La quistione romana nell'Assemblea francese

NELL' ASSEMBL'EA FRANCESE. !>9 rebbc difficile noverarli senza qualificar li, ed io non voglio sparger fiele sulla discussione. Mi basti dire che l'autorità clericale arrabbiata di reazioni, animata dal più funesto, dal pii1 cieco, dal più ingrato spirito, fino dalle prime sue mosse ha ferito i cuori generosi e gli nomini savi, ha amareggiato profondamente gli amici chiaroveggenti del Papa e del Papato. Tra noi il sentimento nazionale ne fu commosso; ci siam chiesti gli uni gli altri se era poi per questo che le nostre armi occuparono Roma, se la Francia vi compieva una missione degna di lei; e gli occhi irritati della opinione si son rivolti verso il nostro governo. In quella è apparsa una lettera del Presidente della Repubblica indiretta ad un suo aiutante inviato a Roma. M. DEsllrous. Io dimando la parola. ( Sclamazion'i er'iso.) M. VrcTon Huc;.o. Signori, se vi dirò tutto intero il mio concetto, forse esso sarà una risposta al pensiero dell' onorevole M. Desmousseaux dc Givré : io avrei preferito a questa lettera un atto del governo deliberato in Consiglio. M. DEsMous. Ma voi così non rispondete punto al mio pensiero. (Riso generale.) l\'1. VIeTon Huco. Quanto alla lettera in sè medesima, io lo confesso, l'avrei voluta più matura e più considerata nelle parole; ciascuna sillaba dovea esservi pesata c il più piccolo vestigio di leggerezza in un atto di tanta rilevanza potea creare uno scoglio. Ma essa quale che siasi, è un fatto decisivo e considerevole, in quanto è l'eco della opinione, schiude un varco al sentimento nazionale, rende a tutti il servigio di proclamare altamente ciò che pensa ciascuno, ed eziandio sotto la sua

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