del manifesto conclusivo, il socialista torinese rivelò non poche perplessità, in quanto non si sentiva di avallarne le affermazioni unilaterali sulle cause della guerra 20 • Non poteva dimenticare, Morgari, che molti in Italia, tra i quali gli irredentisti del Trentino e della Venezia Giulia, avevano voluto la guerra per motivi patriottici e ideali. Né poteva dimenticare la « Lettera aperta » che Cesare Battisti gli aveva inviato un anno prima 21 • È il primo sintomo della « crisi» che lo coinvolgerà alcuni mesi piu tardi, quando il sentimento mazziniano e risorgimentale 22 prenderà il sopravvento sulle convinzioni antimilitariste; convinzioni, le sue, come d'altronde per molta parte dei socialisti italiani, non fondate su coerenti principi ideologici e che ben poco avevano in comune, all'infuori di una generica quanto verbale opposizione alla guerra, con l'antimilitarismo di Lenin. È del mese di dicembre 1915, infatti, la polemica sorta intorno alla frase « Ti invidio » scritta da Morgari al suo amico Plinio Gherardini, arruolatosi volontario; si parlò allora di un suo prossimo arruolamento tra i garibaldini di Francia. La notizia fu confermata dallo stesso Morgari in una lettera a Lazzari, che gliene aveva chiesto « ragione », del 25 di- • . 20 Cosi racconta la Balabanoff: « Tutto ad un tratto dallo scanno occupato dalla delegazione Italiana, si senti un " non posso votare ". Era il delegato italiano Morgari, che già all'esordio della lettura del manifesto aveva fatto segni di diniego». Cfr. A. Balabanoff, Ricordi di una socialista. Roma, 1946, p. 104. 21 Cfr. la Stampa, 27 settembre 1914. La lettera è stata riprodotta in C. Battisti: Scritti politici e sociali. A cura di R. Monteleone. Firenze, ,1966, p. 470-476. 22 La prima formazione politica di Morgari è di derivazione mazziniana. Egli stesso ce ne informa in un articolo apparso sul Grido del Popolo del 18 ottobre 1913, nel tratteggiare la sua figura di candidato alle imminenti elezioni politiche. Dopo aver affermato che fu· costretto a dimettersi dall'Istituto Geografico Militare di Firenze e « quando il Ministero delegò una Commissione disciplinare a giudicare di un rapporto della polizia, che denunciava come mazziniano il Morgari », enuncia quello che possiamo definire il suo « credo » giovanile: « Chi conobbe il fascino del sistema politico e filosofico che prende il nome da Mazzini, non si sorprende se il nostro attuale candidato se ne infiammasse con tutta la violenza di un primo amore la prima volta che s'imbatté in un catechizzatore». E come militante mazziniano diresse, dal settembre al dicembre del 1890, il circolo mazziniano di Marsiglia, ove si era trasferito da Parigi nel suo continuo pellegrinare, spinto dalle precarie condizioni economiche e da un'irrequieta insoddisfazione giovanile. Questa prima formazione mazziniana presocialista informerà con le sue derivazioni patriottiche e carbonare, e non disgiunta dalla componente positivistica propria dell'epoca, molta parte della sua futura attività politica, riassumendosi nell'esemplificatore atteggiamento di crisi nei confronti della guerra e del riformismo sul piano della lotta politica. Rientrato a Torino, agli inizi del 1891, affrontava le prime esperienze e le prime lotte socialiste. Esperienze e lotte che non trascendevano i limiti del socialismo stesso torinese dell'epoca, dt:_amicisiano e prampoliniano, proteso verso il s.olo desiderio di sollevare le condizioni dei diseredati. Un « socialismo » per il quale la « lotta di classe » non rivestiva alcun significato classista, ma si innestava su una tradizione di società mutualistiche e di cooperative, fondate e animate dal filantropismo degli intellettuali di origine borghese, dai fini prevalentemente assistenziali. (Sulle società mutualistiche e cooperative a Torino si veda il volume di E. R. Papa Origini delle società operaie, Milano, 1967 e sul primo socialismo, umanitario e deamicisiau.o, di Torino il capitolo Il socialismo dei professori, in P. Spriano, Socialismo é classe operaia a Torino dal 1892 al 1913, Torino, 1958, p. 57-86.) Verso la fine del 1893, circa un anno dopo la costituzione a Genova del Partito dei Lavoratori Italiani, venne aperta a Torino la sezione socialista di cui Morgari fu eletto segretario. Con Treves, Casalini, Nofri, i socialisti della nuova generazione, Morgari cercò di tradurre il socialismo borghese degli intellettuali e quello mutualistico e cooperativistico in un impegno politico di classe, ma il tentativo, privo di salde basi ideologiche, non superò i limiti propri d'un riformismo politico fondato essenzialmente sulla rivendicazione d'obiettivi immediati: riduzione di orari di lavoro, migliori disposizioni normative per le lavoratrici, costruzione di nidi d'infanzia per i figli dei lavoratori. E, in ultima analisi, a questa tematica di bisogni urgenti, utilità prossime, rivendicazioni pratiche si ispirerà prevalentemente la sua azione futura anche quando, uscito dall'ambiente provinciale del socialismo torinese, si inserirà nel quadro piu ampio del socialismo nazionale. Eletto deputato alle elezioni politiche del 1897, nel II collegio di Torino, Morgari sarà riconfermato in tale carica per le legislature XXI-XXVII, in quest'ultima come rappresentante dei socialisti piemontesi del PSU. 161 BibliotecaGino Bianco
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