invalidi di guerra (17.561) secondo una statistica del 1920, i figli di contadini costituiscono il 64 % , i figli di operai non agricoli il 30 % , i figli di industriali e commercianti il 3,3 % , di professionisti e impi_egati il 2,7 % . Poiché i soldati contadini rappresentano il 46 % dei richiamati alle armi nei quattro anni, è evidente il loro maggior sacrificio. Dei 600.000 prigionieri di guerra la maggioranza sarà di fanti, cioè di contadini. Anche i contadini rimasti a casa devono sopportare un sacrificio molto maggiore degli altri strati sociali. Abbiamo già detto che i richiamati alle armi contadini sono il 46 % ; questo 46 % è costituito di uomini superiori ai 18 anni, il che significa che gli uomini adulti (e cioè il nerbo della manodopera agricola) diminuiscono da 4,8 milioni a 2,2; le unità lavoratrici da 7,66 milioni a 5,06, quelle consumatrici da 14,46 milioni a 11,80. Su ogni unità lavoratrice gravano, quindi, 2,35 unità consumatrici rispetto alle 1,9 di prima della guerra. I contadini rimasti a casa, cioè, lavorano o dovrebbero lavorare una volta e mezzo piu di quanto facevano prima della guerra. Se a tutto questo si aggiunge che i contadini devono sopportare il peso di una politica annonaria fatta di requisizioni, di calmieri sui prezzi, spesso preoccupata piu dei bisogni dei centri urbani che delle campagne, che le licenze agricole sono concesse con minor facilità e con minore abbondanza degli esoneri industriali, si potrà facilmente capire come il malcontento cresca progressivamente e sfoci nella serie di disordini che stiamo considerando 41 • L'Emilia e la Toscana, regioni prevalentemente agricole, risentono di questa situazione di malcontento~ per quanto siano ambedue, per certi aspetti, relativamente privilegiate. Gli esoneri concessi agli agricoltori di queste due regioni, per esempio, sono, con l'Umbria, i piu numerosi d'Italia (la media nazionale è di 26,7 lavoratori agricoli esonerati con licenze agricole su 1000 richiamati, mentre in Toscana essa tocca il 49,1 % e in Emilia il 43,7 %'). Le dimostrazioni femminili si svolgono dunque tutte, o quasi tutte, in campagna.· E anche quando si svolgono in città, sono condotte da donne che vengono dai comuni agricoli vicini. Ma spesso queste « marce della pace» vengono 'fermate prima dell'ingresso nella zona urbana 42 • 41 Tutte le notizie e i dati sopra esposti sono desunti da Serperi, Le classi rurali e la guerra, Bari, 1930, p. 29 e segg. e p. 67 e segg. 42 È inutile enumerare i nomi di tutti i paesi in cui si svolgono le dimostrazioni. Citeremo, a _scopo indicativo, le località in provincia di Bologna e di Firenze. BOLOGNA: Molinella, 7 novembre 1916 (ACS-CE - Bs. 16B, n. 76); Imola, 6 dicembre 1916 (ibidem, telg. 7682); Imola, 9 dicembre 1916 (ibidem, telg. 7727); Vergato, 2Z dicembre 1916 (ib., telg. 29026); Bazzano, 29 dicembre 1916 (ib., telg. 2953); Castelserra, 8 gennaio 1917 (ib., telg. 174); Minerbio, 12 aprile 1917 (ib., telg. 2261); Bazzano, 3 maggio 1917 (ib., telg. 917); Serravalle, 5 maggio 1917 (ib., tel. 917); Sasso Morelli, 19 maggio 1917 (ib., tel. 227). FIRENZE (che è, tra l'altro, la prima città in cui si svolga una dimostrazione femminile contro la guerra il 15 febbraio 1916, a Fiesole): Incisa Valdarno, 18 dicembre 1916 (ACS-CE - Bs. 18B, telg. 7883); Campi Bisenzio, 21 dicembre 1916 (Ibidem, telg. 8534); Castelfiorentino, 27 dicembre 1916 (ibidem., tel. 8644); Empoli, 27 dicembre 1916 (ib., tel. 8644}; S. Godendo, 26 dicembre 1916 (ib., tel. 8634); Montespertoli, 29 dicembre 1916 (ib., telg. 8076); S. Miniato, 29 dicembre 1916 (ib., tel. 8431); Reggello, 3 gennaio 1917 (ib., tel. 26); Firenzuola, 3 gennaio 1917 (ib., tel. 27); Larciano, 4 gennaio 203 BibliotecaGino Bianco
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