Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

Per salvare _la teoria s'inventò il socialismo dalle due gambe, saltellante fra il programma massimo e il minimo, tra l'intransigenza e il connubio coi partiti borghesi, tra le riforme e la rivoluzione, tra le varie « tendenze » prevalenti nell'uno e nell'altro congresso. Lotte interminabili, esclusioni e anatemi reciproci, accademie, aumento di numero dei deputati socialisti e dello stato maggiore delle organizzazioni operaie, alle quali le masse affluivano, attrattevi dai loro · interessi materiali immediati. Queste sono le cause per cui il partito socialista democratico non ha avuto, al momento opportuno, la forza e la capacità di promuovere un movimento rivoluzionario per tentare di dare vita a quella società nuova che aveva fatto balenare come un miraggio agli sguardi estatici delle moltitudini, né il coraggio d'andare al governo per l'attuazione del suo programma minimo, od anche di quella parte del massimo che le circostanze straordinarie del dopoguerra permettevano che si attuasse senza eccessiva difficoltà e forse con l'annu·enza o la sopportazione della borghesia. (Vedi occupazione delle fabbriche e invasione delle terre). E' avvenuto quello che tutti sanno: non dico la morte del socialismo, ma il collasso del partito, la morte di quel socialismo che si presentava sotto forme speciose, con la parvenza di un socialismo scientifico, intabarrato in nobili paludamenti dottrinari e ridotto in formule spicciole che passavano di bocca in bocca senza che quasi avessero più senso. Io qui parlo specialmente del socialismo democratico o marxista; ma mi riferisco anche ad altre scuole socialiste. Gli anarchici, per esempio, che sembravano i più lontani dal socialismo democratico, sono stati, fino almeno a pochi anni addietro, i ripetitori e volgarizzatori più convinti della dottrina marxista: da quando Carlo Cafiero pubblicò il riuscitissimo « Compendio del Capitale », fino a quando ultimamente alcuni di essi, forse i più, fedeli alla lettera della dottrina marxista della lotta di classe (di qua i capitalisti, di là gli operai, concentramento sempre maggiore delle due forze opposte, dei due eserciti, conflitto, vittoria del proletariato, dittatura dello stesso, che poi in un secondo tempo distruggerà se medesimo come classe e fonderà il comunismo), manifestarono la loro simpatia per la dittatura bol621 Biblioteca Gino Bianco

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