P. Werner - La Repubblica bavarese dei consigli

BIBLIOTECA DELL'INTERNAZIONALE COMUNISTA •Xl• P. WERNER LA REPUBBLICA BAVARESE DEI CONSIGLI ROMA- LIBRERIA EDITRICEDEL PARTITOCO[IIUNISTAD'ITALIA

Biblioteca Gino Bianco

I • BIBLIOTECA DELL'INTERNAZIONALE COMUNISTA P. WERNER LA REPUBBLICA BAVARESE DEI CONSIGLI ROMA LIBRERIAEDITR. DEL PARTITOCOMUNISTAD'ITALIA 1922 B bhoteca Gino B 1nco ·

. Biblioteca Gino Bianco

PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE. Per lln rivolllzionario militante lo scrivere tlna storia di rivoluzione non è mera opera contemplativa di erudizione. Egli, assillato dalle necessità della lotta e dalla canea dei persecutori, raramente trova l'agio e le condizioni, che si richiedonoper lavori di tal fatta. Di qlleste circostanzeha dovtlto soffrire anche la composizionedel presente scritto, mentre a Sila volta la pllbblicazione di esso /Il ritardata dalle difficoltà di stampa, tra le qllali continllamente si dibatte tln partito illegale come·è il Partito comunista di Germania. Noske ha fatto il resto, seqllestrando nella tipografia gran parte della prima edizioneprima ancora che questo scritto potesse pervenire al ptlbblico. Per tali motivi potè avvenireche così i rivolllzionarii di Monaco come anche la verità storica rimanessero esposti quasi senza difesa agli odiosi attacchi, alle calunnie e alle mistificazioni della controrivolllzione, che disponeva di tlltto l'apparato tipografico e lo adoperava illimitatamente a tal fine. Il fango letterario scolò sili lavoratori bavaresi e Sili lorocapi in lln Sllbisso di articoli di giornale. All'orgia sanguinosa della soldatesca tenne dietro la sconcia crapllla dei pennivendoli del capitalismo, tlbbriacantisi al velenodelle loro stesse menzogne, alle oscenefigllrazioni della loro stessa fantasia perversa, e alle mance con clli la reazione li compensava dei loro servizi da tirapiedi. A qllesto brancodi iene della storia appartiene l'alltore di tlno scritto Sll « l'assassinio degli ostaggi a. Monaco». Spll· dorato sotto ogni rigllardo è il contentlto di qllesto scritto, vero appello ai più abbietti istinti della nostra depravata borghesia. Fa na/lsea il vederecome l'alltore di esso tragga fumi d'incenso per Marx dallo stesso vaso, da Cllifa esalare i stloi velenosi vapori. Per qllanto egli si ripari dietro l'anonimo, non è difficile BbhotecaGino Banco I

-4rico11oscerei11lui il capobanda di quella geldra di penny-a-liners (scrittori da u11soldo a rigo), che vivollOsullo sca11daloe son sempre agli ordi11idel padro11edell'ora. Lo svergog11atoscritto è cv,nparsopresso quella casa editrice « Firn, Verlag fur praktische Politik und geistige Erneuerung • (1), 11ellaquale collaboranoEnvin Barth, redattore del Vorwiirts, il ,ninistro dei ctdti Konrad Haenisc!ze julian Borc!iardt. Inoltre, un socialista maggioritario dichiarato, Hugo Hubert Breuer, ha dato alla lllce un libro su • Il sanguinoso fiasco della Repubblica de •Consigli». Egli cerca di rendersi conto degli avvenimenti di Monaco dal punto di vista del stto partito, e non ,na11cadi criticare a11che il Partito socialdemocraticodi Germania. L'esposizione dei /atti, tranne che per quanto riguarda i precedenti della repubblica dei Consigli, è difettosissi,na. E sicco,ne l'autore non è rivoluzionario, non i11tendeun'acca degli specifici proble,ni della rivoillzione. Molta delusione produce anche ttllOscritto anoni,no stt « La tragedia di Monaco », edito dal Partito indipendente. La rappresentazione degli avvenimenti vi è assolutamente insttf· fidente. L'aatore si impiglia in u,ia serie di contraddizioni precisa,nente nei pttnti, dove crede di poter criticare il Partito co- ,nunista, mostrando che la sua fonda,nentale preoccttpazione è quella di celare la grave responsabilità addossatasi a Mo11aco dal Partito indipendente; e natural,nente, data ll!la tale preocettpazione, non poteva venir fuori altro che 1m confusissi,no qaadro degli avve11imenti.Non si fa alcun tentativo di critica storica, cosa che sarebbe umiliante anche nel caso che la responsabilità di qaesto scritto spetti a capacità politiche, come son quelle del Co,nitato centrale del Partito indipendente. Sebbene io abbia partecipato diretta,nente agli avvenùnenti di Monaco, tattavia credo di aver conservato sufficiente indipendenza di spirito da servire la causa della verità storica, ed essa sola. Nel comporre questo scritto io ebbi a mia disposizione un materiale docwnentario relativa,nente scarso, ma essendomi posteriormente riuscito di procurarmi i docwnent.ipiù importanti, avrei potuto completare la_ rappresentazione degli (1) e LA vaia. casa editrice per la politica pratica e U rimwvam,nto spirituale » C..mo

-5avvenimenti. Ciò tuttavia per ora è impossibile per ragioni di tecnica tipografica. Ma, posto che il quadro complessivo rtsulterebbe modi/ icato solo in tratti non fondamentali, basterà stampare in appendicequesti documenti, e cioè proclami, decreti, dichiarazioni, ecc. • •• Dopo la composizionedi questo scritto, la liquidazionedella Repubblica bavarese dei CollSigli per opera della controrivoluzione ha fatto molti progressi. lo stato d'assedio si è perpetuato, il Governo « socialista » si tiene in bilicosulla punta della sciabola dei gener~li, e la soldatesca è padrona delle strade, dalle quali alla minima occasione spuntano di nuovo le siepi di fil di ferro spinato. I comunisti continuanoad esser fuori legge, e solo con grandi fatiche possono mantenere in segreto la loro organizzazione, di cui i segugi della controrivoluzione scovano sempre di bel nuovo le tracce. Centinaia :tra i combattenti di aprile e di maggio languiscononel carceree nella galera, e il nobile Eugenio Levinè è stato seguito nella tomba da altre vittime della gillstizia bianca. Questa frattanto ha gettato via gli ultimi scrupoli e si mostra in tutta la sua orribileschiettezza. Sarebbecompitograve e degno di uno storiografo quello di abbracciare in un lavoro su tutta la giustizia di classe della nuova Germania la campagna di vendetta del « diritto » borghese contro i proletari di Monaco e i loro capi. Pertanto nel testo di questo scritto mi limito a caratterizzare brevemente i metodi di tale giustizia, mentre qui basterà accennare soltanto ai più importanti processi, che nel frattempo si sono svolti. La tendenza generale della « giLtstizia » di Monaco si manifestò in tutta la sua brutalità nel processo cosidetto dell'assassinio degli ostaggi. È una finzione quella di dire che un processo politico sia fatto nell'interesse dell'eterna giustizia: esso non può servire che ad eliminare avversari. Un tribunale rivolt;.- zionario potrà sempre riconoscere ciò apertamente, mentre invece la giustizia bianca iia bisogno precisamente di tutte quelle date formalità, che la facciano apparire quale strumento di un B liotecri G1 10 B,a :o

-6diritto imparziale e fuori delle classi. E soprattutto essa ha bisogno di creare quell'atmosfera di indignazione morale, mediante la quale così a buon mercato st riesce a far diventare pecore gli inco11sciaippartenenti alla classe lavoratrice,e a farli curvare sempre più basso sotto il giogodel capitalismo. Il« processo per l'assassinio degli ostaggi » offrì il destro di fabbricare a tonnellate questa indignazione morale e di spargerla per tutta la Germania attraverso tutti i canali della stampa. Sotto la presidenza di un giudice, che trovava la cosa divertente e la trattava tra le sozzure del suo abituale tavolino da caffè, si rappresentò una rieugnante tragicommedia. Bisognava far apparire gli accusati come creature del!' inf emo, per rendere il mondo spietato contro di essi. Orbene,a tal fine indubbiamente si comincia bene, quando si riesumano errori e mancanze dal passato di un uomo, li si esagera accortamente, e quindi su questo specchioda prestigiatori si fa apparire una grùzta orribile. Che mai non era da aspettarsi dai dotti giudici del tribunale popolare di Monaco, una volta che essi volevano servirsi di tal procedura e allo stesso tempo dell'eccellenteappoggio di Schmock ? E il signor procuratore di Stato un tempo aveva fatto lo studente. Non èforse altrettanto vantaggiosomettere un contro l'altro gli accusati, semplici lavoratori, che nell'angoscia della morte cercano di afferrarsi a qualsiasi tavola di salvezza? Questi _stessi_lavoratorinella lotta aperta si erano mostrati uomini e avevano sfidato tutti i pericoli: e in verità non li disonora il fatto che 11011abbian potuto reggere alle torture giudiziarie. Così pure io non trovo alcuna ragione per modificare il mio giudizio su F r i t z S e id e 1, il comandantedel Oinnasio leopoldi110a, d onta di quanto è stato accertato sul suo passato rivoluzionario. Come degli accusati, così nel processo si fece strazio della verità storica. Che le vittime di quell'atto, sul quale doveva giudicare il tribunalepopolare di Monaco,non fossero ostaggi, ma, oltre a 1m certonumero di guardie..bianche fatte prigioniere, si trattasse di cospiratori controrivoluzionari, è stato dimostrato dalle stesse rodomontate spacciate dalla Società di Thule (Thulegesellsahft) nel suo .• Osservatore » (Beobachter). E ciò sarebbe risultato in mqdoanche più incontroverB blrotecaGmo Banca

-7tibile se si fossero chiamati a testimoniare coloro che conoscevano esattamente i fatti in questione. Invecedi costoro, comparvero davanti al tribunale dei notorii confidenti di polizia a raccontar le loro frottole, sicuri colll'erano che il paragrafo sul falso giuramento non esisteva per loro nel codicepenale. Come ora è risultato certo , sulla base di queste !llenzognedi spioni fu mandato innocentemente a morte il coimputato S e i d e l (diverso dal colllandantedel Ginnasio leopoldino).Inoltre è risultato che quel tale documento , che nel corso del procedimento ebbe capitale importanza, e cioè l'ordine di fucilare ostaggi che sarebbe stato dato da E g l h of er, era una pura e semplice falsificazione. Ciò può faciltnente di!llostrarsi. Nell'opuscolo intitolato « Un anno di rivoluzione bavarese in illustrazioni » edito dalla casa di reportage fotografico Hoffmann, Monaco, Sc!iellingstr. · 50, a pag. 20 è riprodotto in fotografia questo preteso ordine. Vi si legge con tutta chiarezza la sottoscrizione: 'R,. E g l h of e r. Il falsificatore non si è dato neppur la pena di injor!llarsi del nome di Eglhofer I A pag. 30 dello stesso opuscolo si trova un facsimile della vera firma di Eglhofer , la quale mostra in maniera caratteristica la calligrafia da operaio del/' assassinato rivoluzionario. Con/ronfando le due firme si scorge chiaramente che il jalsificatore aveva sotto gli occhi quella genuina, ma che non fu capace di far sparire gli abituali tratti della sun. burocratica scrittura. E così. pure solo 111ediantgeiuramenti falsi fu possibile di profanare il cadavere di Levinè e di aizzare l'opinione pubblica della borghesia europea contro Levien, mentre tanto l'uno quant,, l'altro non aveva,w la 111ini11c1oalpa nel fatto del Ginnasio leopoldif/O.Essi anzi lo biasimarono, giacchè pensavano da uomini politici, e ogni llOlll0 politico deve biasi111areun'azione generata non da riflessione oggettiva, llla dalla collera e dal desiderio di vendetta. Le condanne capitali del tribunale popolare non furono altro che assassinii co111messpier placare la sete di vèndetta della controrivoluzione e per schiacciare La classe lavoratrice. Il Governo socialista bavarese li lasciò co111!llettesrenza batter ciglio. Ed ora, il quadro opposto: la strage dei conjratelli sulla Piazza Carolina. Nel Ginnasio leopoldino una breve procedura, Biblioteca Gino B anco

-8condotta con quella fiera oggettività, che nasce dal velenodella collera.Sulla Piazza Carolina unafuria forsennata di fucilate, di colpi d'ar,na bianca, di granate a ,nanosu una ,nassa d'uomini prostrata s1# suolo d'una cantina, i colpi di grazia ai feriti a ,norte, il depredamento dei corpi ancor sussultanti, una frenesìa o,nicida. Noi co,nunisti ,wn chiedia,no la morte di queste orde i,nbestialite , che vengono ammaestrate a bello studio alle orgie nel sangue dei lavoratori,· anzi troviamo ragioni di cle,nenza verso i colpevoli, che erano stati fatti ubbriacare di acquavite e di ,nenzogne. Noi constatia,no soltanto, che se le vitti,ne fossero state dei rivoluzionart, nessun cane avrebbe abbaiato dietro gli assassini. Nessun poliziotto, nessun procuratore di Stato, nessun gilldice si è trovato per gli ltCcisoridi Eglhofer, di Landauer, di Sontheimer; solo a grande stento riuscì ai paretzfi delle vitti,ne della confraternita di imporre il procedimento penale,-e quando il processo si fece, comparvero come acwsati lln paio di ,niserabili mannequins. Oli alti delinqllenti, che a dir poco vennero ,neno delitfllosamente al proprio dovere, restano ùzdistllrbati. E l'accllsa non è di assassinio, nè la condannapuò esser capitale. No, il tribunale _ètanto ingenuo da di,nenticare, che esso anzitutto deve conservarela propria maschera, e trova ragioni di cle,nenza nel fatto che gli assassini credevano di massacrare Spattachiani. Giustizia di classe diventata seconda natllra. Due altri contrapposti: il lavoratore Lindner e il conte Arco-Valley. Il conteper fanatismo politico assassinò il pres{ dente dei ministri Eisner ; Lindner per indignazione contro .tale ,nisfatto commise un attentato controAuer, nel quale egli vedeva L'autore morale. Il lavoratore Lindner fu salvato dalla pena capitale solo dal!' esplicita condizione, sotto cui egli si arrese, condizione e/tedel resto fil già violata col sottoporlo a lln · tribunale eccezionale. Egli se l'è cavata con 14 anni di reclusione. Il titolato omicida è bensì condannato a ,riortepro-forma, ,na il tribllnale fa una profonda riverenza al • contino. » Non poteva trattarsi di infliggere la perdita dei diritti civili-esso dichiaraperchè il modo d'agire del giovane uomo,politicamenteinesperto, non deriva da basso sentire, ma da ardente a,nore verso il suo B blioteca Gino- Bianco

I I f{ i I -9popolo e la sua patria, e fu il trabocco della sua impetuosità e dello sdegno contro Eisner diffuso in molti strati popolari ; e inoltre perchè l'accusato ha confessato la sua azione in tutti i suoi particolari senza fare il minimo tentativo di attenuarla o di mascherarla, dando prova di nobiltà d'animo degna di considerazione». Non v'era certamente bisogno delle dimostrazioni pangermaniste davanti al Ministero per ricordare al Governo socialdemocratico, abituato a segnare sentenze di morte come già un tempoNicolò Il, che esso aveva anche il diritto di grazia. E il signor conte può confortarsi. Egli non porterà nella Cittadella le catene, che dovette trascinare Levinè; e se anche la pena di morte gli fu commutata in detenzione a vita, tuttavia egli potrà presto spassarsela con altri aristocratici assassini della sua sfera. È destino degli Hoffman di essere trascinati da un atto controrivoluzionarioall'altro. Quandouno si è promesso al diavolo, non gli scappa più dalle unghie. Essi sono politicamente abbastanza furbi da capire che non si può eternamentegovernare con lo stato di assedio; ma sanno anche che questo è l' unico mezzo che assicuri loro il potere. Ma la classe lavoratrice bavarese, per quanto possa parere depressa, ha imparato molto dai giorni della sua grandezza': nè potrà dimenticare i giorni del terrore bianco. Essa non potrà più diventar strumento per avventure e per avventurieri, ma quando i tempi saranno compiuti anche questo Tartaro crollerà. Di questo siate certi! . * • La tattica dei comunisti di Monaco non è andata esente da rimproveri neppurein seno al P. C. tedesco, e tali rimproveri sono stati accolti in trionfo dagli avversari tanto appartenenti al Partito indipendentequanto al campocontrorivoluzionario.In questo scritto non mi · addentro nella controversia, limitandomi all'esposizione dei fatti. Ma mi sembra che i fatti stessi nel loro nesso storico offrano la miglior dùnostruzione della correttezza del!' indirizzo fondamentale della nostra politica. Certamente agli spiriti semplici può sembrare una contraddizione in-

- 10solllbile il fatto che i comllnisti non ritenessero esistenti in Baviera le condizioni ne_cessarieper la vita d' llna repllbblica dei Consigli, e tllttavia poi si sieno messi alla testa di essa. ~ la storia non pone dei quesiti matematici, che si possano risolvere con esattezza logica. I nostri critici mostrano scarso senso storico. Essi si lasciano trarre in inganno da quanto vi fu di . ridicolo nella « proclamazione » della Repubblica dei Consigli. Ma se tale proclamazionefu forse un pò troppo sollecita in confronto ai fatti reali, ciò non toglie ch'essa astrazion fatta dalle esteriorità -- scaturisse dalle necessità storiche. O si crede sul serio che i giuochi in/ antili di ciarlatani politici potessero avere così gravi conseguenze? le cose si sarebberolimitate ad tm paio di frasi lanciate tra i bicchieri nel Ca/f è Stefania, se non vi fossero ·state le condizioni e la necessità dell'aswnzione del potere da parte del proletariato. La storia impone di dire ciò che realmentefu : cioè, che in Baviera la borghesianon aveva alcuna forza, mentre la classe lavoratrfce la aveva. Certo in Baviera non v'erano· le condizioni di esistenza per uno Stato proletario, e quindi la sua sorte dipendevadall'andamento della rivoluzione tedesca. In una maniera o nell'altra la classe lavoratrice doveva allora andare avanti, e questo movimento in ogni caso doveva tendere a uno scopoche oltrepassasse la posizion~ già raggiunta, passando nel nostro caso dalla repubblicadei Consigli per burla alla vera dittatura del proletariato. In tali casi un partito rivoluzionario· non può ritirarsi in un canto con la sua saggezza politica, ma deve esser pronto a morire col proletariato rivoluzionario, per poter vivere comepartito della rivoluzione. L'avvenire dimostrerà la verità di questa tesi. Oggi più che mai la politica dei comunisti di Monaco mi pare degna di servire da esempio. Essa tenne sempre desta la coscienza critica degli operai e li condusse compatti all'azione, Ciò fu merito specialmente di Eugenio Le vin é, l'acuta intelligenza del quale, laferrea volontàe l'audace coraggio possano esserci rimasti in retaggio. Ulma, gennaio 1920. P. W. AbliotecaGino Banco

1. Introduzione. la repubblica bavarese dei Consigli cominciò con una farsa, terminò con una tragedia. Il suo inizio fu una ridicola caricaricatura, ma dietro questa si nascondeva un contenuto storico. Essa fu la conclusione di uno stadio della rivoluzione tedesca, che a Berlino era stato raggiunto fin dal Gennaio ; e tuttavia non fu una semplice ripetizione delle giornate berlinèsi di Gennaio. le esperienze fatte dal proletariato rivoluzionario tedesco in un trimestre di aspre lotte non erano rimaste inutili per ·il proletariato bavarese. le formule politiche erano più chiare, la volontà rivoluzionaria della classe lavoratrice più salda, la tattica rivoluzionaria più sicura dei propri fini. Anche la controrivoluzione aveva imparato e si era rafforzata. Pertanto in Baviera la lotta dovette assumer forme nuove, mettendo in movimento da ambe le parti forze più solide e assumendo più vaste proporzioni che altrove. la repubblica bavarese dei Consigli non fu fondata dai comunisti, dai più decisi fautori dell'idea dei Co(1sigli. Essa fu il risultato delle mistificazioni e degl'intrighi dei socialisti governativi, del donchisciottismo anarchico, e della politica opportunista del Partito indipendente. Sorse non in un paese, dove un alto sviluppo delle forze produttive e dei contrasti di classe avessero acuito all'estremo la lotta di classe, ma in un paese a produzione prevalentemente agraria nelle mani di un contadiname benestante. Anche le non molte grandi città bavaresi posseggono solo poche grandi industrie. La repubblica dei Consigli dovette rispecchiare questa immaturità già nel modo della sua nascita. In essa i comunisti non potevano vedere che un'impresa sbagliata; ma la dialettica del processo storico costrinse poi le masse operaie ad agire, e indi B bhoteca Gino B anco

12 - il Partito comunista ad assumere il potere. Esso si assoggettò a questa costrizione storica, riconoscendo che, una volta giunto àl potere, il suo compito" doveva esser quello di promuovere fin dove fosse possibile i fini comunisti, affinchè dopo la propria caduta rimanesse nei rapporti reali e nelle menti un inalienabile guadagno per la rivoluzione. Esso persegul tale politica lottando contro enormi ostacoli, soprattutto contro la trepidanza e il tradimento annidati nelle file stesse della classe lavoratrice ; e ricavò dalla situazione ·quanto questa poteva dare. Ciò eh' era cominciato sotto forma di avventura, fu continuato come primo grande tentativo di attuare su suolo tedesco la dittatura del proletariato con tutte le sue conseguenze. Pertanto la storia della repubblica bavarese dei Consigli offre un variopinto quadro di ridicolaggine e di severa grandezza, di debolezza e di incrollabile risolutezza, di'perfido tradimento e di eroica abnegazione. Essa ha messo definitivamente termine ad uno stadio della rivoluzione· tedesca, ed ha spalancato le porte ad una nuova fase. Se la classe lavoratrice tedesca vuol essere ali' altezza dei compiti, che le prossime lotte le impongono, essa dovrà trarre fondamentali insegnamenti dalle esperienze del proletariato bavarese. 2. La situazione economica e la .stratificazione delle classi in Baviera. La politica bavarese del periodo rivoluzionario è ricca di tratti bizzarri , di brusche svoltate, e di accidenti tragicomici. Essa è caratterizzata dal fatto che potè esser diretta da Kurt Eisner , uomo che , nella sua qualità di giornalista, anche nel periodo della sua potenza non fu che un novellista politico, pieno di ghiribizzi e di sottigliezze, e, sempre attaccato alla superficie, si lasciò accecare da esteriorità politiche borghesi, trovando il suo compiacimento nelle belle parole e nei grandi gesti, ma senza mostrare alcun senso della rude realtà. Soltanto un paese, la cui politica era determinata da forti ma confusi contrasti interni, poteva sopportare un uomo simile alla sua testa. Il carattere imperialista della guerra rimase estraneo al B bho , G no Bi.

- 13 - popolo bavarese,. la cui economia non era ancora immediatamente attaccata dall' imperialismo. Qui prima che altrove in Germania l'opposizione alla guerra doveva guadagnare larghi strati della popolazione. Tale opposizione crebbe ognor più, ad onta delle continue concessioni, che durante la guerra dovettero farsi alla Baviera; crebbe, nonostante che riuscisse alla Baviera di sottrarsi agli spasi,mi della fame mediante il divieto d'esportazione verso il Nord. L'ostilità nutrita in Baviera contro la guerra anche da larghi strati della borghesia spiega come ivi abbiano potuto trovare ripercussione i primi movimenti rivoluzionarii, e come a Kiel abbia tenuto dietro immediatamente Monaco, prima ancora che Berlino e la Germani a centrale fossero state tocche dalla rivoluzione. Questa tardività economica determinò anche l'ulteriore corso della rivoluzione. La Baviera è ancora un paese prevalentemente · agrario, ma vi sono solo poche grandi proprietà nel vero senso. Vi manca del tutto quella classe di contadini, che in Russia potè diventare collaboratrice della rivoluzione: una classe cioè di contadini privi di diritti, sfruttati , affamati di pane e di terra. Vi manca quel proletariato rurale, che viene spremuto sui latifondi dei baroni ungheresi, e può guadagnarsi alla causa del comunismo. La contadinanza bavarese è agiata e ha fatto buoni affari nella guerra. Essa è una stirpe robusta, conscia della sua forza, che tende politicamente verso una primitiva democrazia , e quindi mostra simpatia verso ogni rivoluzione che tenti di limitare la tutela burocratica. Un Consiglio di contadini, che tolga l'amministrazione distrettuale dalle mani dei direttori /prefetti/ e dei loro assessori, è per essa una formula politica ben accetta. çssa è indifferente di fronte alla socializzazione delle grandi proprietà della corona, dei principi e baroni, e dei vescovi, avendo necessità vitale di ingrandire la sua proprietà; per contro, si opporrebbe alla socializzazione dell'intiera agricoltura con tutta I' ostinazione di cui è capace una testa anticollettivista di contadino ossessionata dal fanatismo della proprietà. Il contadino bavarese, ottuso e dominato dai preti, può facilmente diventar vittima della più smaccata demagogia. TutB blioteca Gino B,anco

- 14 - tavia egli in generale si disinteressa delta grande politica, fino a che non vengan toçcati i propri i interessi, ma se si tocca la proprietà dei contadini, allora da costoro spunta fuori I' idra delta controrivoluzione, della Vandea. Neppure nel proletariato agricolo la rivoluzione comunista può sperar comprensione o aiuto. I servi e serve rustici che lavorano sulle terre dei grandi e medii contadini per lo più derivano essi stessi dal contadiname. Sono i figli minori dei contadini, esclusi dall'eredità, e le loro figlie zitelle. La concezione patriarcale, secondo cui la servitù fa parte della famiglia del contadino, e vede in costui il padre che veglia al proprio destino, non ha ancor fatto luogo al riconoscimento dell'identità che corre tra i rapporti del contadino possidente coi suoi servi e quelli del capitalista con gli operai.- Inoltre la proprietà contadinesca non è una grande azienda, in cui l'ammassarsi di numerosi lavoratori salariati possa svegliare il sentimento di classe. Presso i proletari agricoli bavaresi solo ·il rivolgimento dei rapporti reali potrà portare un mutamento di sentimenti. In Baviera la campagna non è fattore rivoluzionario. Essa ha importanza solo per la controrivoluzione. L'industria è assai scarsamente sviluppata in Baviera. Le grandi città non hanno deciso carattere industriale ; e meno di tutte Monaco. Prima della guerra Monaco possedeva un' unica grande azienda industriale, l'opificio Maffey; durante la guerra si aggiunse quello di Krupp. La maestranza di queste fabbriche solo in piccola parte è composta di elementi locali : in prevalenza vi lavorano elementi oriundi ~d'altri paesi. Oli operai indigeni in gran parie provengono dalla piccola borghesia, e sono imbevuti di idee piccolo-borghesi, metodicamente educati dall' antica socialdemocrazia ad un ·gretto particolarismo e all'opportunismo. In grazia del ritardato sviluppo economico, gli antagonismi di classe sono meno acuti che nella Germania settentrionale, e quindi la borghesia non ha alcun motivo di svelare il suo vero carattere, la qual cosa a sua volta fece nascere e alimentò nel proletariato bavarese delle illusioni intorno alta forma che avrebbero preso in Baviera le future lotte di classe. Si spiegava 10((.C' Gin B1 :o

- 15 - Ja brutalità della lotta nella Germania settentrionale con lo speciale carattere del.fa razza prussiana ; e i più profondi arrivavano al massimo a credere che si trattasse essenzialmente della lotta senza quartiere della nobiltà agraria prussiana contro la classe lavoratrice. Soprattutto non si credeva che, la borghesia avrebbe impegnato una lotta a coltello in difesa del capitalismo; e si era convinti in modo speciale della pusillanimità e della fiacchezza della borghesia bavarese. La Baviera non può generare un Noske, e da noi non sono possibili le guardie bianche : ecco il pensiero spontaneo di vasti strati dell'intellettualità e del ceto operaio. Su questo terrèno piccolo-borghese, e grazie alla tradizione di bohéme del numerosissimo ceto dei letterati e degli artisti, potè farsi strada specialmente a Monaco l'anarchismo, cioè un radicalismo di carattere piccolo-borghese, scaturito dall'inclinazione rivoluzionaria dell'intellettualismo sopraf(atto dal capitale, spoglio di qualsiasi capacità di penetrazione politica, e quindi incline ad ogni politica avventura, ma senza consiglio alla pri- · ma difficoltà. Per costoro i grand~ gesti e le frasi sonore dovevano compensare la mancanza di serietà e di avvedutezza politica. Nçm deve tenersi in poco conto la loro influenza sulla classe operaia di Monaco, influenza che diventò,f)ericolosa specialmente per aver abituato i lavoratori alla frase, che si rivolgeva alia loro passione anzichè alla loro inteli igenza. Assolutamente fidati apparvero gli operai della grande industria, pieni di comprensione della realtà, pari ai compiti storici, e sempre più esperti ad ogni mutar di situazione. Essi tenevano fronte ai capi con critica oggettiva, aderivano con entusiasmo alle idee comuniste, e in ogni ora decisiva seppero agire con indipendenza e irremovibile energia. Le loro gesta e il martirio di migliaia di essi attestano della loro tenacia nella lotta, del loro ardimento, e della loro eroica fedeltà alla grande causa della loro classe. B blioteca Gino s·anco

- 16 - 3. Le contraddizioni interne della politica bavarese. Il ritardato sviluppo degli antagonismi di classe permise in Bavie'ra la permanenza di quel Governo misto di borghesi, di socialisti di destra e di indipendenti, che in Prussia era già da gran tempo crollato. Questo fatto alimentò la convinzione che la Baviera marciasse all'avanguardia, perchè qui il Partito indipendente non permetteva ai traditori di far la loro politica reazionaria nell'interesse del capitale. In realtà invece la politica di Noske è una necessità storica, nella quale si manifesta la volontà della borghesia di combattere fino all'ultimo per la conservazione del potere. La borghesia e il proletariato debbono tendere all'estremo le loro forze in lotte sempre più aspre, debbono aver messo in azione l'ultima risorsa, e una di queste due potenze deve essere schiacciata in una lotta tremenda, prima che l'altra possa gridar vittoria. fino a quando la borghesia sarà capace di uno sforzo, non si sottometterà. Pertanto, là dove può s~stenersi un governo del tipo di quello di Eisner e di Hoffmann, ciò non dimostra che la borghesia sia debole, ma anzi prova che la politica del Governo non ha ancorà provocato l'estrema resistenza della classe capitalistica. In realtà, la politica del Governo bavarese non era altro che un jallimento in permanenza. Essa non era nè borghese nè proletaria. Qua e là essa prese talora la rincorsa, come nell'affare della pubblicazione dei documenti intorno all'origine della guerra ; ma rifuggiva da ogni conseguenza. La rivoluzione aveva mandato al diavolo il re, ma il Governo non osò metter mano sull'antico apparato ufficiale, e continuò a funzionare alla maniera antica, limitandosi a qualche pennellata di altro colore sulla facciata. Durante l'agitazione che precedè la proclamazione della repubblica dei Consigli, esso si accontentò di elaborare una legge sulla soppressione dei titoli, degli ordini cavallereschi e della nobiltà, cosa questa di cui un Governo rivoluzionario si sbriga con una mossa di mani. La politica divenne sempre più incerta, sempre più oscilB blioteca Grno Bianco

- 17 - !ante, sempre p1u priva di contenuto reale. Essa non poteva accontentar nessuno, nè il proletariato, nè la· borghesia; e gli attacchi divennero quindi sempre più vivaei da entrambe le parti. L'attentato contro Eisner fece traboccare il malcontento contro le condizioni politiche vigenti. Il proletariato ne fu spronato, scese sulle strade, passò all'azione. Da quel giorno la repubblica dei Consigli divenne una rivendicazione pratica. Sono noti i tentativi fatti per attuarla. Essi fallirono percl1è il retto senso, che il proletariato aveva dei reali rapporti di forza, non gli lasciò acquistare quel grado di risolutezza, che sarebbe stato necessario per fare quel tentativo. Dopo l'attentato contro Eisner la Baviera si trovò in un interregno; il Consiglio centrale dei Consigli degli operai e soldati non aveva che l'ombra del potere. Ed esso non era un Governo. Il carro governamentale era fermo. Esso fu rimesso in movimento dal compromesso del 17 marzo, che diede luogo alla formazione di un Ministero Idi socialisti di destra e di indipendenti con Hoffmann alla testa ; ma anche questo Governo era impotente. Il movimento delle masse era divenuto già cosi forte, da non permettere ali' apparato governativo di funzionare ordinatamente. E il Governo stesso era campato in aria. Esso non poteva appo.ggiarsi a niente di solido. Non osò di convocar~ la Dieta (Landtag), perchè l'odio della classe operaia contro questa bottega di chiacchere era troppo grande, e l'adunata di essa avrebbe provocato le peggiori conseguenze. D'altro canto la borghesia non poteva rimaner più inoperosa diranzi a questo stato di cose. Essa esigeva una vera politica: la convocazione della Dieta, la formazione di un Gabinetto borghese fattivo, la compressione delle masse sulla strada, la cessazione dell' « anarchia ». Il Governo non poteva far nè una cosa nè l'altra. Per una politica proletaria mancava così la volontà come la capacità, mancava la maturità così del proletariato come delle condizioni oggettive ; e d'altro lato, per fare una poi itica decisamente borghese; sarebbe stato necessario, in un periodo di rivoluzione come l'attuale, possedere una forza reale per imbrigliare il proletariato. 2 B blloteca Gino Bianco

- 18 - Il presidente dei ministri Hoffmann nel discor.so tenuto il 2 giugno alla Dieta disse involutamente ma tuttavia abbastanza trasparentemente : « Il Governo non potè bensl impedire il rivolgimento del « 7 aprile, ma il fatto che esso tuttavia il 7 aprile esistesse, « come Governo emanante dalla Dieta, fu decisivo per I' ulte- « riore corso degli avvenimenti. Così soltanto, grazie ad una « rapida decisione, potè opporre resistenza al propagarsi del « moto sovversivo nella Baviera settentrionale, e· infine domarlo « anche nella Baviera meridionale. Si è fatto rimprovero al Go- • verno di non aver fatto con sufficiente energia i suoi prepa- « rativi per impedire il moto sovversivo di Monaco. ( Verissi- « nw!) Sl; il rimprovero è stato fatto; ciò è verissimo; ma è « altrettanto vero, che il rimprovero è ingiusto. Allorchè il « 17 marzo io assunsi il Governo, esisteva a Monaco un eser- « cito,ben organizzato di 30mila disoccupati ostile al Governo, « e una forza pubblica ùi generale priva di combattività. Le pra- « tiche per la creazione di una nuova forza pubblica furono « iniziate appena assunto il Governo, ed il l e 2 aprile eran già « terminate. Doveva immediatamente attuarsi il congedamento « della guarnigione di Monaco. Ma appunto questa intenzione « del Governo precipitò la catastrofe di Monaco. · ·« Neppure un Governo socialista può far miracoli ; e sa- « rebbe stato un vero miracolo, se nelle sconvolte condizioni in « cui si trovava fosse stato possibile in quattordici giorni cavar « fuori da quelle soldatesche una truppa fidata per il proprio «Governo». La Prussia possedeva questa truppa fidata nelle Guardie bianche ; la Baviera no. Bisognava trovare una via d'uscita da questa situazione impossibile. Era necessario rischiare, provocare una decisione a destra o a sinistra. I socialisti di destra sentivano il fuoco alle calcagna: volevano cercare la via d'uscita e la trovarono. B blioteca Gmo B anco

- 19 - 4. L'esempio prussiano. I socialisti di destra del Governo Ebert-Haase si eran trovati nell'identica situazione nel dicembre 1918. La loro debolezza aveva portato ad aspri conflitti interni. L'esistenza di una forza armata in istato di agitazione rivoluzionaria. aveva reso inevitabile la soluzione sanguinosa di tali conflitti. I socialisti di destra allora capirono presto che conveniva attizzare il fuoco, per poter schiacciare definitivamente il nemico in battaglia campale. Pertanto si acuì a bella posta fino all'estremo il conflitto con la divisione popolare di marina, e si provocò la rivolta. Wels pensò di poter schiacciare a un tempo la marina e gli operai armati per mezzo della divisione Luttwitz, reduce appunto dall'aver soffocato la rivoluzione in Finlandia; ma il colpo non riuscì, e la marina rimase vittoriosa contro quella forza superiore. Le truppe regolari apparvero malsicure e inutilizzabili allo scopo di massacrare il proletariato. Occorrevanole guardie bianche. Nell'insùrrezione di gennaio, durante la cosidetta settimana di SpartacllS, questo metodo si manifestò in maniera molto più chiara. Quando il signor Eugenio Ernst menava vanto con un giornalista italiano del fatto, che il Governo avesse spinto gli Spartachiani a prorompere prematuramente, prima d'aver raccolto le forze necessarie, certo egli millantava alquanto; però il processo Ledebour ha dimostrato che il Governo, appena scoppiato il conflitto, cercò con tutti i mezzi di inasprirlo, per conseguire ·i propri intenti controrivoluzionarii. Esso respinse persino la fiacca proposta fatta dal Partito indipendente di dirimere il conflitto mediante l'arbitrato del Consiglio Centrale; e tuttavia questa soluzione sarebbe stata una vittoria morale per il Governo, che aveva completamente nelle sue mani il Consiglio Centrale. Ma esso non voleva un successo morale, voleva la vittoria militare; e conseguì il suo scopo. Oli operai furon disarmati, la borghesia fu armata, fu creata la guardia bianca. Allora le provocazioni si susseguirono I' una ali' altra: il selvaggio accampamento della guardia bianca a Berlino, la rabB I IO{

- 20 - biosa campagna della stampa contro Spartaeus, le notizie fantastiche di sommosse imminenti, gli eccessi e gli assassini delle truppe di Rheinhardt, la spedizione contro Brema, la ~pedizione nella Renania, Erjurt, Halle etc., e finalmente il massacro di Lichtenberg. Lo scopo di tutte queste prodezze era quello di schiacciare i lavoratori rivoluzionari, di sciogliere completamente nella maggior parte delle città le truppe regolari, e di armare sistematicamente la borghesia, raccordando alla Guardia bianca le milizie popolari di recente istituzione. Queste eranù le garanzie di forza, di cui il sanguinario• Governo Ebert-Scheidemann-Noske aveva bisognoper restaurare la dittatura del capitale sulla classe lavoratrice. Anche in Sassonia e nel Wiirttemberg si raggiunse• sino ad un certo punto lo stesso scopo. 5. Speculatori e intriganti. Il generale scompiglio delle cose e la debolezza del Governo in Baviera fece nascer dei conflitti, che dovevano essere qui molto più aspri, perchè la situazione generale era assai più matura di quanto non fosse stata a Berlino tre mesi prima. Nella classe· lavoratrice era ancor viva I' indignazione per l'assassinio di-Eisner, e la propaganda per il sistema dei Consigli aveva messo profonde radici tra le masse. La proclamazione della repubblica ungherese dei Consigli aveva mostrato I' immediata portata pratica delle rivendicazioni comuniste ; e il modo con cui quella era sorta aveva alimentato illusioni nelle masse e anche presso i capi socialisti di destra. Si aggiunsero i successi militari dei Russi, che appunto in quel torno liberavano l'Ucraina. La Germania era sconvolta da lotte gigantesche nel bacino della Ruhr, nella media Germania, nel Wiirttemberg. La classe lavoratrice bavarese era irritata per la convocazione della Dieta indetta per 1'8 aprile ; e il suo sdegno si manifestò nella decisione presa dalle truppe di Monaco di cacciar via gli ufficiali e « d.i assegnar loro per spirito umanitario il sussidio di disoccupazione». ~ I I G n Bianco

- 21 - La spinta esterna fu data da un com1Z10tenuto il 3 ·aprile ad Augusta dai socialisti di destra, dove si deliberò di chieder la proclamazione della repubblica dei Consigli e di mandare al Governo una deputaziane, con alla testa il presidente pel Consiglio centrale dei soldati Niekisch, la quale dovesse presentare la votata domanda. Gli anarchici, che prevalevano nel cosidetto Consiglio operaio rivoluzionario, avanzo delle giornate di novembre, furon tosto della partita; e anche gli Indipendenti vi aderirono. È certissimo che tutti questi individui, così gli anarchici come gli Indipendenti e i socialisti di destra, non avevano alcuna idea dell'essenza di una repubblica dei Consigli. Essa era per loro non qualche cosa di radicalmente nuovo, non un mutamento di regime, che dovesse fondarsi su una totale rivolu- •zione della società e portarla a compimento, ma solo una modificazione formale del Governo. Si doveva dare ai Consigli operai un certo diritto di compartecipazione alla nomina dei posti ministeriali accanto alla Dieta o invece di questa; ma del resto il collegio ministeriale doveva continuare a lavorar come prima. Una repubblica borghese dei Consigli, ecco l'idea che inconsciamente balenava alla mente di lor signori. Per gli Hoffmann si trattava di una semplice speculazione, che in ogni caso doveva conservarli al potere. Essi avrebbero fatto un po' più di politica sociale, avrebbero avuto modo di inscenare la loro farsa di socializzazione, questo ridicolo tentativo di lavar la cute al capitalismo senza bagnarlo ; e in tutto il resto le cose sarebbero continuate ad andar come prima. Anche gli anarchici e gli indipendenti facevano un.a speculazione consimile, tendendo a un ministero puramente socialista che, sottratto in tutto o in parte dalla tutela della Dieta, avrebbe potuto lavorare. Anche per loro non si trattava affatto di un radicale mutamento del sistema di governo. Essi non pensavano neppur per sogno che eliminare la Dieta, mentre però permanevano nella società gli antichi rapporti di forza , significava semplicemente provocare la più pazza confusione e i più aspri conflitti. Per essi il Governo era una potenza ultraterrena, che poteva fare il suo volere indipendentemente dalle condizioni della B1bl 1oteca Gino Bianco

- 22 - società : bastava solo rinforzare nel Governo la volontà socialista con l'iniezione di nuovo sangue. Tuttavia è indubbio che almeno nella mente del signor Schneppenhorst cominciava a tessersi un intrigo. Questo Schneppenhorst, antico falegname, membro del Partito socialdemocratico ,è ministro della guerra nel Gabinetto Hoffmann, nel suo nuovo posto aveva capito un~ sola cosa, che cioè un Governo senza forza effettiva non può approdare a nulla. E dai suoi colleghi Wéls e Noske aveva appreso i sistemi coi quali si poteva giungere ad aver la necessaria forza militare. Tutta la sua attitudine mostrava ch'egli intendeva agire secondo il modello prussiano. Appena le cose si fossero sviluppate anche solo fino a un certo punto, sarebbe venuto il momento di aizzare tutte le forze controrivoluzionarie, di creare corpi di guardie bianche, e con l'aiuto di esse abbattere il nuovo regime prima che avesse il tempo di r.onsolidarsi. Era un piano machiavellico, che quel povero di spirito potè tuttavia condurre a compimento con la sua furberia contadinesca in grazia della situazione caotica e 'della ingenuità politica dei suoi avversari di partita. Del resto, l'intiero gabinetto Hoffmann era all'istesso livello della morale di Schneppenhorst, e lo dimostrò continuando a tenersi seco questo tristo arnese anche quando il doppio giuoco di lui era diventato ormai evidente a tutti. Invero i deboli di spirito e gli impostori finiscono sempre per .ritrovarsi insieme; e gli illusionisti politici si lasciano sempre giuocare dagli altri. 6. La repubblica dei Consigli nella storta. « Si è or ora compiuta un'opera grandiosa. « Che c'è dunque? « È fatto un uomo ! Come Homunculus nella storta, in simil guisa dagli alchimisti politici fu manipolata la repubblica dei Consigli. Questa non sorse sulla libera arena del movimento delle masse, ma negli anditi oscuri del Ministero della guerra. « Questa è la proprietà della cosa : B hoteca Gino Bianco

- 23 - « Alla natura basta appena l'universo. « Ma ciò che è artificiale, vuole spazio chiuso. Dopo la venuta della deputazione di Augusta, il 4 aprile si trattò dell'attuazione della repubblica dei Consigli in una conventicola segreta tenuta al Ministero della guerra tra diversi ministri socialdemocratici, il Consiglio centrale e il Consiglio operaio rivoluzionario. Con molta sorpresa, la sera f~ invitato al Ministero della guerra per affari urgenti anche il Comitato d'azione del Partito comunista. Questo yi trovò adunati i capi del- Partito socialdemocratico, del Partito indipendente, degli anarchici, i ministri Schneppenhorst, Segitz, Simon, Steiner e Unterleitner, come pure il comandante della piazza Diirr. Si dichiarò ai comunisti che verrebbe immediatamente proclamata la repubblica dei Consigli, e che i posti di ministro sarebbero stati distribuiti in parti uguali tra socialisti di destra, comunisti e indipendenti. Avendo domandato i comunisti, quale attitudine tenesse il Gabinetto di fronte a tale novità, si rispose che esso si sarebbe adattato ai fatti• compiuti. I oomunisti allora ricordarono che continuava a tenere il comando del presidio della stazione ferroviaria il sergente maggiore Aschenbrenner, un macellaio di uomini, di cui parecchi Congressi di Consigli avevano chiesto il ritiro; al che rispose Schneppenhorst bastare un tratto di penna per metter da parte quell'individuo. I comunisti allora dichiararono che in linea di principio rifiutavano di collaborarecoi socialisti di destra in un Ministero; e respingevano anche una repubblica dei Consigli fabbricata artificialmente da una conventicola su un tappeto verde. La repubblica dei Consiglidoveva esser generata dall'O,Zionedelle stesse masse : cosaper la quale non erano ancor mature le condizioni in Germania , e tanto meno poi in Baviera; nè essi potevano prender parte ad un colpo di mano. A questa dichiarazione si rispose con vive rampogne ed ingiurie, distinguendosi soprattutto il signor Schnepj:lenhorst. I comunisti erano traditori del proletariato. I Landauer e i Miihsam dichiararono che si doveva assolutamente proclamare la repubblica dei Consigli ; e se i Partiti non riuscivano ad unirsi, B•blioteca Gino B anco .

- 24 - il Consiglio operaio rivoluzionario, che già aveva fatto due rivoluzioni, farebbe anche la terza. Ecco come il giornale Landesbauernrat (Consiglio dei contadini del paese) diede notizia di quest'adunanza. « In una seduta del Consigliò centrale, tenuta la notte dal « 4 al 5 aprile al Ministero degli affari militari con la parteci- « µazione dei ministri e dei rappresentanti dei socialisti mag- « gioritari e del Partito indipendente, fu decisa la proclamazione « della repubblica dei Consigli di Baviera. Il presidente del Con- « siglio dei contadini, deputato Gandorfer, a nome del Consiglio « stesso fece uirn dichiarazione, dove era detto tra l'altro : li « Consiglio dei contadini acconsente alla repubblica dei Con- « sigli e a collaborare con essa alle seguenti condizioni: « che la socializzazione dell'agricoltura possa attuarsi dall' Uf- « ficio economico centrale solo in collaborazione col Consiglio « dei contadini e nelle aziende che abbiano un' e?tensione su- « periore a 1000 giornate di lavoro; che il commercio, i me- « stieri, le piccole aziende sieno esentati dalla socializzazione; « che si proceda risolutamente contro la politica di violenza e « di estorsione,del Governo; che tutti i dritti particolari della « Baviera sieno salvaguardati'». Il 5 aprile si tenne seduta dei Comitati di impiegati e operai, e Klingelhòfer comunicò che nel pomeriggio del giorno precedente era stata presa la deliberazione d' instaurare immediatamente la repubblica dei Consigli : quindi ciò era avvenuto prima che i comunisti fossero stati invitati. Un'assemblea di distretto dei socialisti governativi di Baviera e Svevia, tenuta il 5 aprile, respinse bensì la mozione Ulrich, secondo cui « l'assemblea distrettuale si poneva in qualsiasi circostanza sul terreno della repubblica dei Consigli », ma approvò con oltre 300 voti contro 13 il seguente ordine del giorno proposto da un santone dol Partito, Nimmerfall: « Per assicurare le conquiste della rivoluzione contro ogni « assalto· della reazione, l'assemblea distrettuale dichiara di açle- « rire alla repubblica dei Consigli a condizione che partecipino « all'attuazione di essa tutti e tre i Partiti (socialisti di destra, « indipendenti, comunisti) ». B blioteca Gino Branco

- 25 - Nei vari processi d'alto tradimento istituiti dopo la caduta della repubblica dei Consigli, le deposizioni dei testimoni offrirono il seguente quadro della parte avuta da Schneppenhorst nella seduta decisiva. Lo stesso S c h ne p p e n h o r s t dichiarò (processo Saubert) che la domanda per la repubblica dei Consigli era stata risolutamente respinta, e che era escluso essersi egli in qualsiasi occasione manifestato a favore della repubblica dei Consigli. Sentiamo ora i testimoni : S c h i e f e r, segretario sindacale: - « Schneppenhorst sosteneva il concetto, che per riguardo all'unità del proletàriato non si potesse fare a meno della repubblica dei Consigli ». K I i n g e I h i:i f e r : - « Il risultato della seduta fu che i capi si dichiararono disposti ad instaurare la repubblica dei Consigli, e che specialmente cinque dei ministri del tempo erano pronti ad entrare in un Governo dei Consigli». N e u r a th : - « L'attitudine presa allora da Schneppenhorst consisteva nel sostenere che si doveva aver assoluta fiducia in lui come genuino proletario, e che la sfiducia dei comunisti era completamente infondata. Anche Simon difese con calore i sentimenti veramente proletari di Schneppenhorst. In tale occasione Diirr e Schneppenhorst rilevarono espressamente, che non si doveva pensare in nessun caso ad una lotta tra proletari. Nell'ulteriore corso delle trattative poi Schneppenhorst fece alcune restrizioni, e disse che egli prima doveva ancor parlare con Hoffmann, giacchè non ci si poteva imbarcare cosi senz'altro ». D r. N i:i g g era t h, studioso privato: - « Circa Schneppenhorst, si trattava di vedere se nei/a repiwblica dei Consigli egli sarebbe rimasto ministro della guerra oppur no. Sembrava doverglisi dare 'importanza a motivo delle sue relazioni con Norimberga, ma d'altra parte si 11vevanodei dubbi a causa della condotta da lui tenuta a Norimberga prima d'esser ministro. Schneppenhorst_ebbe vivaci di~cussioni con Miihsam e Landauer, ma li convinse completamente dei propri sentimenti, e particolarmente respinse da sè il sospetto di tendenze controrivoluzionarie. In tale occasione Schneppenhorst ricordò l'azione da Biblioteca Gino B•~:mco

- 26 - lui svolta per l'arresto di ufficiali reazionari, e il suo ordine di arresto contro Epp. Nella discussione intorno alla data della proclamazione, Schneppenhorst mise continuamente in rilievo che Monaco non era la Baviera, e che non si doveva agire a Monaco senza prima esser sicuri della Baviera settentrionale; si doveva procedere soltanto dopochè la Baviera settentrionale ne avesse dato l'esempio, e intanto far propaganda tra i compagn'i. In conseguenza si fu d'accordo di fissare la proclamazione solo per il lunedì. Ma quanto in ogni caso fosse generale l'impressione che Schneppenhorst parteggiava p~r la repubblica dei Consigli, risultava dal fatto che uno dei partecipi all'adunanza, non avente interesse alla repubblica dei Consigli, aveva detto al testimone di considerare tutta la storia della proclamazione della .Repllbblicadei Consigli come lln'impostura di Sc/uzeppenhorst. Si era avuta l'impressione, che Schneppenhorst fosse incondizionatamente per la repllbblica dei Consigli, e la sua attitudine aveva molto influito sugli ancora esitanti. K ii b I e r, ministro della giustizia: - « Schneppenhorst fu llno dei più zelanti sostenitori della .Reptlbblicadei Consigli. Il testimone era d'opinione che tutto l'affare non sarebbe avvenuto, se Schneppenhorst non si fosse tanto adoperato per esso. S i m on, ministro del commercio: - Schneppenhorst era disposto ad entrare in 1m Ministero della reptlbblica dei Consigli, se il suo Partito avesse acconsentito. Schneppenhorst avrebbe voluto agire a Norimberga in favore della repubblica dei Consigli. Ed ora, riassumiamo. Il Governo aveva bisogno di crear guardie bianche e di levar di mezzo gli operai rivoluzionarf. L' iniziativa di tutta l'impresa partl da rivoluzionari di destra. Alle trattative parteciparono dei ministri senza levare una voce di protesta contro il progetto. La scusa, da essi protestata davanti al tribunale, che I' opporsi avrebbe loro costato la vita, mostra soltanto la loro miserabilità. Schneppenhorst realmente acconsentl all'impresa. Il Governo. aveva messo in salvo a tempo i più importanti strumenti di governo (le impronte per la stampa di biglietti), e una parte dei suoi membri, che doveva rimanere in riserva. J o 3 anco

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