Gaetano Salvemini - Dal Patto di Londra alla Pace di Roma

.: '. ' per·, i. pochi .itali1 ani, che passeranno al di qua del no~tro confine. · « E siamo pronti a sottopo•rre ad . una: c~mmissione ; ar~itrale tutti i particolari della esecuzione di questi pri!}cipi fondamentali,· qualora_ nelle . trattative sorges- .. séto difficoltà insom1onta.bili : perchè molte volte, in pro- · · ble1:11cio1ne questi, ~ più facile n;iettetsi d'accordo sulle massime che sui particòlari minuti. . << Ma non chiedeteci di ·rinunziare. alla Dalmazia. Questo non possiamo farlo per il nostro onore. Non · possiamo faFlo perchè è ingiusto. Se l'Italia vuole la Dalmaz1a, nessun accordo di nessun genere è possibile. In questo caso, l'Italia, col suo tra~tato di Londra, si pr,enda quel che cre1e, faccia quel che vuole. Di quanto· la Conferenza far~, noi ci disinteresse.remo. Non siamo abbastanza forti per ·opporci; non siamo così' vili da .accettare. Protesteremo contro l'ingiustizia. Ci rifiute- . retno di firmarla. Ci riserveremo ogrii libertà d'azione per l'avvenire. Sarà quel che sarà.>). ) Se i rappresentanti ufficiali della Jugoslavia avessero ·fatto un discorso di questo genere, tutto il mondo si sarebbe messo con _loro. Sarebbe stato per l'Italia un terribile rovescio rnorale. E del sopravvento preso su di noi, grazie a questo loro m·ovimento, in cui la generosità sarebbe stata superata· sohimente dall'abilità, gli slavi avrebbero potuto, nelle trattative di d~taglio, tirar \ · fuori impunemente una intransigenza assai pericolosa per noi. Ecco perchè aspettavamo con un senso di inquietudine le domande jugoslave. Ed ecco perchè respirammo, quando le conoscemmo. . I ,Biblioteca Gino Bianco f I f

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