La quistione romana nell'Assemblea francese

138 LA QUISTIONE ROMANA Torino, quando gli Austriaci facevan vista di volere entrare per l'altra. Ve ne rammenta? quanto a me quel quadro mi è restato altamente scolpito nella memoria. :M. BixiO. Egli non disse codesto! M. DE MoNTALEMBEnT. Ma non prima il nemico si fu ritratto,eccovi l'opposizione balda e pettoruta rientrare a Torino per la stessa porta ond' erane uscita ; e a che farvi, se il ciel vi guardi? Essa rende ogni governo impossibile in Piemonte a confessione di- tutti, degli amici cziandio più sinceri della libertà italiana e della cos.tituzionale eziandio; essa risponde con bravate agli Austriaci che son lontani, ed al governo che è presente si piace di frapporre ostacoli per ogni via;· essa intreccia le ·difficoltàquasi a studio, crea mille imbarrazzi e rende insoffcribile il fardello della cosa pubblica agliuomini generosi che vi si sobbarcarno per la dignità nazionale e patriottica, che è la sola guarantigia restata alla indipenden~a di quel paese. (Segni d'assentimento a dritta.) Son queste le conseguenze che sta fruttando la· pratica del solo governo costituzionale superstite nella Penisola; son questi i conforti che esso dona a Pio IX! Ed io dimenticava che codesti grandi statisti della Camera subalpina da qualche tempo non sanno far meglio che tartassare i Vescovi e vessare laChiesanella patria loro. (Sclamazioni e riso ironico a sinistra.) Pretendereste voi dunque che Pio IX, il capo dei Ves~ovi, non dovesse inquietarsi della maniera onde s'usa con essi dalla Camera piemontese ! Credete voi che egli non abbia aperti gli occhi su quegli scandali? ·rpensate voi che sia un conforto per lui e un incoraggiamento il vedere in qual guisa l'Assemblea deliberante del .Piemonte tratta e dirige gli affari eccie-

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