di curiosità, ma una importanza pratica, perché dovrebbero ricondurre a una visione della realtà piu esatta tutti quei tripolini disinteressati e ingannati, i quali sono in Italia la maggioranza. La illusione archeologica ha contribuito assai - insieme alle falsificazioni che abbiamo finora documentate e a quelle che documenteremo in seguito - a creare negli italiani un'aspettazione di ricchezze tripolitane, che non sono mai esistite e non esisteranno mai ... finché una rivoluzione della tecnica pro- . duttiva, di cui per ora nessun nazionalista ha dato notizia, non venga a rendere produttive le sabbie asciutte e i sassi. Apriamo, per es., il numero del 30 novembre 1911 dell'Agricoltura coloniale. È una rivista assai seria, diretta da un uomo di grande ingegno, di gra.r:ide perizia tecnica e di grande probità, dal dottor Gino Bartolomei Gioii. In essa il dottor Oberto Manetti, un giovane di vero ingegno e di indubbia buona fede, discorre dell'avvenire agrario della Tripolitania. Siamo in casa di gente onesta a conversare con un uomo onesto. Ebbene voi vedete subito che questo galantuomo fonda le sue previsioni ottimiste quasi tutte sulla credenza di un'antica ricchezza greco-romana distrutta dagli arabi e dai turchi. Il Manetti nconosce che " purtroppo oggi le notizie, che dal punto di · 175 iblioteca Gino Bianco

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