che tutto, nella vita, sia sottoposto all'usuale gesto del portafogli in mano; dilàpida da gaudente più che da imperatore,. soggetto alle tirannie del! 'harem della cràpula e dell'affarismo, dando ai sudditi quel concetto dionisiaco della vita ch'è lo sciopero della psicologia borghese: l'affaire, l'argent, la femme sovràstano sull'epoca, pensando alla quale il suo ricordo di adolescente poco più che ventenne, che prende parte all'insurrezione di Romagna, è superato - per almeno trenta motivi - dalla visione dell'uomo delle orgie estive di Compiègne, l'eterna sigaretta attaccata alle labbra, l'occhio spento dell'insonnia, giocatore senza gusto di vincere, privo di amori e accanato da passioni, in preda alle fami del momento, protagonista della baldoria senza piacere e del piacere senza gioia, stanco sazio silenzioso, vittima di quel tèdio antico ch'è l'impossibilità di sapersi rinnovare e il castigo delle vette facilmente raggiunte. La sua stessa indulgenza è più mancanza di disciplina che bontà cosciente: narra l'Evans che, a un ufficiale il quale lo supplica di salvarlo dal suicidio per aver perduto la notte precedente ventimila franchi al giuoco, l'Imperatore, dopo aver estratto dai cassetto la somma, annoiato e non irritato: - Tenete - dice -; la vita dei miei soldati val più del denaro, ma io non sono abbastanza ricco per comprarla a questo prezzo: è un po' caro... -. Decisamente, egli è un incorreggibile causeur, che alla fin fine non imposta i termini del prestigio; fa la questione della cifra: egli è abituato al prezzo, con le donne di Corte coi trattati di Plombières con gli appalti stradali; ora questo, via, lo trova un po' eccessivo, ed è tutto. Impenetrabile: da fanciullo, la madre lo chiama « il dolce tenebroso»; anche da adulto permane restìo alle espressioni aperte, col diletto della simulazione, con l'abito del mistero, con lo studio delle parole a doppio fondo e l'abitudine del retropensiero; accortezza? confidarsi - è vero - è già un poco donarsi; ma in lui congiurare in se stesso è un senso naturale, perciò cospira, prima del trono, contro il trono, poi, sul trono, a danno degli altri troni; l'eloquio parco non è in lui una tattica, ma la difficoltà di offrirsi intiero a qualcuno o a qualcosa, al prossimo o all'idea. « Il suo 102 BibliotecaGino Bianco
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