Carlo Sancasciani - Quattro parole libere sull'attuale condizione dei parrochi delle campagne

11 io ebbi cuore da mettere la mano sulle piaghe civili del clero, (1) per qual ragione avrei ora a ristarmi ùal fare apet·ti i torti commessi verso di esso? La verità è una sola ; ed è per tutti la stessa. Ònd~ a me non rimane per conforto al doloroso tema che mitigarne la crudezza con la temperanza dei modi , e la pacatezza serena del ragionamento. lo non son tenero delle Decime, e quando ne seppi la morte legale, non feci cormccio; ma l' accolsi siccome cosa des iderata, e ne menai festa co' miei amici. Che chi ministt·a all'altare debba vivere dell'altare, sta bene; c la elemosina piaee anco a me; ma non a ù SO dei frati cercatori. Che diiTerenza mettete, in grazia, tra il portarvi da per voi i generi sulle spalle o sulla bestia , c il farveli portar e ? Poi , questo costume faceva i coloni più arroganti nella esazione dei servigi ; quasichè ci sfumassero essi, c le Decime non investissero i fondi come mere passività, e non gravassero a rigo.re di dritto i soli padroni. Riuscivano anco odiose , perchè ne1la divisione e trapasso in allrui dei beni fondiali furono talora malissimo distribuite; sicchè accadesse che il piccolo possidente dopo la partizione col co- ( !) Nell'Opuscolo -- La qu estione i taUana e il clero-- un palato wno lroH•rit sapore òi fort e agrume; qnanlunqnc m 'ingegnassi a loda re i pr<' Li per tirargìi alla rama nazionale. JUentrc però fui capilo a rc ·H·. cio da alcuni , nou o: tcnni pmc l ' c!Tctto inteso. !\la non importa: la gcacrosi:à anche spreca ta non dère ccri ~arc peolimen~o.

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