r I - 157 - I I, go$lavi, e che paraiizza ogni' iniziativa degli czechi ·contro la Casa d'Austria_, la intesa fra l'Jtalia e le nazionalità slavt' dell' A_ustrio, può finalmente reali~zarsi; e si I può organizzare immeqiatamente quella mdlteplice aiione · politica, all'infuori della quale non abbiamo speranza di vittoria. Senza dubbio> questa alleanza fra noi e i gruppi slavi anti-austriaci, ci obbliga ad aderire ai programmi nazionali di questi gruppi. E in questo sen,so è. vero che noi 1 veniamo ad « allargare » i nostri fini di guerra, inclu-- dendo in essi la lotta \a fondo contro la Casa d'Austria. Ma solo la cecità di certi uon1ini « pratici_ >> può crede:re c~e. l'Italia possa tenere dopo questa guerra Trieste e l'Istria, se non sarà alleata con uno Stato indipendente czeco-slovaco, e con una Serbia, a cui siano unite la .Dalmazia e la Slovenia, cioè se non sarà riuscita a ·sfasciare l'Austria. Qui non si tratta nè di allargare nè di restringere ·nessun programma : si tratta di avere finalmente un progra~n1a, che non sia un cum·ulo di contraddizioni scon~ clusionate, che non sia assurdo a furia di voler essere·. pratico; che non ci porti al disastro, volendo con~iliar~ gl' inconciliabili. · _ _ D'altra parte, se è vero che la nuova politica ci fa '\' assumere l'itnpegno della lotta a fondo contro l'Austria, noi non dobbiamo neanche .esager.are, per amore di tesi o per un idealis,mo troppo semplicista, la rigidità di siffatto irnpegno. Noi as$umiam~, è vero, coi comitati czechi e jugoslavi l'obbligo di aiutarli in_tutti i tentativi, che essi fa ranno a nostro fianco, contro il nemico oo-_ mune; ma essi, per parte loro, devono riuscire a fare Biblioteca Gino Bianco \ .
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