,~2 LA QU JS'flONE ROMANA corti l Vi piacque che il potere esecutivo movesse la guerra a Roma di sua propria autorità; contentatevi ora che esso, di propria testa, detli le condizioni della pace. Ma perchè dunque pensate voi che M. Bonaparte inviasse un'armata a Roma? Speravate forse che il combattente di Forlì rinnegherebbe uno degli atti più nobili della sua vita? o pensavate che egli, per una sì nera apostasia, oltraggiasse la memoria del suo fratello caduto a' suoi fianchi, comhattente come lui per la libertà italiana? Se queste erano le vostre speranze, permettctemi, se ve lo dico ; esse erano altrettante sanguinose ingiurie al Presidente della Repubblica. Adesso intendo, perchè certi uomini votarono per Luigi Napoleone, pel nipote di colui che essi appellavano altra volta l' usurpatore c l' orco corso l Essi ne vollero c ne vorrebbero far tutta~ via una vittima d' espiazione per la gloria dello zio. (Benissimo! benissimo!) UNA vocE a diritta. Pure non converrebbe mettere il nipote tra le vostre mani l M. MATHTEU. Si pretende che siasi violata la Costituzione. Perchè dunque non fate come noi, formulando una dimanda per mettere in accusa il Presidente (t)? ( Sor- (1) È veramente compassionevole l'equivoco su cui giuoca l'oratore sulla (mi si perdoni la parola) incostituzionalità rlella lettera. La Costituzione stabilisce che nessuno scritto del Presidente ha valore pubblico se non è segnato da un llfinist1·o. Questa segnatura mancando alla lettera, la conseguenza è che lo scritto non ha valore pubblico. Ma accusarlo? e perchè? non è egli paùrone di mettere sulla carta tutto che saltigli nel cervello? Vero è che, commesso il fallo di pubblicarla, il Ministero, senza mai segnarla, ne ha stiracchiato un poco i concetti per comporla colle sue idee; ma questa dilicatezza dichiara il solo senso in cui la lettera è stata accettata dal gabinetto, e ci vuole tutta la improntitudine di un partito fanatico per prenderla nel rigor dei termini, e gettarla in viso al suo autore.
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