Ernesto Mezzabotta - Il 1848

IL 1848 15 L'insurrezione di Parigi era stata un segnale. La risposta dei popòli fu pronta, fulminea. Se ci ricordiamo, nel piano gigantesco ordito da Maz.- zini, il nodo della que~tione era VienJ.1a. Da un pezzo infatti i popoli, allorchè insorgevano, si erano avvezzati a vedere l'esercito austrlaco, gendarme internazionale della tirannia, giungere di gran corsa e atterrare i rivoltosi. Da un pezzo i despoti di seconda categoria e di terza, i duchi di Modena e di Parma, i ministri pontificii e borbonici, si erano avvezzati a fare d'ogni e['ba fascio e a sdraiarsi nella voluttuosa ricchezza del comodaccio proprio, diceJ;Ido fra sè : - C'è l' Aq.stria. Al primo ct nno di rivolta faccio l'occhiolino a Vienna, e faccio impiccare, se occorre, tutti i miei amatissimi sudditi. E, cullati in· questa dolce sicurezza, i principotti ascoltavano con un sorriso di compassione l'eco dei ruggiti, ancor sommessi e più di dolore che di collera, cha l' oppressione strappava talvolta al J eone popolar·e. Il piano di Mazzini doveva cangiare radicalmente tutto ciò. ' . Egli gettava l'insurrezione nella capitale stessa della potenza preponderante, in metzo a quei Tedeschi che si erano volontariamente assunto il tristo inca:~ ico di C'Jmbattere a oltranza tutte le rivoluzioni; egli costringeva il terribile Metternich, il restauratore dei s ~.. vrani fuggiaschi, a cercare egli stesso la sua salvezza nella fuga. L'effetto nel mondo politico doveva essere lo stesso che avverrebbe in un altro mondo, quando si sapesse, per esempio, che le guardie di quebtura di Roma si sono ri-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==