Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl Questa nuova tattica elettorale dei cattolici ebbe un effetto assai sen– sibile negli atteggiamenti degli uomini di governo. A cominciare dal 1904, questi evitarono accuratamente di assumere atteggiamenti anticlericali, e se li avevano assunti in passato, cercarono di farli dimenticare. Cosf, non sol– tanto scansavano spiacevoli sorprese nelle elezioni, ma si mettevano all'uni– sono con le nuove mode intellettuali. L'ateismo, il positivismo, l'anticleri.:. calismo del trentennio 1870-1900 erano passati di moda. I filosofi della nuova generazione erano "idealisti. 1118 Anche chi non era religioso, aveva l'ob– bligo di inchinarsi dinanzi al "fenomeno religioso," se voleva essere consi– derato persona di seria coltura. Modernisti, teosofi, buddisti, spiritisti, ben– ché fuori della Chiesa cattolica, creavano un ambiente propizio ancp.e al risveglio del sentimento religioso cattolico. 19 I politicanti non capivano gran che di queste faccende, ma fiutavano il vento, sentivano che esso aveva preso una nuova direzione e, favorendo la politica dei buoni rapporti fra lo Stato e la Chiesa, ostentavano di saper "camminare col progresso delle idee." Essi si chiamavano sempre "liberali." Questo termine non aveva piu il significato rivoluzionario e anticlericale, che aveva avuto sul continente europeo nella prima metà del secolo XIX; non aveva neanche il signifi– cato di "democratico," che aveva allora in Inghilterra. Gli uomini po– litici italiani si chiamavano "liberali" per distinguersi dai socialisti e dagli anticlericali di estrema sinistra. 20 I "liberali" italiani erano "conservatori," che avevano nel loro programma il rispetto della libertà religiosa, mentre gli anticlericali e i socialisti tendevano a farne man bassa. Non solo i "li– berali" rifiutavano ogni politica di lotta religiosa, ma erano disposti ad eli– minare ogni attrito con la Chiesa cattolica, benché trovassero che in com– plesso i rapporti fra lo Stato e la Chiesa in Italia non avevano bisogno di innovazioni radicali. S'intende che i "liberali" italiani sapevano benissimo che i cattolici, o almeno quei cattolici che obbedivano puntualmente agli ordini del Va– ticano, non "accettavano" il loro liberalismo, ma solamente lo "tollerava– no" come un meno peggio; e non appena fosse stato possibile, sarebbero tornati all'offensiva per imporre il loro monopolio. 21 Ma i liberali avevano 1,s Nel ms. de La prima disfatta: "I filosofi adesso erano 'idealisti': incartavano in formule hegeliane i prindpi della Controriforma, e rendevano ai gesuiti il servizio di condannare in nome della filosofia quel modernismo, che Pio X condannava in nome della fede cattolica autentica." [N.d.C.] 19 A. DELLAToRRE, Il cristianesimo in Italia, cit., pp. 337 sgg., 348 sgg.; B. CROCE, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, cit., pp. 245 sgg. 20 Nel ms. de La prima disfatta: "Si dividevano in 'liberali' di destra, spesso chiamati 'conservatori,' e 'liberali' di sinistra, spesso chiamati 'democratici.' Ma non era facile spiegare in che cosa precisamente gli uni differissero dagli altri, salvo che quelli di destra non solo rifiu– tavano ogni politica di lotta religiosa, ma erano piu favorevoli a una intesa coi cattolici, e guelfi di sinistra, pur rifiutando ogni politica di lotta religiosa, sospettavano che i cattolici, o almeno quelli che obbedivano puntualmente agli ordini del Vaticano, 'tollerassero' il liberalismo come un meno peggio, e non appena fosse stato possibile, avrebbero cercato di imporre il loro mono– polio." [N.d.C.] 21 Nel ms. de La questione romana Salvemini aggiunse: "Nei negoziati elettorali fra nazio– nali conservatori e cattolici non si parlava mai della questione romana: ci si accordava soltanto sulle questioni scolastiche, o per opporsi al divorzio o per assicurare una vita tranquilla alle con– gregazioni religiose (L. SALVATORELLI, Saggi di storia e politica religiosa, cit., p. 222). Ma che 170 BibliotecaGino Bianco

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