Gaetano Salvemini - Dal Patto di Londra alla Pace di Roma

' ' . ' - xx I Non appena scoppiò la bon1ba dell' u~timatu,tn contro la Serbia, Bisso lati sentì che: la guerra fra la Triplice · · , Intesa e il blooc'.oaustro-germanico era anche guerra fra l'Austria, che intendeva sottoporre al prop_rio controllo · , la penisola balcanica, e l'Italia, che doveva di fendere· la • I . . propria indipendénza contro il peri-c:qilo che si ra,ffor- · zasse formidabilmente aY suo oriente l'Impero austroungarico. E sàrehbe stata guerra lunga, terribile.: guerra, di vita o di morte: o si. sfasciava l' i\ustria, o si disso-1,- veva. l'Italia (I). I.)er superare la prova col minore possibile sacrifitcio ' . ' di sangue e di ~enaro, occorre.va concentrar.e il maggior nun1ero possibile di for-ze contro un. ne,mico, che si ( 1) « La guerra, a cui l'Italia è chia.mata, non sarà, no, una passeggiata militare; non sarà neanche il ·colpo di grazia, rapidissimo e facilis~imo, mediante cui molti s'illudono di riportare, con poca spesa e con nt.ediocre sforzo, una vittoria decisiva. L'Italia dovrà fare, relativamente alle sue possibilità, uno sforzo non minore delle altre Potenze, che si trovano nella prima linea del c,onflitto. Questo sforzo ci sarebbe imposto daU'Austria e dalla Germania, anche se 'noi c'illudessimo di poterci ferti'iare com:odamente dopo avere realizzate le nostre piccole rivendicàzioni territoriali. La Germania, al primo sentore di un'azione deH'Ita-lia, tenterà senza dubbio, come ha fatto ·per il· teatro orientale e occidentale, di portare la guerra sul nostro territorio. Tenterà qua.~i certamente 1.1tnarapida off·ensiva, una di quell'e' off ensi'[!e, delle quali ha dimostrato di possedere la forza e il . segreto, obbligandoci ad abbandonare la difesa di tutto , il saliente. del Veneto e , del confine orientale. E ·bisogna 'essere preparati anche a qualche rovescio, e in tutti i casi a sacrifici lunghi, grandi. Queste previsioni è bene che siano tenute pre~enti -da tutti gl'italiani >). Queste parole, stampate nell'Unità del 26 febbraio 1915, non furono scritte da Bissolati; mq, furono il resultato degli scambi di idee, che lo scrittore di esse aveva con Bissolati, con ) Antonio De Viti de Marco, ·con quegli altri amici che circondavano Bissolati e gli. rimasero sempre fedeli. Biblio~ecaGino .Bi~nco I .

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