l'ordine precipitoso di partire alla volta della Francia e gli italiani ebbero il timore di dover presto rinunciare interamente all'appoggio anglo-francese. Rino Alessi, corrispondente del Secolo di Milano, accreditato presso il comando del gen. Diaz, riferi che « gli spiriti » erano, in alto come in basso, « molto depressi», e si domandò angosciato: « Che avverrà di noi, che abbiamo di fronte ormai tutto l'esercito austro-ungarico? » 5 • Il comando supremo si aspettò da un giorno all'altro una grande offensiva .austro-tedesca a nord del Grappa, e secondo la testimonianza del Trevelyan il momento peggiore per il « morale » degli italiani venne appunto tra la fine di marzo e il principio di aprile, quando le potizie del disastro britannico in Francia fecero: « tremare le ginocchia ai deboli » 6 • . Ai primi di aprile le angoscie disparvero: l'offensiva tedesca sul fronte . occidentale era stata arrestata; un corpo d'armata francese ed uno britannico sarebbero restati in ogni caso in Italia (e un corpo d'armata italiano sarebbe partito il 18 aprile per la Francia); ma soprattutto non c'era piu « la barba, anzi il chiodo di un tedesco su tutto il fronte, all'infuori di qualdie squadriglia di aviazione », cosi che gli austriaci erano dunque restati soli, sul Piave, e senza mezzi per condurre un attacco a fondo: l'offensiva nemica, fino ad allora considerata imminente, non avrebbe c~rtamente potuto aver luogo per tutto il mese di aprile 7 • Orlando, recatosi in zona di guerra, e reso piu tranquillo da quelle notizie, si dichiarò ottimista sullo spirito combattivo delle truppe 8 • Proprio .il comando supremo, viceversa, continuò ad essere pieno di dubbi al riguardo. Ai primi di aprile infatti uno dei capi di quel comando (il gen. Badoglio?) affermò che mentre l'esercito poteva ritenersi materialmente ricostituito, il vero problema restava il soldato. Il col. Marchetti, responsabile dell'ufficio informazioni, contestò quella affermazione: era necessario aver fiducia nel soldato - disse - sia perché questa fiducia appariva piu che giustificata dalle notizie raccolte dal suo ufficio, sia perché occorreva infine spezzare un clima di sospetto che si sarebbe rivelato pernicioso al momento del pericolo. Il Marchetti decise di trattare l'argomento direttamente con Diaz. L'incontro ebbe luogo il 12 aprile e -.- secondo il racconto del colonnello - diede luogo a un colloquio « piuttosto vivace », che ebbe anche momenti « di potenza drammatica », ma che fini « col trionfo della realtà ». Il gen. Diaz, finalmente persuaso, accettò le conclusioni del suo dipendente, al quale raccomandò tuttavia di· tenere gli ·occhi bene aperti. Tutte le denunzie anonime sui fermenti esistenti fra le truppe vennero gettate nel cestino e i latori delle stesse (dal · presidente Orlando a numerosi deputati) furono pregati di non piu rac5 R. Alessi, Dall'Isonzo al Piave, Milano, 1966, p. 226. 6 G.M. Trevelyan, Scene della guerra d'Italia, Bologna, 1919, p. 217. 7 R. Alessi, Dall'Isonzo al Piave, cit., p. 228. - 8 Ibidem, p. 230-231. .. 219 BibliotecaGino Bianco ,.
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