Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Falsificazioni tripoline del 3 ottobre ha riconosciuto alla Ragione "il merito di aver fatto buona propaganda espansionista con la pubblicazione dei documenti di Crispi, auspicanti la conquista africana." Ebbene, anche la lettera di Francesco Crispi ... è falsa. La autenticità di essa è stata già messa in dubbio da Pio Schinetti sul Secolo del 23 settembre, in considerazione del fatto che in essa, il Crispi, nell'agosto 1894, ,..ripeterebbe il motto di Nietzsche: "Mandate i vostri vascelli nei mari inesplorati." Crispi, che con la sua notoria incoltura letteraria e filosofica, citerebbe Nietzsche nel 1894, quando il Nietzsche in Italia era ancora quasi del tutto sconosciuto, sarebbe un bel caso davvero! Eppure - a voler procedere con la massima cautela - il caso non sarebbe proprio assolutamente impossibile. La frase in questione, o meglio qualcosa di simile, si trova in un volume di frammenti nietzschiani tradotti in francese e stampati a Parigi proprio nel 1893; e il Crispi, che ignorava il tedesco, può avere avuto sottomano chi sa come il libro francese ed essersi impadronito di quel passo, ripetendolo poi a memoria. È piuttosto improbabile; ma non è impossibile. La prova indiscutibile della falsificazione è ben altra. Essa si ha nel fatto che quel miracoloso profetico opuscolo dell'inglese W. J. Dillon, nel quale proprio prima del 1894, nel periodo della massima tensione anglo-francese, prima di Fashoda, è profetizzato che un bel giorno la Francia e l'Inghilterra si accorderanno, e la Francia andrà in Marocco, e l'Italia andrà per conseguenza a Tripoli, quest'opuscolo inaudito, che avrebbe toltò il sonno a Crispi nell'agosto del 1894 ed esasperato l'appetito dei nazionalisti italiani nel settembre del 1911, quest'opuscolo non è mai esistito. Non ce n'è traccia, .infatti, né nel catalogo del British Museum, né nel T he English catalogue of book._s. Il falsario ha cercato di mettersi al sicuro dal sospetto, che sarebbe nato dal non trovarsi l'opuscolo né alla grande biblioteca inglese né nella bibliografia periodica della stampa inglese, affermando in una breve notizia con cui accompagna sulla Ragione del 17 settembre i documenti falsi, che l'opuscolo era stato inviato al Camperio da "un membro della Camera dei Comuni, in via riservata e confidenziale." Sarebbe, pertanto, un opuscolo stampato ad uso manoscritto, ma non destinato alla pubblicità. Il guaio è che un W. J. Dillon non esiste che nella fantasia del fai- . sario. Il W ho's who del 1911 attesta l'esistenza di ben sei Dillon, di cui però nessuno ha pel nome e prenome le iniziali dello straordinario autore del profetico opuscolo. Esiste bensi un J ohn Dillon, irlandese, il quale era nel '94 ed è tuttora deputato alla Camera dei Comuni, come risulta dal W hittak._er's Almanach: ma non è possibile che proprio a lui, irlandese e avversario acerrimo della politica imperialista inglese, il futuro re Edoardo VII andasse a confidare i suoi piani di politica estera, perché li esponesse in un opuscolo 127 .Biblioteca Gino Bianco

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