Giuseppe Marchi - Ragionamento encomiastico morale recitato nelle esequie ...

}e che vàmìo già per le pubbliche stampe ! soli nella voce d' ognuno. Ma noi non abbiam mestieri di fatti che si attraggarto una sterile curiosità ed ammirazione, sì di opere che per la loro medesima facilità destino i neghittosi animi nostri ad una giusta emulazionè. Ed al cristian che davvero il voglia, non è, la Dio mercè > ù' imitazione difficile quella vita, che in questi dì ha tratte dalle vostre bocche sì splendide lodi e dai vostr' occhi sì tenere lagrime. Una parte di tal vita consisteva in temperanza; posciachè modestia, umiltà, ubbiflienza e pazienza cristiana altro non sono che temperanza, la qual come freno imbriglia le cristiane anime, perchè non trascorrano e non trabocchino in orgoglio ed in prepotenza. E qui guardando a Guendalina, secondo ragione io mi avviso, che la temperanza dovett' essere per lei, molto più d1e per la parte massima di noi; virtù di arduo acquisto e di più arduo esercizio. Date voi ad unà giovinetta fioritissima avvenenza di pe rsotlà l! di modi; datele vivacità d' ingegno e dovizia di erudizione; datele nobiltà di sangue e splendore di vetusta prosapia ; aggiugnetele larttezza d' a• veri, fortuna di ben assortito matrimonio) fecondità di prole, e quant' altro bramar sappia l' U"' mana cupidità: e chi saprà tener costei, che non divenga ciò che per vitupero del loro sess·o era.. no le così dette matrone di Roma pagana nei tempi del suo estremo decadimento? Ma basta la temperanza ad affrenar l'animo a Guendalina, la temperanza le dona quell' affabile e disinvo-lta modestia, quella sofferente umiltà, quella docilt~ ubbidienza che voi in lei ammiraste. Penetrare io non posso per diretta via nel segreto del suo animo; ma dalla costanza del linguaggio e delle

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