valore politico e biografico. Importante è il giudizio nettan1ente negativo sulla stessa azione rivoluzionaria. Dopo aver premesso che· « [ ... ] se il viaggio compiuto per vostro incarico e l'aver visto vivere e tragicamente perire ben due Repubbliche dei Consigli, hanno modificato e temperato le mie antiche prevenzioni contro la tattica bolscevica, non le hanno però annullate», riferendosi esplicitamente alle possibilità « rivoluzionarie » che alcuni socialisti italiani ritenevano esistenti in Italia e in altri paesi d'Europa nel 1919 Morgari scriveva: « Non lio fede nelle energie insurrezionali del proletariato in Italia e nel resto d'Europa, la Russia esclusa, specie nei paesi usciti vittoriosi dalla guerra, nel presente stato storico, né d'altra parte credo che la situazione politico-economica dei paesi vittoriosi è. catastrofica da condurre gli istituti borghesi, a cominciare da quello militare, ad uno sfasciamento che dia il potere al proletariato non per la forza di questo, ma per il crollo avversario ». Per quanto concerneva specificamente l'Italia, egli riteneva pertanto che il PSI « dovrebbe guardare là verità nel bianco degli occhi; riconoscere che esso non è ancora in grado di rovesciare le istituzioni capitalistiche ». Le perplessità su una eventuale « costruttiva » dittatura del proletariato e il richiamo alla « tattica delle riforme » permangono, ancora insistenti. Il rifiuto della rivoluzione, la conquista del potere come « mezzo » e non come « fine » e l'affidamento della soluzione dei problemi del proletariato in tradizionali metodi d'azione riformista riassumono, in questo documento, tutta la stemperata ideologia socialista del Morgari e, in genere, del riformismo italiano. · Al suo rientro in Italia Morgari pubblicò alcuni articoli sul suo viaggio in Ungheria; sono appunti di curiosità divagante e di scarso interesse politico 69 • Una polemica si era intanto sviluppata in margine alla « missione socialista » relativa agli arresti subiti da Morgari in Ungheria. In una corrispondenza da Budapest di A. Fraccaroli, il Corriere della Sera, in polemica con l'Avanti! che, dopo il · putsch del 24 giugno aveva attaccato violentemente la Missione militare. italiana a Budapest, accusandola di correità con i controrivoluzionari, aveva scritto che Morgari doveva la ' delle masse proletarie ungheresi» (Béla Kun, Di rivoluzione in rivoluzione, Milano, Avanti!, 1920, p. 12), Béla Kun accusa i social-chauvinisti e i socialdemocratici di aver tradito il movimento rivoluzionario ungherese. Piu tardi Kun rivedrà in parte questo giudizio. In polemica con la II Internazionale e con i partiti socialdemocratici austriaco e tedesco che avevano diffuso l'opinione secondo la .quale il potere era « caduto di per se stesso » nelle mani del partito comunista, egli sostiene che, quando la nota del Col. Vyx obbligò il governo borghese e socialdemocratico a rinunciare al potere, il partito comunista ungherese, costituitosi nel novembre 1918, si era già posto il problema del « disarmo della borghesia» e della « preparazione all'insurrezione armata» ed aveva preparato la caduta del governo nelle proprie mani svolgendo una fitta opera di penetrazione nelle masse proletarie e nelle stesse istituzioni borghesi. Il governo Karoly cadde, quindi, soprattutto per l'opera sovversiva svolta dal partito comunista. (Béla Kun, Perché la rivoluzione proletaria ha vinto in Ungheria, a cura di E. Santarelli, in Rivista storica del socialismo, settembre-dicembre 1964). 69 Cfr. Un ambasciatore rosso, Un fiumiciattolo che divide due mondi, Non siate scettici, compagni! Marx non era uno scettico!, in Avanti!, 8-14 agosto 1919. 178 BibliotecaGino S-ianco
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