Francesco Maria Torricelli - Della morte del conte Giulio Perticari

DELLA MORTE del tbontet GIULIO PERTICARI LETTERA ciel ~née' FRANCESCO MARIA TORRICELLI , VINCENZO MONTI -···~~~···- PESARO t823 .J'et; <Xnne.fio CfloGi(i &ampatore Cam,erale l là

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• J n qualunque altra . occasione . avess1 dovuto visitarla per lettera~ onorandissimo Signor Cavaliere , non l'avrei fatto sicuralnente senza alcun debito proemio di cerimonie. Ma oggi cbe io le. scrivo piangendo una lettera, ch' Ellà non potrà leggere se non piangendo, mi serviranno d'introduzione e di commiato le nostre lageime. Sono forse queste l' unico conforto , di che la Natura sovviene quegl' infelici, che hanno perduto per morte o i parenti più prossimi, o le persone più care. E di tal sorta è appunto la perdita, che noi ahbiam fatta nel Conte Giulio Perticarì a Lei dolcissimo ge-

4 nero , a \lte maestro, ed amico . Di cui s~ le dirò cose che :riguardino gli ultimi momenti -del viver suo 'J Ella non si dorrà, quasi la chia1ni a consorzio di pianto ; perchè negli acerbissimi casi par rimedio del dolore il ric'er carne tutte le fonti • Erano i di primi di Maggio, quando il nostro Giulio rialzatosi ttel l etto, in c.ui Ell a partendosi lo lasciò , si còndusse, come spesso solev~ , in Casa il Conte Cassi nella Terra di San Còstanzo tre mjglia al disopra del mare, ove gli era . ca~none a u bene spP-rare di su.a salute il viver cheto , il clima salubre , e la dolce stagione . Ma scorsero appena quattro giorni, ne' quali parvero addormentar si i suoi mali., che sopraggiunse una febbre in· prima continova ed ardente, poscia 1nen proterva e furiosa, poi di nuovo ardita e tenace ., secondo che le a.fj'ezion·i del sistema epatico p1gliavan faccia di l c8giere o di grevi ~. E qui fu quistione tra l

5 Fisici: perocchè il Medico Paulinì tli Mondolfo fidato non meno nella propria scienza., che nell' autorità del chiaro Dottor Grazia<1ei <li Fano commendava l' uso di una cura~ come si dice da' Medici , risolvente; e per al.... tra parte il Renghi di Senigaglia teneva contraria opinione., e voleva che si aclol)erassero gli eccitanti o Si ebbe ricorso a Mjlano : e tre dotti Medici eH costi convennero in una medesima sentenza , doversi, cioè , rivolger la cura alla regione del fegato , e te~ nersi per certo, che principio eli quel male gravissimo era una flogosi o Rallegrossi l' infelice Giulio per sì mirabile consenso, e dopo sette giorni di cura eccitante, riprese que' rimedj ., che i più riputati Fisici si concordemente dicevano essere di sicura indicaz ione o Parve che per tal cambiamento , e per le cure più cl1e fraterne dell' ospjta generoso si migliorasse d' assai lo stato del Perti.... cari , e già gli amici suoi si confortavano

6 di molte speranze in veggendolo affatto lil:>ero di quella febbre, che per tanti giorni inut a mente avevano i Medici con ogni guisa di farmachi combattuta. N è so, se di questa vittoria si dovesse saper grado alla miglior eur azione, o piuttosto fosse da lusingarne la gentilissima Figliuola di Lf'i, che volle racconsolare di sua presenza l' infermo consorte , il quale più assai di se stesso ., e perdutissimamente l'amava. Ma non già con la febbre si era dileguato ogni male; che anzi a tutti . l)area 1neraviglia, che l ' antico vigore in niun modo in quel corpo languidissimo si ristorasse ., e senza cagione che ne apparisse tutte le vitali forze in un con le carni si consumassero. E tant' oltre per isfinimento così Jnortale ogni cosa traboccava nel peggio, che lo stomaco più non pativa alimento, nè quasi altro rilnedio a ciò volea opporre· l'infermo, che il non cibarsi; sì che · per natural lPgge col prolungarsi dell'inedia le infermità di

7 tutte le viscere si aumentavano. V ed.evasi intanto con infinito dolore dagli amici del Conte, ch'egli a JJHtnifesti segni si avvlclnava all1! 1norte. Fqrono però spediti due messi ; l' uno a Bologna per invitare il Prof. Tommasini q. venir di persona a vedere se alcun(! sper&nz~ ancor vi avea di salute ; l'altro a Pes&.ro per un Prete dabbene , che cònfortasse il malato in tanto grave pericolo , e, se piQ. non v' eran rimedi, lo disponesse a rimetter lét. vita nel volere di sopra. Era I~ p1attin~ d·e~ 2S di Giugno, quando, a seconda del desiderio , vedemmo giungere D! Alessandro Perotti familiarissimo del nostro Giulio, Sacerdote non ign4ro delle lettere , ed assai studioso dellq. virtq. Si presentò questi aH' infermo ;1 guisa di chi si è mosso per rivedere un amico 'J e dopo averlo abbracciato teneramente , in mirarlo tanto disfatto, che parea poco più che un' ossatura di uomo, gli disse con molte l agri-

8 1ne, ch' egli lo vedeva sì mal concio dal male che ne piangea di paura. Fu questa, per colpa de' medici , la prima volta , che apertamente si dicesse al Conte trovarsi egli in caso di forte rischio , ond' esso , che non 8ià. temeva la morte, ma che ancora non la credeva vicina, si meravigliò del dolor (leil' amico, e gli rispose con assai sicurtà, sentirsi vie meglio che mediocremente in salute, e pregarlo a non rattristarsi nell' idea di un pericolo che non era • Ne uscì di camera il Perotti un poco racconsolato., ma gli furono incontro i medici, che , intese le parole dell'infermo, non ne tolsero buon augurio, ed anzi trattone indizio, eh~ p er l' eccesso del male si fossero chiuse le vie del dolore , lo strinsero a rientrare , perchè a 110me loro parlasse al Conte della verità del pericolo ,- e cercasse ogni modo per acconciargli la mente nel piacere di Dio. Alle • nuove parole portegli dal ,Sacerdote parve ,

9 che quel volto mai sempre sereno alcun poco s' annnbilasse ., quasi si volesse anzi t empo ricop~irlo di morte ; ma prese tosto lo spirito le usate forze della pietà_, e rivoltosi il Conte al Perotti, lui disse : Facciamoquanto vi piace , e quanto sapete esser conforto di Religione. Per lo che confessatosi l' infermo ., e data a tutti grande edificazione ., ricevette circa le tre ore di notte il San6ssirno Sagramento _, che fra i sospiri ed i singhiozzi di quanti v'erano gli fu recato dall' Arciprete della Collegiata . Volle quindi il Confessore interrogarlo., s'egli si sentiva contento; ed allora raccolto il poco vigore che gli rimaneva, alzò il Conte le braccia., e strettoselo al seno con grande affetto, sì_, caro amico_, gli disse _, sì: contentissimo . Ed in que~ta beata rassegnazione avn·bLPro avuto alcun sollievo gli adiloloratissimi amici su oi, se al c: nn conforto avessPr p otuto prender coloro, che se lo vedevano di sotto

t O gli occhi rapire per sempre. Nè a ravvivare le già perdute speranze...-valse l' eccellentissilno Clinico , che partitosi di Bologna a gran · fretta, senza aver preso riposo, arrivò alle quattro ore di quella stessa terribilissima notte . Venne anzi ciascuno al colmo della costernazione : perchè per l' una parte il Prof. Tommasini non sapeva trovare rimedio alcuno sopra la terra; e per l'altra, essendosi fuor di modo corucciato il cielo, tanto furono furiosi i ·venti , spessi i lampi , e grevi i tuoni, e rovinosa la pioggia, che tutte le 1nenti già smarrite per lo cordoglio si atterrirono di sì forte spavento , che non si può dire. Al nuovo giorno si chiusero al sonno quelle palpebre , che poco dopo doveano serrarsi , e non riaprirsi giammai; onde il Tommasini , visitato l' infermo , non volle far uso di ~lcuna medicina, che ne' disperatissimi casi si suoi tentare, ma si rimise alla Natura , che benefica talvol~

1 t ta pjù che la mano dell'uomo ricompone l e cose già. vicine a disciogliersi . Ordinò egli soltanto , ch' ogni cibo o bevanda fosse rifr escata di gelo , onde ne venisse qualche refrigerio allo stomaco , in cui , al dire de' Fisici, di già infuriava una tremenda gastro-epatite. Ma tutto era perduto; ed in me- !tÌssimo silenzio ognun riguardava verso la stanza del moribondo, temendo ad ogni pieciol 1noto eli sentire l'annunzio dell' ultimo fine . Ed ecco uscirne la Consorte afflittissima , e con atto di disperato dolore avvisar tutti noi, che già si era all'estremo. Non ebbe allora ciascuno lo stesso core : chè a a altri mancò ogni potere , fnorchè quello di piangere ; ed altri , quasi che una forza superiore ve gli spignesse, si accolsero intorno al letto del Conte per prestar lui gli estremi ufficj dell'amicizia, e della pietà . Il Confessore, il medico , ed i domestici furono tra questi ultimi , ed io , costretto il

l 12 piede a varcare la soglia ~ entrai con loro nella stanza , ove giaceva l' agonizzante . Lo confortò tosto il pio Sacerdote secondo il rito e gli ordini di Santa Chiesa, e poi fattosi prometti tore del Paradiso , ricordò al Conte quelle virtù, che l' avevano renduto carissimo agli uomini, e dovevano fra brevi istanti meritargli il guiderd.one da Dio. Rivolgeva egli intanto lo sguardo a noi tutti ' e con quel languido e lento moto delle pupille parea ci volesse Jire; dolergli solo il morire perchè lo seperava 'da noi. Vedevamo in questo a poco a poco andar perdendo vjgore ogni suo movimento. Difficile il r espiro: appena sensibili i polsi ; appannato da mortal velo il vedere : le fauci aperte ed inaridite. Lesse allora il Confessore le preci Jell' agonia, ed assolutolo novamen.... te cl' ogni sua colpa, raccomandò lo spirito al Signore ~ il qnale ali~ ore 20, e 1 o mi-. nuti si degnò rjchiamarselo al Cielo. Accor-.

t5 tomi .io, -che intentamènte lo mirava; ch'egli era morto, !asciatomi cader sopra q~ella caris·sima salma ,ne baciai la mano con grande a 'Tetto, e poi , non sapendo p i ù oltre res tarmi ove più non viveva l'amico~ preso immediatamente congedo cl al Conte Cassi, men venni fra le domestiche n1ura a piangere la perdita di tant'uomo, che t eneramente, e, com' egli soleva dirmi, santamente mi amava. Dovrei forse., veneratissimo Signor Cavalier e ., rivolger ora la lettera ad alcun uffizio di consolazione verso di Lei , e sebbene in additandole io le fonti de' conforti della filosofia , parrebbe quasi che r ecar volessi alcuna poca stilla nel 1nare di tutto il senno, pure mi sento sl vivamente trafitto dalla pietà. del suo dolore, che se 'l potessi, lo pregherei con la mia debol e voce a non abbandonarsi dell' animo ., e ad opporre a colpi della morte quegli alti p ensieri ., ne' quali s' acqueta il vero sapiente . Se non che le ..

14 sole virtù' per le quali più che per le opere sue sarà sempre il nostro Giulio quasi come uno specchio appo tutt-i i migliori_, basteriano a portarle nel cuore una dolcissima consolazione. Ma piuttosto che consolarla, m' avveggio d' aver da L ei bisogno di alcun conforto_, essendo per quella morte r estato vedovo di maestro, alla cui amorevolezza io son tenuto di quel poco che vaglio , e da cui mi era lecito attendere indirizzo ed a j uto nella carriera difficile delle lettere . Del qt1al difetto non è certamente in Italia chi possa degnamente ristorarmi al pari di Lei , cui supplico voler doIl ar1ni alcuna parte di quella benevolenza _, che somma portava al defonto ; e l'eggere l a 1nia gioventù. con que' consigli , de' quali mi era largo quello spirito benedetto . Se tanto otterrò studierommi di esserle compagno non solo nel piangere, ma ezianélio nel celebrare quel glorioso , la cui morte è sta-

t5 ta pubblico danno , e la cui merrloria durerà quanto lontana la lingua nostra. E senz' altro devotamente me le raccomando • Di V. S. Illma Di Fossombrone agli 8 di luglio 182~. Deviho, ed Affmo Servitore Francesco-Maria Torricelli

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