colmare il divario spirituale fra l'Italia e il resto dell'Europa (il gruppo fiorentino che gravita ·successivamente attorno a La Voce e a Lacerba, Il Resto del Carlino di Missiroli << prima man}era », ecc.). Ma sia l'una sia l'altra rappresentano solo in minima parte il « paese reale». La diffusione della Critica crociana, come quella di La Voce o di Lacerba, non escono dall'ambito degli specialisti. Le polemiche tra Sorel e Missiroli o tra Gangemi e Gentile sul Resto del Carlino sono eleganti partite di fioretto, di cui la maggioranza dei Jettori del giornale bolognese ignora quasi com.ple- • tamente le regole. Dietro questa facciata europea, quindi, c'è il vuoto o quasi il vuoto. Un paese, cioè, che porta i segni di un'unità politica realizzata senza vera partecipazione popolare, caratterizzata da un gravissimo ritardo nello sviluppo economico e ,socialee dalla contraddizione tra regioni settentrionali e Sud; che conta una media di analfabeti, nel 1913, pari al 37,6 % della popolazione; con una vita politica, specie nel Centro-Sud, afflitta dalle piaghe tradizionali dei paesi sottosviluppati, clientelismo, manipolazioni nelle elezioni, « ascari » ecc.), dal suffragio ·ristretto (almeno fino al 1913) e dal sistema uninominale; e una vita spirituale, infine, limitata alle élites cittadine del Nord e a qualche « isola » del Centro-Sud, mentre il resto del paese, e soprattutto il 50 % della popolazione che vive nelle campagne, è rimasto a livelli culturali arretrati. Tutto questo, evidentemente, circoscrive il concetto e anche il peso della opinione pubblica nel periodo della prima guerra mondiale in un ambito estremamente ristretto. Conosciamo l'opinione sul conflitto degli uomini politici dell'epoca (Giolitti, Salandra ecc.), ma le testimonianze private, le opere letterarie, i diari, le lettere, le memorie, sono meno abbondanti che in altri paesi e, soprattutto, meno caratterizzati dalla presenza attiva dell'opinione pubblica. 2) A rendere ancora piu fioca l'espressione dell'opinione pubblica del periodo della prima guerra mondiale contribuisce, aggravando la situazione di partenza, il pugno di ferro della censura. Prescindiamo naturalmente dalle leggi e dai decreti che tutelano il segreto militare, i quali sono comuni a tutti i paesi in guerra, anche se il concetto di « segreto militare » viene interpretato nella legislazione italiana 'in modo piu estensivo che altrove 2 • Ma la censura della stampa non si riferisce solo alle notizie di carattere militare. È previsto, per esempio, il sequestro di una pubblicazione quando il prefetto o chi ne fa le veci rj tiene che essa « deprimendo lo spirito pubblico, scuotendo la fiducia nelle autorità dello Stato ed eccitando gli urti tra partiti politici o altro, possa essere gravemente pregiudizievole ai 2 Leggi e decreti. Il Regio Decreto 23 maggio 1915, che si occupa della stampa, non si limita, per esempio, a vietare all'art. 1 « la pubblicazione con qualunque mezzo, di notizie non comunicate dal governo o dai comandi superiori dell'esercito e dell'armata » concernenti: a) numero dei feriti, dei morti e dei prigionieri e b) nomine e mutamenti negli alti comandi dell'esercito e dell'armata. C'è anche una lettera c) dello stesso art. 1 che vieta « le previsioni sulle operazioni militari di terra e di mare». 192 , BibliotecaGino Bianco
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