Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Com( siamo anelati in Libia " ( altri scritti dal 1900 al 1915 Parlando del boicottaggio delle merci austriache m Oriente, il Lavoratore del 17 ottobre faceva queste assennatissime osservazioni, non molto... internazionali: Noi dobbiamo considerare lo stretto nesso che unisce, in tanto contingente della vita, le classi capitalistiche col proletariato. Questo esempio è suggestivo ed doquente. I danni sofferti dalle case commerciali triestine vengono a colpire anche il proletariato. Se il boicottaggio dovesse prendere piede e guadagnare in estensione; se i piroscafi austriaci non potessero liberamente solcare i mari d'Oriente ed esportare ed importare merci; se le ordinazioni, che passavano pel tramite delle nostre grandi case di commercio, dovessero prendere un'altra strada; se, infine, i prodotti austriaci non si potessero piu agevolmente esitare, per cause artificiose d'indole strettamente politica; è evidente che la rovina colpirebbe non solo i ceti industriali e commerciali, ma benanco - e con effetti ben altrimenti - disastrosi - le classi lavoratrici. È tant~ mano d'opera che cessa d'essere richiesta, è tanto lavoro che è rifiutato; quindi aumento di disoccupati, concorrenza nei rami ancora attivi, rinvilio dei salarì, e cosi crisi, miseria, rovina per tutti. Il proletariato può dunque trovarsi d'accordo con le rappresentanze dei ceti commerciali nd cercare rimedi atti ad ovviare alle conseguenze di tanti malanni. E, nei numeri successivi, ha fatto una giusta e vigorosa campagna çontro i commercianti triestini, piu o meno irredentisti, che invocano pr~vvedimenti contro il boicottaggio senza pronunciarsi sulla politica di quel Governo che dovrebbe proteggerli, sdegnando, per un ultimo residuo di pudore nazionalista, d'aver contatti aperti e palesi col Governo; ma P?i sottomano domandano al Governo stesso gli aiuti e la solidarietà richiesta dal loro tornaconto: contegno reticente, contraddittorio, insincero, che nuoce alla serietà dei commercianti, e agli interessi economici dd paese, e quindi anche alla stessa classe lavoratrice. (13 nov.) Ora, anche la borghesia e il proletariato italiano hanno l'interesse comune di non essere nella penisola balcanica boicottati permanentemente ... daU'Austria. L'Italia non deve pretendere in Oriente privilegi per sé; ma non deve consentire che ne abbiano gli altri. E perciò deve assolutamente impedire ogni ulteriore espansione dell'Austria o di qualunque altro stato nella penisola balcanica. Non si tratta - badiamo bene - di escludere l'Austria dal commercio orientale a vantaggio di altri: si tratta solo di impedire che essa si crei, con una pressione politica e militare, condizioni artificiali di monopolio: si tratta di porla in condizione di libera concorrenza al pari di tutti gli altri stati. In questo momento di crisi internazionale, il riconoscimento del diritto, che hanno la Serbia e il Montenegro a svincolarsi dalla pressione economica e politica dell'Austria e a riunirsi fra loro territorialmente e col mare, significa la fine di ogni ambizione politica dell'Austria sui Balcani occidentali. Il rifiuto di ogni concessione alla Serbia e al Montenegro vuol dire che l'Austria non ha rinunziato a nessun punto del suo programma di monopolizzazione politica ed economica dei Balcani. 84 BibliotecaGino Bianco

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