'' I - 155 - do uit des fra l'Italia e la 1"'riplice Intesa: io Italia; en-- trerò in guerra, e voi Triplice Intesa mi pagherete così e così. E nello stabilire quel così e così r on. Sonnino non tenne conto, •come di forze apprezzabili, nè degli czechi, nè dei polacchi, nè degli jugoslavi, nè degli alhanesi, nè dei greci. Si contentò di afferrare più teTritori eh~ fosse possibile, abbandonando alla Russia ogni altra inizi?-tiva nella questione balcanica. Sembra, anzi, che il nòstro ·Governo non abbia avuto che un programma solò: pestare i piedi al maggior_ numero -pos~ibile di nopoli: agli jugoslavi, disputando loro la Dalmaz,ia e opponendosi alla unione fra Ci:oazia e Serbia,. fra Ser1 bia e Montenegro: agli albanesi, impegnandosi a non contrastare una ulteriore divisione dell'Albania fra i I . serbi e i greci; ai greci,' rivendicando in possesso definitivo il Dodecaneso. Era una politica1 non solamente insostenibile dal punto di vista degli ideali, per cui l'Intesa dichiarava di combatt'ere, ma grave di ertori · estremamen~e pericolosi : anche senza prevedere lo sfacelo della Russia - non vogliamo darci meriti che non abbiamo - non poteva non essere chiaro ad ogni pe_rsona di buon ·senso che questa guerra si sarebbe ridotta a un di.sastro per l'Italia, 1 se non si fosse chiusà col disfacimento dell'Austria; e tJuesto dis facitnento non poteva essere ottenuto se ·n9fi con l'aiuto delle popolaziotJi slave dell'Austria; e il nostro Governo investendo _brutalmente gli jugoslavi in· tutti i punti vitali delle loro, aspirazioni nazionali, li spingeva a' stringersi intorno al Governo di Vienna, cioè rendeva impossibile un·'azione comune- antiaustriaca degli czech.ì, degli slavi del sud,. dei polacchi, e dava al Gove,rno au.- , Biblioteca Gino Bianco
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