Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Dopo la marcia su Roma favore ostentando la speranza, anzi la certezza che Mussolini avrebbe mes– so un termine alla guerra civile, che da due anni insanguinava e disonora– va l'Italia. Finché erano all'opposizione, i fascisti avevano ricorso alla vio– lenza rivoluzionaria per conquistare il governo. Ora che il governo era nelle loro mani, ogni ragione per continuare nella tattica delle illegalità era ve– nuta a mancare. A reprimere ogni tentativo illegale degli antifascisti avreb- . bero provveduto la polizia e la magistratura. Bisognava dare a Mussolini il tempo di ricondurre i suoi seguaci alla disciplina. Se egli fosse stato rove– sciato da un voto della Camera o da una campagna di stampa, il paese sarebbe stato nuovamente risospinto dai fascisti nel baratro della guerra ci– vile. Chi voleva risparmiare al paese siffatto disastro, doveva mantenere in vita il nuovo governo perché· ristabilisse la. pace pubblica. Intanto i fascisti bastonavano e bandivano dai loro paesi i loro av– versari o li ammazzavano senz'altro; vilipendevano uomini e donne col co– stringerli a ingoiare olio di ricino e con altre e peggiori volgarità; invadeva– no, devastavano, incendiavano le sedi dei giornali, dei sindacati, delle coo– perative e dei circoli, e le case di abitazione privata. Nei mesi dal I novem– bre 1922 al 31 marzo J923, essi commisero non meno di 118 omicidi. 4 Nella sola •città di Torino massacrarono 25 persone in due giorni (17-18 dicembre 1922) e a La Spezia 14 persone in cinque ·giorni (22-26 gen– naio 1923). 5 Il partito popolare pagava anch'esso la sua parte di tributo al– le prepotenze dei vincitori. A Modena, Guastalla, Ancona i fascisti impedi– vano agli elettori del partito di votare nelle elezioni municipali. A Brescia i sindacati dei lavoratori agricoli alleati col partito popolare erano costret– ti ad annullare il contratto di lavoro da loro concluso coi proprietari ed accettare il contratto imposto dai fascisti. A Pinepiano i fascisti bastona– vano la moglie del segretario di un sindacato, invece del marito assente; a Gavasseto uccidevano il segretario del partito; a Bardinello demolivano la cooperativa cattolica; a Guastalla uccidevano un elettore del partito po– polare che voleva andare a votare, ecc. ecc. ecc. Parroci e preti~ che erano accusati di favorire il partito popolare, erano aggrediti nelle case parroc- 4 Tanti almeno è possibile contarne, mettendo insieme le notizie offerte dal libro di G. MA'ITEOTTI, Un anno di dominazione fascista, Roma, 1924, pp. 46-50, e integrandole col numero delle vittime fatte dai fascisti nelle stragi di Torino e di La Spezia, e con le notizie di uccisioni date dall"'Osservatore romano" e dalla "Civiltà cattolica" e non enumerate da Matteotti. Questi fece i suoi spogli specialmente in giornali dell'Italia settentrionale e centrale, i quali non davano 'che informazioni frammentarie su ciò che avveniva nell'Italia meridionale e nelle isole. È assai probabile che il numero delle uccisioni sia notevolmente superiore a 118. Ma noi ci atteniamo ai fatti positivamente accertabili. Qualche volta le violenze dei fascisti erano atti di rappresaglia contro attacchi dei loro avversari; qualche volta i fascisti andati all'assalto dei loro avversari trovavano una resistenza inaspettata e avevano la peggio. Dal 1° no– vembre 1921 al 31 marzo 1923, il "Corriere della sera" dà notizia di soli 19 fascisti uccisi. Le fonti fasciste danno notizie dei soli morti fascisti e li fanno tutti passare come vittime degli assalti e delle imboscate perfidamente preparate dai loro avversari. Per esempio nella falsa Autobiografia di Mussolini, compilata da R. W. CHILD, con la mentalità e con la forma di un cuoco (London, Hutchinson, 1928, p. 199), si legge per il primo anno succeduto alla "marcia su Roma": "We had anti-Fascist assalts and ambushes": niente altro! Per altri parti– colari su questo soggetto si può vedere il mio libro The Fascist Dictatorship in Italy [ora in Scritti sul fascismo, I, cit.]. s G. SALVEMINI, The Fascist Dictatorship [ora in Scritti sul fascismo, I, cit., pp. 103-6]. 269 BibliotecaGinoBianco

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