Gaetano Salvemini - Dal Patto di Londra alla Pace di Roma

J - 346 -, nel passato la Consulta troppo spesso ha ingannato chi ' non li sapeva leggere attentamente. E' da quei documenti dovrebbe risultare che la responsabilità della rottura · · degli accorrli, responsabilità da Alta Co~te -di,Gi,ustizia, fu fatta esclusiva del Governo italiano (I). 1 Oggi, con due anni di ritardo, giungiamo al porto della pace. Perchè - teniamolo _benchiaro nel nostro spirito (1) La data e il contenuto di queste trattative si desumono dalle memorie dell'ambasciatore italiano a Washington, Macchi di Cellene, il ·quale, il 1'4 maggio 1919, prendendo nota di un colloquio fra 1'011. Orlando e l'americano Miller, scrive: « Spiega [l'on. Orlando] a questo riguardo ·che nel periodo fra il 14 e il 24 aprile i signori Qua·rtieri e Bussa. ed alcuni loro amici jugoslavi dall'altro canto, avevano avuto conversazioni strettamente private, convenendo reciprocam·ente nella possibilità di questa soluzione: 1° all'Italia la linea completa delle A..lpi; 2° Fiume politicamente all'Itali~, che concederebbe alla Jugoslavia dei veri privilegi nel porto; j.o per la Dalmazia due soluzioni: o Zara all'Italia col suo hrinterland sino al mare ( ?) di Sebenico, ovvero Zara, Sebenico e Spalato dichiarate città libere; 4° le isole quasi tutte al.l'Italia: Orlando dichiara che si è trattato di conversazioni aventi carattere assolutamente privato, nelle quali i due Governi non sono interv~nuti affatto. Non v'è quindi i1npegno ·di sorta. Anzi egli rifiiitò persino al signor Q'(-tartieri un m.andato ufficioso a parlare, che gli venne chiesto da quest'ult~mo nei giorni della massima , crisi con· Wi1son. Ma se queste proposte fossero accettate dal Governo jugoslavo, sarebbe possibil~ di addivenire all'accordo col leale appoggio atnericano e coll'intervento diretto di Wilson, il quale avrebbe così la gloria di aver patrocinato l'amicizia italo-jugoslava? )) (IGNOTUS, V. Macchi di Cellere all'amibasciata diWashington, Firenze, Bemporad, 1920, p. 145-6). Le conversazioni, dunque,· non dovettero essere del tutto platoniche, se un. tne'se dopo l'on. Orlando, che pur le aveva lasciate cadere, poteva considerarle cotne possi- ,bile pu1~to di partenza per meno infauste trattative. Ora perchè nell'aprile fu rifiutata ogni ~onsiderazione a una soluzione, che un mese dopo doveva essere giudicata degna <l.i.. gloria? Anche am111esso_che, alla fine, lt conversazioni cadèssero nel nulla, p~rchè non aspettare che ciò avvenisse per volontà del Governo jugoslavo? · Dinanzi a una, soluzione di quel genere, non fu delittuosa la intransigenza aprioristica ·dei negoziatori italiani? I I Biblioteca Gina Bianc0 ' t

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