... t < \ - 154presso i nostri alleati e nelle trattative di pace; - anche se si trattasse solamente di impegni morali, questi valgono per 1~ nazioni e per i governi, che si rispettano, quanto ~ più dei « pezzi di carta>> manipolati in segreto dai ,diplomatici; - or possiamo noi impegnarci a non fare la pace, prima che ~iano assicurate le aspirazioni . nazionali, non solo de{ Rumeni, con ·cui abbiamo degli impegni, ma ·anche dei Polacchi, degli Czechi, degli J ugoslavi, verso i quali non abbiamo finora nessun obbligo f di solidarietà ? La forza di questa argomentazione consiste tutta nel1' uso di quella parola « allargare », la quale suscita un~ idea di rischi n1aggiori, di guerra più lunga, di avventur~ imprevedibili, di sacrifici sterminati. La realtà, invece·, guardata in tutti ; suoi elementi e non attraverso lo spi- · raglio di _una sola parola impropria ·e insidiosa, è che ' ' . qui non si tatta nè di allargare nè di restringere il vecchio programma : si tratta di abbandonare in blocco, un ' programma, eh~ era errato fino dalle origini, ed è dive- ' nuto insostenibile dopo gli ultimi avvenimenti, per adottare un programma nuovo, \che nella nuova situazione mondiale è il solo che ci possa condurre alla salvezza e , . alla vittoria, anche dato ·e non concesso che implichi nuovi oneri e più larghe responsabilità. Il vecchio programma - quello del patto di Londra dell'aprile 191 S -:-- si fondava tutto sull'ipotesi di una .rapida clamorosa vittoria. In vista di questa certezza, . l'Italia entrava in guerra con. lo scopo dii evitare che la crisi si risolvesse all'infuori di lei e per assicurarsi un _. certo numero di territori adriatici, e una promessa ge- · ' nerica di equi .compensi sul terreno ,coloniale. Fu un - Biblioteca Gino Bianco
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