tanto s'appigliava come alla panacea di ogni male e che in definitiva non trascendeva il significato di accordo, di compromesso, per conseguire, indipendentemente dai mezzi, un fine comune. Questo di Stoccolma era l' « ihtégralisme pacifiste ». Su molta stampa antisocialista italiana, il viaggio di Morgari al Nord e le sue intenzioni pacifiste furono coperte di ridicolo. Un giornale lo accusò addirittura di essere andato a Stoccolma per complottare con i nemici dell'Italia 37 e l'on. Colajanni chiese, alla Camera, se per caso Pon. Morgari non stesse nel Nord per fare la spia 38 • Ai delegati della Missione Ford Morgari presentò un Plan d'une grande campagne mondiale pour la paix prochaine et définitive, piano che non suggeri alcuna soluzione eccezionale e che si articolava sul solito filo conduttore di un pacifismo borghese. Una attenta lettura di questo documento, che riproduciamo integralmente in appendice, è del resto la migliore dimostrazione di tali limiti. Caldamente appoggiato dal capo dell'Ufficio pubblicità e propaganda della Missione, Haakon Loken, il piano venne preventivamente discusso, nelle sue linee essenziali, dal gruppo scandinavo della Missione il 24 settembre 1916 e presentato, nel novembre dello stesso anno, a tutti i componenti. Esso, stilato da Morgari con quella meticolosità che gli era propria, si articolava in 78 punti. Dopo aver dichiarato la propria fiducia dal titolo Verso il congresso nazionale socialista, pubblicati sull'Avanti! del 29 e 30 settembre 1906, Morgari spiegò il significato e la validità della formula che suggeriva. Al IX congresso nazionale, nella seduta pomeridiana del 7 ottobre egli ribadf: « Vi dirò anzi che integralismo, nella sua espressione piu intima e piu caratteristica, è tutto qui, nel procurare che nella coscienza del militante socialista coesistano armonizzate la nozione limpida del divenire della società futura nel grembo stesso della società futura - da affrettarsi colle riforme dirette e legislative - e la nozione dell'assetto ultimo, cercato quasi con desiderio nostalgico, per raggiungere il quale la società umana dovrà verosimilmente attraversare una catastrofe causata da un « alto là » della borghesia stancatasi di concessioni». (Cfr. Resoconto stenografico del IX congresso nazionale, Roma, 1907, p. 64.) La novità è soltanto nei termini: in sostanza, mutatis verbis, con l'appello alle « riforme dirette e legislative », l'integralismo si identificava, sul piano della lotta politica, col riformismo della piu bell'acqua, come rilevò, d'altronde, Modigliani nel suo intervento al congresso: « Non v'è fra gli integralisti che non siano rivoluzionari sindacalisti senza volerlo dire, e noi, differenza sostanziale». Riportiamo, fra i tanti, i giudizi sull'integralismo di Turati e Salvemini, in quanto ci sembrano particolarmente chiarificatori dell'esperimento del Morgari. Dopo aver definito l'integralismo « confusione d'idee», Turati, in diretta polemica con Morgari, affermò: « L'illusione della falsa unità formale è la cosa piu sciocca di questo mondo e deve cessare; l'importante è di avere delle idee precise, dei metodi sicuri, ed allora la minoranza vale piu della maggioranza». (Cfr. Resoconto stenografico del IX congresso, cit., p. 210). Meno duro, tuttavia, sarà il suo giudizio del '21: i,n polemica con il « serratismo », nella seduta pomeridiana del 19 gennaio, al XVII congresso nazionale, ricordando la « transazione integralista dell'ottimo Morgari », affermerà che essa, pur essendo una contraddizione in termini, « ebbe i suoi meriti perché salvò il partito, in quanto il labfiolismo tentava di sommergerlo». (Cfr. Resoconto stenografico del XVII Congresso nazionale, Roma, Avanti!, 1963, p. 331.) Salvemini definf l'integralismo « un vero disastro» perché: « Dopo che è sbucato l'integralismo, e siamo diventati tutti una famiglia, non ci si capisce piu nulla, ed è venuta meno ogni materia di disputa, cioè di lavoro». (Cfr. Critica sociale, 1° marzo 1907; l'articolo di cui fa parte il passo citato, è stato riprodotto in Movimento socialista e questione meridionale. A cura di G. Arfè. Milano, Feltrinelli, 1963, p. 326.) In definitiva, chi di Morgari conosca la formazione, l'indole, la personalità non può non convenire con quanto, a proposito dell'esperimento del congresso di Roma, scrive G. Arfè: « L'integralismo per lui oon era stato un espediente tattico per carpire una vittoria in congresso, ma uno stato d'animo. Ed è stato d'animo, quello di Morgari, di chi ama il suo partito in sincerità e in umiltà perché esso è il partito della redenzione degli oppressi». (Cfr. di G. Arfè, Storia dell'Avanti!. Val. I, 1896-1926. Milano-Roma, 1956, p. 71). 37 Cfr. Idea nazionale, 13 ottobre 1916. 3s Cfr. Giornale d'Italia, 7 luglio 1917. 166 BibliotecaGino Bianco
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