L'atteggiamento del movimento operaio italiano durante la guerra trovò la sua spiegazione non soltanto nei fatti che sono stati brevemente accennati in questa nota, ma anche nella sensibilità operaia ai valori patriottico-nazionali fino ad oggi assai poco considerata dagli studiosi. L'intero partito socialista, in tutte le sue correnti, fini per trovarsi esposto a due sollecitazioni contemporanee e contraddittorie: l'internazionalistica e la patriottica. Negli anni successivi alla guerra tanto i socialisti quanto i loro avversari ritennero utile far credere che la sollecitazione internazionalistica avesse senz'altro sopraffatto quella patriottica. Gli uni perché giudicarono conveniente presentarsi alle masse completamente affrancati dalle responsabilità della guerra, gli altri perché, all'opposto, considerarono opportuno presentare i socialisti sotto la luce di un anti-patriottismo che li screditava presso una parte - e non piccola parte - di quelle masse. Ma a ben vedere gli atteggiamenti del partito furono molto diversi da quel che interessate teorizzazioni vollero far credere. Non soltanto la formula ambigua del « non aderire e non sabotare», ma le stesse deliberazioni delle conferenze internazionali di Zimmerwald e di Kienthal, lasciarono ai socialisti ampio margine per le piu elastiche interpretazioni. L'idea della patria condizionò, in forme ora piu manifeste, ora piu sottili e profonde, grandissima parte del movimento operaio e impedi anche ai ,capi «intransigenti » del partito di ,spingere oltre un certo Jimite la iloro lotta per 1a pace. Non a caso il motivo piu frequentemente addotto dai socialisti per giustificare la sostanziale adesione alla causa nazionale fu quello del pericolo di una invasione straniera. Il 24 maggio la Giunta comunale socialista di Bologna ordinò che sul balcone di Palazzo d'Accursio fosse esposto il tricolore fino al giorno della vittoria, ed affermò che il proletariato aveva il dovere di « difendere il proprio Paese » perché alle ingiustizie del sistema non si aggiungessero le ingiustizie derivanti dalla « schiavitu politica a dominatori stranieri » 22 • Fino agli ultimi giorni di guerra si continuò a dire che l'operaio socialista non avrebbe potuto restare indifferente al fatto che il suo padrone fosse italiano o austriaco. Non è questo il luogo per riferire le numerose altre testimonianze in nostro possesso, atte a dimostrare quale notevole influenza fu esercitata dagli ideali patriottici sul partito socialista· e sulla classe operaia durante tutto l'arco della guerra. Ci limiteremo a dire che, in base alle ricerche finora compiute, ci ·sembra pos!sano essere indviiduate almeno tre fasi della politica -socialista: 1) maggio-novembre 1915: tutta l'Italia pensava che la guerra sarebbe durata pochi mesi e si sarebbe conclusa con una vittoria sull'Au22 N.S. Onofri, La grande guerra nella città l'Ossa, Milano, 1966, p. 148-150. 224 BibliotecaGino Bianco
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