giorno rischiando la vita, o i militari della territoriale che ricevevano 10 centesimi, non potevano non considerare enormi ed «ingiuste» tutte le paghe degli operai esonerati. Durante la guerra la dinamica della mobilitazione industriale condizionò la ,situazione interna italiana, poiché lo Stato divenne il principale cliente di molte industrie e fu disposto a pagare prezzi molto alti per le forniture: aumentarono di conseguenza i profitti di quelle industrie, ed anche i salari degli operai da esse dipendenti. Lo scopo perseguito dalla amministrazione pubblica con la sua politica di alti prezzi fu duplice: ottenere che la produzione ·bellica crescesse, e nello stesso tempo mantenere tranquilla la classe operaia. Il generale Dallolio - sottosegretario e poi ministro per le armi e munizioni - dichiarò alia commissione di inchiesta per Caporetto che grazie alla politica da lui condotta le maestranze operaie italiane mantennero durante la guerra « la piu grande tranquillità », a differenza di quello che era accaduto « in taluni paesi alleati » 1 ~. Il terzo risultato della politica economica condotta in quegli anni, - la spaccatura tra fanti-contadini ed operai-esonerati - fu raggiunto inconsapevolmente: finora, in ogni caso, non abbiamo trovato alcun documento atto· a dimostrare che la classe politica italiana fosse stata in grado di concepire un disegno strategico cosi geniale - dal suo punto di vista -. Anche i documenti che pubblichiamo in queste pagine recano qualche significativa testimonianza riguardo alla notevole tensione esistente tra i fanti-contadini e buona parte della classe operaia. Si veda, per esempio, il rapporto del prefetto -di Mantova, nel quale si legge che proprio « i soldati provenienti dalla campagna, in gran parte iscritti al partito socialista >~ vollero esprimere il loro malcontento contro gli « imboscati» degli stabilimenti addetti alle produzioni di guerra. Nel corso del 1917, come già è stato riferito da Renzo De Felice nelle pagine di questa stessa rivista 19, ebbero luogo in Italia numerose manifestazioni contro la guerra, ad opera soprattutto di donne. Ed a ben vedere qu~lle manifestazioni furono compiute nella maggior parte dei casi da donne residenti nelle campagne. A Milano, durante i moti che ebbero luogo durante i primi giorni del maggio 1917, le donne venute dalla campagna si mostrarono «inferocite» verso gli operai che lavoravano nèlle industrie « mobilitate ». Turati disse alla Kuliscioff che tutto quanto era accaduto aveva avuto sapore di jacquerie 20 • Éd anche Giolitti, in novembre, dichiarò che se l'Italia avesse ceduto non ci sarebbe stata « una rivoluzione [ ... ] ma delle jacqueries » 21 • 18 Relazione della commissione di inchiesta R.D. 12 gennaio 1918 n. 35. Dall'Isonzo al Piave 24 ottobre-9 novembre 1917, vol. II, Le cause e le responsabilità degli avvenimenti, Roma, 1919, p. 419. 19 R. De Felice, Ordine pubblico e orientamenti delle masse popolari italiane nella prima metà del 1917, in « Rivista Storica del Socialismo», settembre-dicembre 1963, p. 467-504. 20 Ibidem, p. 472. · 21 O. Malagodi, Conversazioni della guerra, ecc., cit., p. 201. 223 r • BibliotecaGino.-Bianco ' .
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