Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

maggiori e minori, hanno tutte una tradizione e un orgoglio di piccole capitali. La cultura francese da un lato, il governo papale dall'altro hanno agito per vie opposte sugli emiliani come stimolo intellettuale e civile. La tendenza al radicalismo e al sovversivismo è storicamente presente, e si, accompagna al culto dell'intelligenza critica. L'economia della regione era, allo scoppio della guerra, prevalentemente agricola; una certa vivacità dell'iniziativa artigiana non basta a formare una vera ossatura industriale. I dati del censimento del 1911 indicano infatti che la ·maggior parte delle aziende è modesta sia per manodopera occupata che per forza motrice, e vive il piu delle volte ai margini dell'agricoltura (si pensi, ad esempio, al gran numero di piccole industrie alimentari). Tuttavia il proletariato emiliano era uno dei piu organizzati e « militanti » del paese. L'Emilia-Romagna era stata la culla delle « leghe rosse». Lo spezzettamento della proprietà aveva creato una serie di rapporti giuridici complessi e multiformi tra padronato e manodopera: la mezzadria, la colonia parziaria, la boaria, il contratto d'affitto, la tenuta in eco-, nomia, il bracciantato e, nella bassa pianura, anche la partecipanza. Durante il decennio giolittiano il Partito socialista aveva dovuto faticare non poco per costituire, tra le varie categorie di lavoratori della terra, una comunanza di interessi e una coscienza di classe. La difesa dei diritti dei braccianti (che avendo meno da perdere avevano aderito per primi alle organizzazioni sindacali), era andata in un primo tempo a discapito degli « spesati » e dei mezzadri. L'acquisizione delle altre categorie di lavoratori agricoli era stata piu lenta e faticosa, e non aveva comunque modificato la configurazione politica del proletariato emiliano-romagnolo, che era rimasta nettamente di sinistra. È però da rilevare che il movimento operaio sta netta·mente ,di sinistra. · Nelle elezioni politiche del 1913 i partiti conservatori avevano subito una grossa disfatta, ottenendo 13 seggi contro i 26 dei partiti di sinistra (radicali, repubblicani e socialisti) e toccando in questa regione il punto piu basso della loro parabola elettorale con il 47,9 % dei voti (rispetto all'81 % della media nazionale). I deputati socialisti eletti in Emilia-Romagna alle elezioni politiche del 1913 furono: Agnini (Mirandola); Albertelli (Parma); Basaglia (Carpi); Bentrini (Castelmaggiore); Bumelli (Bologna); Bussi (Cento); Cavallari (Portomaggiore); Graziadei (Imola); Mazzoni (Castelsangiovanni); Prampolini (Reggio E.); Siche! (Guastalla); Treves (Bologna I); Zibordi (Montecchio); Modigliani (Budrio): cioè ben 14 sui 42 deputati socialisti eletti al Parlamento. L'anno dopo, nel 1914, Bologna si era data per la prima volta un'amministrazione comunale di sinistra; i socialisti avevano conquistato una netta maggioranza relativa cori il 45,8 % dei voti 7 • Nel giugno del 1914, alla vigilia di Serajevo il proletariato di Emilia e Romagna aveva aderito appassionatamente alla « setti194 BibliotecaGino Bianco

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